Non poteva crederci. Non aveva mai fumato, ma all’età di 40 anni, Tiffany Job, infermiera del Texas e madre di due gemelli di otto anni, si è vista diagnosticare un cancro ai polmoni al quarto stadio, il più grave. Tiffany ha raccontato la sua storia su Instagram.
Come scopre il tumore
Tutto nasce da un dolore alla costola destra avvertito nel marzo 2020 che reputava fosse sintomo di uno stiramento muscolare in seguito a un allenamento. Pochi mesi dopo, Tiffany comincia a soffrire di una tosse insistente per la quale i medici le fanno fare alcuni esami del sangue per poi prescriverle un ciclo di antibiotici e steroidi. Ma non ci sono miglioramenti. A quel punto, il suo medico di base le indica di effettuare un test di funzionalità polmonare (PFT) che misura il volume e la capacità polmonare. Fino a quel momento, “Nessuno aveva ancora ipotizzato la presenza di un cancro ai polmoni”, racconta Tiffany. Le ipotesi infatti vanno dalla sarcoidosi – caratterizzata da ammassi patologici di cellule infiammatorie (granulomi) in molti organi del corpo, soprattutto nei polmoni – fino al Covid e alla tubercolosi. Infine, la scoperta. La tac rivela che Tiffany ha un cancro al polmone non a piccole cellule, al quarto stadio, che si è diffuso al bacino, al femore destro e al collo. La donna ha recentemente fatto sapere su Instagram che il suo tumore primario sta crescendo e che il suo attuale trattamento è inefficace. Sta ultimamente seguendo una terapia molecolare mirata per la quale afferma di essere ottimista. “Non sappiamo cosa può succedere il giorno dopo, quindi cerchiamo di vivere ogni singolo momento“, ha scritto Tiffany.
Il tumore ai polmoni
Il cancro ai polmoni è la forma di cancro più mortale negli Stati Uniti. In Europa, è la terza neoplasia maligna più comune. Esistono due tipi principali di cancro al polmone: a piccole cellule e non a piccole cellule. Il cancro polmonare non a piccole cellule è il tipo più comune, rappresenta l’85-90% di tutti i tumori polmonari maligni. In Italia, informa l’Airc, il 16 per cento circa degli uomini e il 23 per cento circa delle donne con tumore del polmone è vivo a 5 anni dalla diagnosi. La sopravvivenza è influenzata negativamente da diagnosi quasi sempre effettuate quando il tumore è in stadio avanzato e da terapie farmacologiche che a malattie non iniziali offrono benefici spesso solo transitori. Il tumore al polmone può infatti essere classificato, a seconda della gravità, di primo, secondo, terzo o quarto stadio.
Il parere dell’esperta
“Purtroppo, siamo di fronte a un tumore silenzioso che da segno di sé solo a uno stadio avanzato. La diagnosi di questi tumori in fase iniziale si ottiene dopo Tc di screening effettuata in pazienti a rischio per fumo oppure dopo una tac eseguita per altre problematiche”, spiega al FattoQuotidiano.it la professoressa Giulia Veronesi, Direttrice del Programma strategico di chirurgia robotica toracica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e associata alla Facoltà di Medicina dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
I sintomi
Professoressa Veronesi, i sintomi, quando si presentano, quali sono?
“Si presentano spesso già in una fase avanzata, come per esempio il dolore che compare quando è coinvolta la pleura, oppure la tosse quando se è coinvolto un bronco delle vie aeree centrali o per versamento pleurico. Altri sintomi di tumore polmonare compaiono per interessamento di organi a distanza dovuto a metastasi. Gli organi più colpiti sono encefalo, da cui si hanno sintomi neurologici come cefalea, vertigine, emiparesi, ossa con comparsa di dolore, fegato e surreni; raramente sono sintomatici. Ci sono inoltre sintomi da patologia paraneoplastica dovuta a produzione di ormoni o altre sostanze da parte del tumore, come dolori articolari, comparsa di trombosi venosa o embolia polmonare. Di fatto, dare attenzione a presenza di tosse o affanno è importante per fare una diagnosi differenziale tra presenza di tumore polmonare o situazioni molto meno gravi ma più frequenti come influenza, pleurite e polmonite”.
Come si spiega che la donna non era una fumatrice?
“Sappiamo che il fumo è la principale causa del tumore polmonare: negli uomini rappresenta il 90% dei casi, nelle donne l’80%. Ma non è l’unica causa. Esiste una certa percentuale, soprattutto nelle donne, in cui il tumore compare senza esposizione al fumo: qui entrano in gioco fattori poco conosciuti come sostanze cancerogene presenti nell’ambiente, radon e inquinamento, o predisposizione genetica e familiare. In questi casi i sintomi spesso non sono riconosciuti proprio perché compaiono in categorie a basso rischio di tumore; anche i programmi di screening con Tc torace non sono in grado di intercettare questi tumori perché riservati a soggetti fumatori o ex fumatori”.
I trattamenti
A seconda dello stadio in cui si presenta il tumore al polmone, quali trattamenti sono previsti?
“Allo stadio iniziale, che si presenta senza linfonodi coinvolti, è efficace l’intervento chirurgico, che oggi è sempre meno invasivo e ben tollerato. Nel secondo stadio, quando la malattia coinvolge i linfonodi dentro al polmone, alla chirurgia si associa successivamente una terapia sistemica come la chemioterapia e in particolare l’immunoterapia, un trattamento introdotto più recentemente che stimola il sistema immunitario a reagire contro i tumori. Al terzo stadio si mette in pratica un insieme di trattamenti sistemici e locali come chemio e immunoterapia, e chirurgia o radioterapia”.
Al quarto stadio?
“Nei casi di tumori polmonari in stadio avanzato, metastatico, come quello dell’infermiera americana, fino a poco tempo fa si disponeva solo della chemioterapia classica poco selettiva; oggi abbiamo a disposizione altre armi più efficaci e meno tossiche, come l’immunoterapia e le terapie molecolari o farmaci target. Nel caso della donna la causa del tumore è stata una mutazione del gene EGFR, un gene che altera la produzione di una proteina attiva nel ciclo cellulare che, prodotto in modo anomalo, altera i segnali di crescita della cellula. La terapia è caratterizzata da un inibitore di un enzima, una tirosin-kinasi, in grado di colpire selettivamente i recettori per quella proteina. Si tratta di un farmaco per via orale molto efficace e poco tossico. In sintesi, al quarto stadio abbiamo circa l’85% di pazienti che necessita di un’immunoterapia o chemio-immunoterapia; mentre il restante 15% riceve una terapia molecolare, con farmaci chiamati target therapy”.
Speranza di vita
Qual è la speranza di vita in questi casi?
“La prognosi è migliorata anche per lo stadio IV della malattia. L’efficacia dell’immunoterapia e dei farmaci target è superiore alla chemioterapia e riusciamo a mantenere sotto controllo la malattia per molti anni. L’obiettivo futuro è di intercettare i tumori allo stadio 1 e 2 in cui la prognosi è molto favorevole. È auspicabile quindi una diffusione dei programmi di screening per intercettare almeno una quota di tumori prima che progrediscano. Inoltre, assistiamo a un’evoluzione della chirurgia con approccio robotico che permette in modo poco invasivo di eradicare il tumore in fase iniziale. Questa opportunità dovrebbe favorire la diffusione degli screening tra i forti fumatori che ancora tendono a sfuggire ai programmi di prevenzione, rassicurati dal fatto che un eventuale intervento non preclude la loro qualità di vita”.