Svolta nel delitto della 30enne Anica Panfile, trovata cadavere nel fiume Piave a Spresiano (Treviso) nel maggio scorso. I Carabinieri di Treviso, su provvedimento della Procura, hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto di Franco Battaggia, 77enne commerciante di pesce nonché ex pezzo grosso della criminalità trevigiana, legato anche alla Mala del Brenta. Era datore di lavoro della donna, con cui aveva anche una relazione. L’accusa è di omicidio e tentata soppressione di cadavere aggravata. L’uomo era indagato dal giugno scorso nell’inchiesta sull’assassinio della donna di origini romene, madre di quattro figli avuti da una precedente relazione.
Battaggia, noto alle cronache criminali venete per fatti di sangue risalenti al periodo fra gli anni ’80 e ’90, aveva già ammesso di aver incontrato la donna il giorno in cui si erano poi perse le sue tracce. Ai Carabinieri aveva raccontato di averla accompagnata nella propria abitazione di Arcade (Treviso), dove avrebbe dovuto consegnarle un documento fiscale per prestazioni lavorative svolte da Anica nei mesi precedenti. Successivamente, ha detto di averle dato un passaggio in auto per accompagnarla a un secondo appuntamento con una persona di cui non ha saputo fornire elementi.
Aveva anche riferito di aver prestato alla ex domestica 5mila euro, dopo che lei le aveva prospettato difficoltà economiche. Le indagini condotte dai carabinieri del Ris nella casa dell’uomo hanno però restituito tracce biologiche riferibili a Panfile, con segni di tentativi di cancellazione delle stesse. Gli investigatori non avrebbero inoltre trovato riscontri relativi alla documentazione che Battaggia avrebbe consegnato alla donna (un Cud per la denuncia dei redditi), così come non sono stati trovati il telefono della vittima e tracce del trasferimento di denaro al quale Battaggia aveva fatto riferimento. Dall’autopsia è emersa un’assunzione di cocaina, da parte della donna, prima del decesso provocato da traumi alla nuca inferti probabilmente a mani nude, seguiti dal soffocamento.