A Lodi è in corso una doppia indagine, per fare luce sulla morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria ‘Le Vignole’ trovata morta nel Lambro domenica dopo l’esplosione del caso della recensione su gay e disabili. I carabinieri, coordinati dal procuratore Maurizio Romanelli, indagano per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti. Per questo gli investigatori stanno analizzando anche i numerosissimi commenti pubblici lasciati sui social nelle ore precedenti alla morte di Pedretti. Un lasso di tempo scandagliato nel dettaglio dai carabinieri, che proprio sabato pomeriggio, poco prima delle 17, avevano sentito la donna nell’indagine per la presunta istigazione all’odio contenuta nella recensione omofoba e contro i disabili. Questo è appunto il secondo fascicolo aperto a Lodi: cercare di risalire all’identità del computer o dello smartphone dal quale è partita la recensione online di un presunto cliente che si sarebbe lamentato per aver mangiato nel locale con a fianco due gay e un ragazzo disabile.
Per quanto riguarda l’inchiesta per istigazione al suicidio, le indagini proseguono a 360 gradi per comprendere lo stato emotivo della 59enne, prima lodata per la risposta data al cliente che si lamentava di essere stato messo a mangiare accanto a gay e disabili e poi accusata di essersi inventata tutto. Dopo essere stata ascoltata in caserma, verso le 18 di sabato, Pedretti ha rilasciato un’intervista televisiva, poi la cena in famiglia. Poche ore dopo, prima dell’alba, è uscita di casa e ha preso l’auto, la Panda beige ritrovata domenica pomeriggio insanguinata a poca distanza dal corpo ormai senza vita della donna. Accertamenti investigativi verranno svolti anche sulla cartella clinica e sul telefono di Pedretti. Il contenuto dello smartphone però potrà essere esaminato solo dopo la copia forense, per la quale si devono attendere ancora alcune settimane. Le indagini procedono anche per chiarire ogni aspetto di quando accaduto domenica mattina quando la donna, dopo essere uscita di casa in auto all’alba, si sarebbe tagliata le vene dei polsi per poi gettarsi nelle acque del Lambro. Sulla pista del suicidio, però, non sembrano più esserci dubbi. La conferma arriverà solo con l’autopsia, attesa – a quanto si apprende – tra mercoledì e giovedì.
Il filone di inchiesta che riguarda l’istigazione all’odio contenuto nella recensione procede parallelamente. Alle 11.26 di venerdì mattina sulla pagina Facebook della pizzeria ‘Le Vignole’ di Sant’Angelo Lodigiano è comparso lo screenshot della famosa recensione contro gay e disabili. Nel giro di 24 ore la risposta della titolare Giovanna Pedretti, che chiede al cliente di non tornare nel locale, diventa virale. La notizia si è diffusa rapidamente online e sulle principali testate nazionali, riscuotendo da un lato indignazione per il commento dell’utente e dall’altro ammirazione per il comportamento della titolare. A partire da sabato, però, sono stati sollevati i dubbi sull’autenticità del commento che aveva reso tanto nota Giovanna Pedretti. Anche il Tg3 ha dedicato un servizio al caso, chiedendo spiegazioni alla stessa Pedretti sulla possibile non veridicità del suo racconto. Domande a cui lei ha risposto in maniera evasiva.
I carabinieri della compagnia di Lodi hanno chiesto chiarimenti a Google sulla recensione contro gay e disabili denunciata sui social dalla titolare della pizzeria. Ottenere una risposta soddisfacente e in tempi rapidi, però, non sarà semplice: la recensione risale all’aprile 2023, è stata nel frattempo cancellata e nell’unica immagine attualmente a disposizione degli inquirenti, ovvero lo screenshot pubblicato appunto sulle pagine social della pizzeria, il nome dell’utente è oscurato. Pedretti – a quanto lei stessa ha raccontato ai carabinieri che l’hanno sentita sabato pomeriggio – avrebbe fatto lo screenshot del commento di chi si lamentava di essere stato “messo a mangiare di fianco a dei gay e a un ragazzo in carrozzina” non appena lo aveva ricevuto, ad aprile 2023. La settimana scorsa, poi, a distanza di otto mesi, il ritorno in pizzeria dell’uomo che lei riteneva essere l’autore della recensione omofoba, aveva fatto tornare tutto a galla: lei avrebbe ripescato l’immagine per pubblicarla su Facebook, corredata dalla sua risposta.
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