L’allora coordinatore nazionale della segreteria del Pd Nicola Oddati, dirigente di staff della Regione Campania con ufficio in via Poli a Roma per curare i rapporti con la conferenza delle regioni e il governo, definito “spregiudicato esponente politico…costantemente al soldo” di Salvatore Musella. Costui a sua volta tratteggiato come “scaltro imprenditore” di Pozzuoli (Napoli), pronto ad accontentare Oddati “per ogni richiesta o intervento di interesse ed a pagargli sia delle somme in denaro periodiche, sia ad assecondare ogni richiesta di questi, dalle automobili ai soggiorni alberghieri, dai conti del sarto ai lavori a casa della compagna”. Musella che a sua volta vantava “un contatto privilegiato” con il sindaco Pd di Pozzuoli Vincenzo Figliolia e così, anche “grazie alla intermediazione di Oddati … si è rapidamente creato un solido e quanto mai coeso comitato di affari, che si è adoperato alacremente per organizzare tutte le attività necessarie per far aggiudicare la concessione del Rione Terra” a Musella. Quest’ultimo in qualità di capocordata di un’associazione temporanea di imprese, “partendo dall’individuazione di quelli che avrebbero dovuto essere i partner di Musella per la presentazione della domanda di partecipazione alla gara, per poi passare alla individuazione dei componenti della commissione di valutazione delle proposte”. Sono solo alcuni dei passaggi clou di un’ordinanza di 300 pagine con la quale il Gip di Napoli Antonio Baldassare motiva 4 arresti in carcere, 2 ai domiciliari e 5 obblighi di firma nei confronti di 11 indagati a vario titolo di corruzione, turbativa, traffico di influenze illecite e associazione a delinquere intorno alla gara per il Rione Terra di Pozzuoli, tra il 2021 e il 2022.
Passaggi virgolettati che con la legge bavaglio non potremmo leggere per apprendere il modus operandi del “comitato d’affari” col marchio Pd. Un gruppo di politici, amministratori, tecnici e imprenditori che intendeva mettere le mani sulla riqualificazione di un quartiere di Pozzuoli sgomberato negli anni del bradisismo, poi ristrutturato, e nelle intenzioni dell’amministrazione comunale di Figliolia (oggi solo consigliere comunale, ndr) da riconvertire attraverso eventi culturali e un progetto di “albergo diffuso”, per il quale bisognava attirare competenze e risorse delle grandi catene alberghiere. Di qui il ruolo dell’ex presidente dell’Enit, Giorgio Palmucci, finito anche lui in carcere insieme a Oddati, Musella e Figliolia. Era stato ingaggiato nel comitato d’affari e inserito nella commissione di gara nonostante una incompatibilità di legge, avrebbe lavorato alacremente anche lui per favorire Musella e i suoi sponsor.
Le indagini del nucleo Pef della Finanza di Napoli guidato dal colonnello Paolo Consiglio e dalla Squadra Mobile Ps agli ordini di Alfredo Fabbrocini, coordinate dai pm di Napoli Sergio Ferrigno, Stefano Capuano e Immacolata Sica, hanno “consentito di far emergere una serie di gravi episodi di malaffare politico e istituzionale – si legge nell’ordinanza – consistenti in corruttele variamente determinate e in un disinvolto e talvolta sfacciato abuso dei poteri e dei compiti di cui sono titolari a vario titolo pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio”. Non solo. Nelle carte è sottolineato anche “un altrettanto smodato ricorso a forme di pressione esercitate in nome di un potere politico malamente inteso, non già quale rappresentazione e mediazione delle istanze della popolazione per il governo della cosa pubblica, ma solo come forma di gestione di opportunità personali finalizzate al lucro proprio e ai tornaconti economici per i singoli soggetti coinvolti”.
Valutazioni durissime, che se fosse già in vigore l’emendamento Costa resterebbero nascoste all’opinione pubblica. “Il tutto – prosegue l’ordinanza – commesso allo scopo di piegare l’esercizio delle funzioni pubbliche e delle attività svolte nella gestione degli interessi della collettività, alla mera soddisfazione degli interessi privati e degli appetiti personali dei singoli, nelle diverse vesti in cui intervenivano nelle attività monitorate. Ne è emerso un quadro francamente allarmante e desolante che (…) descrive scenari particolarmente gravi che si connotano per la propensione dei soggetti odierni indagati a commettere una serie di reati potenzialmente senza limiti, con quanto mai disinvolte commistioni di ruoli e funzioni, che impongono l’attuale presidio cautelare”.
Il Gip si dilunga in complimenti per gli investigatori che sono riusciti a condurre una indagine “in diretta” “attraverso le intercettazioni, i pedinamenti, i controlli e i sopralluoghi eseguiti a riscontro e poi mediante le acquisizioni documentali e i sequestri”. In questo modo “hanno potuto assistere alle varie fasi del progetto illecito in divenire, sin dai primi propositi che erano intercorsi essenzialmente tra l’imprenditore Musella e gli uomini del suo entourage, da un lato e il sindaco di Pozzuoli Figliolia e il politico Oddati, dall’altro”. La gara avrebbe dovuto prendere la direzione dell’aggiudicazione all’Associazione Temporanea di Imprese composta dalla Cytec S.r.l. di Musella, formalmente intestata per problemi di interdittiva antimafia al nipote Salvatore Della Corte (anche lui indagato e agli arresti domiciliari), e dalla Independent Hospitality Malpensa Srl, impresa alberghiera operante con il marchio e con la collaborazione del Gruppo Radisson. “In quella fase, infatti, si assisteva a una serie di accordi – che non si esagera a definire sfacciati – che erano finalizzati da un canto all’individuazione dei partner internazionali che avrebbero dovuto associarsi con Musella e dall’altro a creare le condizioni per cui questi potesse all’esito risultare vincitore”.