Attualità

Giovanna Pedretti, dal post con la recensione alla sua pizzeria al suicidio: i fatti

Social, tv e cronaca si mescolano in un caso diventato decisamente mediatico

di Paolo Aruffo

La recensione sulla sua pizzeria, i dubbi, i social e il tragico epilogo. La storia di Giovanna Pedretti riempie le pagine dei giornali, gli spazi dei talk show e inevitabilmente i social. Il corpo senza vita della ristoratrice, 59 anni, titolare della pizzeria “Le Vignole” a Sant’Angelo Lodigiano è stato ritrovato lo scorso 14 gennaio nel fiume Lambro. Cos’è successo nei giorni precedenti?

I fatti. Il 12 gennaio rimbalza sui social e sui giornali online la storia di una recensione negativa nei confronti della pizzeria di Pedretti: un cliente si lamenta di essere stato fatto accomodare accanto a omosessuali e una persona con disabilità. Sotto al commento spregevole, la risposta della ristoratrice che invita l’autore a non presentarsi più. Tutti ne parlano, c’è grande indignazione verso il cliente e grande sostegno alla signora Giovanna. Fino a quando viene messa in discussione la veridicità della sua risposta controversia che nasce anche dal fatto che il commento del cliente risalirebbe a diversi mesi fa. Anche il Tg3 la va a intervistare in due diverse occasioni: prima per parlare della recensione supposta vera, poi per conoscere la versione della signora Pedretti sulla presunta falsità.

Il 14 gennaio il corpo esanime della titolare delle Vignole viene ritrovato esanime nel Lambro. Per soccorritori e investigatori è suicidio. Il comandante dei carabinieri Gabriele Schiaffini a Pomeriggio Cinque ricostruisce: “Il corpo è stato ritrovato nel primo pomeriggio, poco dopo che il marito ci avvisasse della scomparsa”. Il marito, infatti, pensava che la moglie fosse andata al mercato con le amiche ma poi, avendole chiamate, si è reso conto che qualcosa non tornava. Controllate le telecamere di sicurezza, ha visto la moglie andare via alle 4 del mattino. Un orario decisamente insolito. Quindi la telefonata alle forze dell’ordine e infine la dolorosa scoperta. I carabinieri nelle ore successive spiegheranno che Giovanna Pedretti nella serata di sabato era stata invitata alla stazione dell’Arma di Sant’Angelo Lodigiano per essere sentita riguardo al commento pubblicato dal cliente. Era stata sentita, precisano gli investigatori, “come persona informata sui fatti e a sua garanzia. Questo per valutare se avesse ulteriori dettagli. Ci è apparsa relativamente tranquilla [..] Aveva confermato che quel post era veritiero”.

Il sospetto – di cui si erano fatti promotori in primis Lorenzo Biagiarelli, chef e volto televisivo e Selvaggia Lucarelli – comincia a serpeggiare fino ad allargarsi a macchia d’olio. Biagiarelli aveva sollevato dubbi già dallo scorso 13 gennaio, quando in un tweet aveva scritto: “Riassunto: locale pubblica lo screenshot di una recensione omofoba e abilista con la risposta della titolare che invita l’avventore a non tornare più. Pieno di like, articoli su tutti i giornali. Io sollevo il dubbio che quello screen fosse un fake. Nelle foto, il seguito”. Quindi il racconto della telefonata fatta dallo chef alla ristoratrice: “La telefonata è durata sei minuti. Le ho chiesto se lo screenshot fosse vero. Mi ha detto che è vero, che ha ‘allargato e messo in evidenza’ la sua risposta (quindi modificandolo). Le ho fatto presente che il font non è lo stesso di Google, da cui dovrebbe provenire la foto, e mi ha risposto che era ‘andata dai carabinieri per tutelarsi su questa cosa e dare la sua versione’. Le ho detto che bastava che mi mandasse lo screenshot originale, ma mi ha detto di averlo cancellato per fare spazio sul telefono ‘perché lo usa anche per fare i menu’ [..]”. Fino alla conclusione di Biagiarelli: “Per me finisce qui, a meno che non mi convochino i carabinieri. Finisce qui anche per umana pietà per la signora e per la sua attività, vittima un po’ del proprio goffo tentativo di ribalta ma soprattutto di chi ha trasformato una piccola storia dalla dubbia veridicità in un caso nazionale”. Biagiarelli non avrebbe mai potuto immaginare che, invece, la questione fosse tutt’altro che chiusa.

Dopo la morte della ristoratrice e l’avvio di tutte gli accertamenti specifici del caso (con l’apertura di un’inchiesta per istigazione al suicidio), la figlia della 59enne attacca Selvaggia Lucarelli, in un messaggio pubblicato sui social: “Ha massacrato mia mamma, cerchi pure la sua prossima vittima”. Il centrodestra attacca il Tg3 per l’intervista alla signora Pedretti. La famiglia della ristoratrice se la prende con i giornalisti appostati sotto casa. La polemica infiamma di nuovo i social e ora in mezzo alla polemica finiscono Biagiarelli (che per questo non partecipa alla puntata di È sempre mezzogiorno, il programma di Antonella Clerici in cui è ospite fisso) e Lucarelli. La scrittrice e opinionista tv scrive ancora sui social per difendersi, fino all’ultimo post in cui annuncia che si trasferisce “per un po’ solo su Instagram”. E lascia due riflessioni, dice: “La prima è che ancora nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda e domandarsi perché una notizia irrilevante e pure falsa era in home ovunque. Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo”. “Seconda riflessione. Da giorni i giornali soprattutto di destra parlano di METODO ricorrente, di cattiveria costante bla bla. Si dimenticano che il debunking è stato opera di una persona che si occupa di cibo e ristorazione, che non ha mai criticato nessuno, che non manganella, è sensibile e pacifica e non ‘brinda con me chiedendosi chi sarà il prossimo da sputtanare’ (cit. Repubblica)”.

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