Si può condannare e nello stesso tempo solidarizzare con l’adunata nera e il saluto romano ad Acca Larentia? Evidentemente si, se si è un consigliere comunale del gruppo Azione a Palermo. Se Carlo Calenda, in opposizione al governo di Giorgia Meloni, si è espresso condannando i fatti di Roma, definendoli “un’immagine scioccante” e “apologia al fascismo”, i suoi consiglieri palermitan, invece, hanno tenuto una linea completamente opposta. Sarà che nel capoluogo siciliano Azione sostiene la maggioranza di centrodestra del sindaco Raberto Lagalla, fatto sta che nel giro di pochi minuti i calendiani hanno prima sottoscritto la mozione antifascista presentata dall’opposizione di centrosinistra, e poi votato a favore di quella di Fratelli d’Italia. “Entrambi dicono che siamo tutti antifascisti”, dice in aula Fabrizio Ferrandelli, uomo di punta di Azione a Palermo. Ma non è esattamente così.

“Esecrabili fatti” – La mozione dell’opposizione, proposta dalla dem Teresa Piccione, è stata firmata da Pd, M5S e il gruppo Progetto Palermo, e ha visto l’adesione di quasi tutto il centrodestra: dai calendiani Ferrandelli e Antonino Abbate al renziano Dario Chinnici, fino ai forzisti Giovanni Inzerillo, Pasquale Terrano e Ottavio Zacco, e ai cuffariani Domenico Bonanno, Viviana Raja Viviana e Giovana Rappa. Gli unici a votare contro sono stati i meloniani. Il testo condanna con fermezza i “gravissimi fatti” accaduti la sera del 7 gennaio in via Acca Larentia, in occasione del 46° anniversario della strage, quando centinaia di nostalgici con “la chiamata ‘presente’ e il ‘saluto romano’ che hanno riproposto gesti e comportamenti riconducibili a manifestazioni di chiara marca fascista” e che ancora oggi “continuano ad essere previste e punite come reato”. I consiglieri hanno chiesto al primo cittadino di censurare “duramente gli esecrabili fatti” di Roma e di sollecitare “il governo nazionale di intervenire con immediatezza affinché siano accertate le eventuali responsabilità degli organizzatori e partecipanti”.

“Strumentalizzazione politica”- In aula, non solo i meloniani hanno votato contro, ma hanno presentato un loro testo, proposto dal capogruppo Giuseppe Milazzo, chiedendo al sindaco Lagalla di “far presente in tutte le sedi istituzionali” che non bisogna “strumentalizzare politicamente sui fatti di sangue accaduti durante gli anni di piombo”, e che “appare vergognoso e intollerabile” che “a distanza di 46 anni di quella strage, non esista ancora alcun colpevole”. Fdi ricorda che nelle numerose commemorazioni dal 2014 ad oggi, con tanto di elenco del numero dei partecipanti, non ci sarebbe stata “nessuna polemica politica e nessuna attenzione mediatica particolare, anche se il rito del ‘presente’ con il saluto romano è sempre stato effettuato”. Il testo è stato votato dalla maggioranza, con la partecipazione della Dd, FI e Azione, ad esclusione del renziano Chinnici.

“Non ci sono fascisti al governo”- Prima del voto però, la discussione in aula tra i consiglieri è stata rovente. “Qui c’è malafede – dice Milazzo -. La nostra è una destra costituzione, non ci sono fascisti in Fratelli d’Italia, nemmeno in chi ricopre ruoli di governo e in questo consiglio comunale, e in nessuna istituzione fino a prova contraria. Vi chiediamo di avere rispetto di una parte di testo che doveva integrare l’ordine del giorno già presentato, che non avete condiviso ed è atterrato per caso sul tavolo della presenza del consiglio comunale”. Il calendiano Ferrandelli invece, si è espresso con toni bipartisan: “In entrambe le mozioni noto comunque, da punti di vista differenti, un richiamo ai principi costituzionali e democratici, motivo per il quale ho votato la mozione di Piccione e voterò quella di Milazzo. Entrambi dicono che siamo tutti antifascisti, e che siamo per il rispetto dei principi costituzionali e democratici”. Ma in realtà, nel testo di FdI la parola “antifascismo” non è mai citata.

“A Palermo maggioranza anomala” – “Ho invitato i consiglieri FdI a votarle la nostra mozione, dicendo che se non avevano problemi con il fascismo avrebbero potuto firmare, come hanno fatto Forza Italia, la Dc e la lista civica del sindaco. La mozione non era un attacco al governo Meloni – spiega la consigliera dem a ilfattoquotidiano.it -, ma evidentemente hanno problemi a condannare questi episodi, e tagliare questo cordone ombelicale. Affermano di non essere fascisti, ma nel loro testo non c’è traccia, e fino ad oggi non c’è una parola di condanna della presidente Meloni”. E sul voto trasversale in aula, Piccione aggiunge: “In qualche modo hanno voluto certificare politicamente che la maggioranza non era spaccata, è il loro grande timore, perché in effetti qualche segno di insofferenza e crepa c’è”. “È preoccupante il voto contrario di Fdi ad un ordine del giorno che faceva riferimento alla nostra carta costituzionale, ma è importante che il resto del consiglio comunale li abbia isolati – commenta la consigliera Mariangela Di Gangi (Progetto Palermo) -. Se era prevedibile l’imbarazzo di Fdi, è incomprensibile il comportamento di pezzi della maggioranza anomala che amministra Palermo, in particolare quello di esponenti di partiti che sul piano nazionale sono stati molto netti sul tema e a livello locale hanno invece sentito il dovere di rassicurare il partito della premier, votando un secondo ordine del giorno che aveva tutto il sapore di quei distinguo che non possono trovare spazio in tema di antifascismo. Temo però che non sia soltanto Acca Larentia a rappresentare una contraddizione tra alcuni soggetti nazionali e il loro operato a Palermo”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Trent’anni fa finiva la Prima Repubblica: seguiva una transizione di cui giova ricordare le virtù

next