All’indomani della bocciatura della legge sul fine vita da parte del consiglio regionale del Veneto, la mazzata definitiva al governatore Luca Zaia (era a favore) è arrivata direttamente dal leader del suo partito. Matteo Salvini non ha usato mezze misure: “Per me la vita va tutelata da prima della culla alla fine. Bisogna garantire cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni – ha detto il segretario del Carroccio – ma senza ai arrivare ai livelli olandesi della morte per procura”. E ancora: “La regione Veneto ha votato, poi in democrazia hanno vinto i no – ha spiegato – Anche io avrei votato in quel senso lì. La Lega non è una caserma, c’è libertà di pensiero. Quindi bene che sia finita così”. Va bene per Salvini evidentemente, ma non per Luca Zaia. Il presidente regionale ha visto spaccarsi a metà la sua maggioranza, specie per quanto riguarda il gruppo della Lega: se Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato contro in modo compatto, all’interno del Carroccio veneto 16 consiglieri su 30 hanno detto sì, due si sono astenuti e il resto si è espresso per il no. Come avrebbe fatto Salvini, insomma.
Il giorno dopo, quindi, l’armata leghista a Venezia non è più unita attorno al suo doge. È un dato politico incontrovertibile, anche se lo stesso Zaia aveva specificato prima del voto di aver lasciato libertà totale di scelta ai consiglieri. Che avesse fiutato la magra figura o no, la spaccatura ora è realtà e il fatto che la legge non sia passata solo per l’astensione della dem Anna Maria Bigon è un dato che a Zaia politicamente interessa poco. Di peso ben diverso, invece, le parole del suo leader, anche e soprattutto in considerazione della partite attualmente sul tavolo della maggioranza in vista delle prossime elezioni (europee, ma anche comunali e regionali). In teoria, infatti, radio centrodestra parla di un Salvini che si sta battendo con Giorgia Meloni per ottenere il terzo mandato (che poi sarebbe il quarto) per il governatore veneto, che spinge in questo senso tanto da non aver accettato di candidarsi alle prossime europee. In tal senso, sia il voto di ieri che le parole del vicepremier di oggi potrebbero voler dire tante cose, prima fra tutte una prima, vera presa di distanza del numero uno del Carroccio dal suo collega di partito più influente.
Zaia da par sua ha cercato di sminuire la portata politica della sconfitta di ieri. “Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo” ha detto in un’intervista al Corriere, dove però ha specificato di trovare “ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita”. Qualcuno secondo il governatore “ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così – ha proseguito – Questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Puntava a regolare modalità e tempi. Dovevamo votare su un tema etico, non politico – ha aggiunto – Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario”. Resta il dato politico, che però Zaia ha voluto interpretare in maniera diversa: “In Veneto è uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l’intero Paese. Anche se in cuor loro, credo, i cittadini sarebbero favorevoli ad avere una legge che regola i comportamenti che si possono tenere in situazioni così delicate anche dal punto di vista etico”. Il governatore del Veneto poi se l’è presa con “chi nega l’evidenza, con gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c’è già, ma respingono la necessità di adottare una legge per regolamentarlo. C’era l’occasione e non è stata sfruttata“.
A parlare di quanto accaduto in consiglio regionale e del futuro della maggioranza di Luca Zaia è stato Luca De Carlo, senatore veneto di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione industria e agricoltura del Senato nonché colui che Fdi vorrebbe candidare per la successione dell’attuale governatore. Sul tema De Carlo ha utilizzato parole di circostanza (con scelte verbali da destra nostalgica): “Io candidato alle Regionali in Veneto? Non credo, io sto svolgendo un compito che mi piace parecchio, mi affascina, quello di presidente della Commissione industria e agricoltura del Senato, sono totalmente assorbito da questo ruolo, mi piace e quindi non vedo perché dovrei fare scelte diverse”. E Meloni dovesse chiedere un impegno diverso? A questa domanda De Ca rlo ha abbandonato il politichese: “Se la patria chiama? Se la premier me lo chiede è un’altra questione, se la patria chiama io ho sempre risposto presente”. Lo stesso De Carlo, tuttavia, ha escluso che il voto di ieri possa avere conseguenze sulla maggioranza regionale: “Zaia ha sempre avuto questa posizione che lo pone in una posizione incomprensibile forse al centro-destra o a parte del centrodestra, questo di sicuro – ha detto a 24 Mattino su Radio 24 – Che tutto ciò abbia riflessi politici sulla sua maggioranza mi sentirei assolutamente di escluderlo. Era una partita nella quale lui stesso ha dato libertà di coscienza e lui stesso ha anticipato quale fosse la sua linea, ma di fatto – ha spiegato – poco c’entra con la conduzione della Regione, con l’affrontare i temi della Regione, cose che noi abbiamo sempre detto”.