“Il mio nome è tutto quello che ho”. Queste le amare parole che sarebbero uscite dalla bocca della regina Elisabetta II per commentare, in stile British, tutto il disappunto per la decisione di Harry e Meghan di chiamare la secondogenita Lilibet Diana. Il nomignolo coniato dal papà Giorgio VI per giocare con la difficoltà della piccola Elisabetta, “il suo orgoglio”, nel pronunciare il suo nome da bambina era passato sulle labbra del secondo uomo della sua vita, il principe Filippo. Quest’ultimo, ad un amico aveva scritto: “Lilibet è l’unica cosa al mondo per me assolutamente vera”. Solo loro due e pochissimi altri a corte la chiamavano così.
Quel nome era solo suo, era l’unica cosa che possedeva veramente considerando il suo forte senso del dovere che la faceva sentire una mera custode di beni, gioielli, palazzi e dipinti; tutti affidati alla sua cura in nome del Paese, in attesa di passare di mano ai suoi eredi. Deve essere stato quanto meno sgradevole sentirselo portare via così, senza permesso.
Queste rivelazioni sono contenute nell’ultimo libro, Charles III: New King, New Court. The Inside Story, scritto dall’esperto di reali, Robert Hardman, in uscita il 18 gennaio. Lui avrebbe ricevuto chiare informazioni da parte dello staff della regina quando si era diffusa la notizia della decisione dei Sussex di chiamare la figlia, nata il 4 giugno 2021, con il suo nome. Una dedica non richiesta e decisamente non gradita. E l’unico modo concesso alla sovrana di andare su tutte le furie era un disappunto mordendosi le labbra (come spiega il Daily Mail) e nulla di più, per evitare di accendere la miccia facile del nipote ribelle e molto infiammabile.
Chi aveva da subito intercettato e dato voce alla sua arrabbiatura era stata la tv nazionale, la BBC. All’epoca dei fatti, il corrispondente reale Jonny Dymond aveva apertamente parlato del fatto che la regina, diversamente da quanto dichiarato dal nipote, non era mai stata veramente interpellata sulla decisione e per questo, evidentemente, non l’aveva mai appoggiata apertamente.
La coppia, da Montecito in California, aveva affidato al suo portavoce una pronta replica. Il servizio televisivo era stato naturalmente contestato spiegando che Elisabetta II era stata la prima ad essere informata della scelta e che la telefonata tra i due era stato un momento di “gioia” nel quale la bisnonna veniva informata della volontà di dare il suo soprannome alla nipotina, affiancandolo per giunta, a quello di Diana. Una scelta in suo onore e per celebrarla, la spiegazione fornita, aggiungendo che se non fosse stata d’accordo le cose poi non sarebbero andate così.
Poi, per non smentirsi mai, i duchi del Sussex, decisero di mettere a tacere la questione passando alle minacce legali, incaricando i loro avvocati, lo studio Schillings, di informare tutti gli organi di stampa che sarebbero passati dalle parole ai fatti se qualcuno avesse ancora osato mettere in dubbio la loro buonafede. Falso e diffamatorio affermare il contrario.
Peccato che fino ad allora tanti piccoli della casa reale avevano ricevuto nome della sovrana in suo onore, ma si trattava di Elisabetta, non del nomignolo più affettuoso e personale. Per buona pace di tutti e per quieto vivere la questione si chiuse lì. I Sussex, determinati ed inarrestabili, registrarono anche un dominio su internet ancora prima che la bimba nascesse. Il punto è che, se la sovrana non ha mai dato la sua approvazione alla scelta, ha comunque deciso di non esporsi mai apertamente contro Harry e Meghan perché il suo ultimo desiderio era la pace in famiglia e la sopravvivenza della Corona. Uno scacco matto alla regina che Elisabetta II davvero non meritava.