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Alberto Tarallo, il produttore a processo a Roma per bancarotta fraudolenta della società Ares Film

Secondo la Guardia di Finanza, Tarallo e Losito avrebbero “manipolato i bilanci della società e sottratto denaro, contribuendo in questo modo a provocare il dissesto dell'azienda”, scrive Repubblica

Alberto Tarallo è stato rinviato a giudizio per la bancarotta fraudolente della Ares Film. Un’altra pesante tegola cade dunque sulla testa del produttore televisivo che ha realizzato per Mediaset decine di serie di successo, già sotto processo con l’accusa di falso, in relazione al testamento del suo compagno Teodosio Losito, morto suicida l’8 gennaio del 2019. Il processo è stato fissato per il prossimo 2 luglio, davanti ai giudici della nona sezione collegiale del tribunale, e lì dovrà spiegare com’è fallita la società che ha prodotto titoli sbanca ascolti come Il bello delle donne a L’Onore e il rispetto. Secondo la Guardia di Finanza, Tarallo e Losito avrebbero “manipolato i bilanci della società e sottratto denaro, contribuendo in questo modo a provocare il dissesto dell’azienda”, scrive Repubblica. Il capo di imputazione? Avrebbe omesso “di accertare il verificarsi della causa di scioglimento della Ares Film srl, consistita nella sopravvenuta impossibilità di conseguire l’oggetto sociale a causa delle reiterate perdite di esercizio”, facendo così venir meno la “continuità aziendale”.

Stando agli investigatori, nel bilancio 2017 e 2019 Tarallo non avrebbe comunicato dati che riguardavano la situazione economica dell’azienda contribuendo “a cagionarne il dissesto”. La società di produzione è poi fallita nel febbraio 2020 provocando “un danno patrimoniale di rilevante entità”, secondo il pm romano Carlo Villani. Tarallo avrebbe “distratto, occultato e comunque dissipato dal patrimonio della società 41.124 euro attraverso reiterati utilizzi delle carte di credito aziendali”. Il tutto, aggiunge ancora Repubblica, “in assenza di alcuna giustificazione di natura economico-aziendale e, dunque, in violazione del principio di inerenza” e in assenza “di alcuna utilità corrispettiva per la società fallita”.