Come si fa migliorare la posizione dell’Italia nelle classifiche sulla corruzione? Varando una stretta sui reati contro la pubblica amministrazione? No. È molto meglio chiedere di cambiare i criteri con i quali vengono stilate quelle classifiche. Così dice di aver fatto Carlo Nordio. Mentre al Senato la commissione Giustizia ha terminato l’esame degli emendamenti al ddl che porta il nome del ministro, alla Camera il guardasigilli ha alzato il tiro, anticipando già le sue prossime mosse. È un vero e proprio accerchiamento quello portato avanti dal governo di Giorgia Meloni sui temi della giustizia.
“Italia in fondo alle classifiche sulla corruzione? Cambiamo i criteri” – Durante un intervento lungo un’ora e mezza, l’inquilino di via Arenula ha spiegato ai parlamentari che riguardo alla convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione “il nostro Paese figurava, in una classifica internazionale, tra gli ultimi posti in termini di affidabilità sulla corruzione. Ma la valutazione riguardava un criterio sbagliato. Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quella reale, l’Italia risalirà nella graduatoria internazionale proprio perché abbiamo detto che i parametri sono sbagliati”. Dunque se la classifica non va bene, vanno cambiati i parametri non le leggi. Del resto come la pensi il ministro sui reati contro la Pubblica amministrazione è abbastanza noto: “L’intero sistema dei reati contro la Pa è obsoleto“, ha detto oggi. Per questo, nel caso dell’abuso di ufficio “si è ritenuto di eliminarlo”, ha aggiunto. Un’abrogazione che secondo molti esperti viola gli obblighi internazionali e del diritto europeo. Ma Nordio non è d’accordo: “Nessun contrasto, l’Ue non chiede l’abuso d’ufficio ma di incentivare al massimo la lotta alla corruzione”, dice il ministro in aula.
“Chi sequestra un cellulare, sequestra una vita” – Poi annuncia quelle che saranno le prossime mosse del suo esecutivo. A cominciare dal tema delle intercettazioni: “Rischiamo di cadere in un nuovo barbaro medioevo reso più sinistro e duraturo da limiti o risorse della tecnologia. Oggi c’è molto di più dei trojan. Per fortuna una sentenza della Corte costituzionale ha definito il cellulare qualcosa di molto più importante. Chi sequestra un cellulare, sequestra una vita. Sequestrando un cellulare sequestriamo le vite degli altri”. Non è chiaro, però, come intenda intervenire il guardasigilli sul tema. Si sa solo che il ddl Nordio appena approvato dalla commissione Giustizia del Senato contiene anche una norma per “sbianchettare” i nomi di persone non indagate dai verbali delle intercettazione. “Mi pare sia una norma minima di civiltà”, l’ha definita l’inquilino di via Arenula. “Siamo intervenuti al minimo sindacale, sulla tutela del terzo”, ha sostenuto, prima di tornare a battere su quella che è ormai una sua ossessione: l’eccessivo costo degli ascolti telefonici. “Non saranno mai toccate le intercettazioni nelle inchieste su mafia, terrorismo o gravi reati ma una razionalizzazione della spesa è necessaria”. A questo proposito il ministro ha parlato dell’adozione di un tariffario unico, valido per tutti gli uffici giudiziari che rende i compensi ivi stabiliti obbligatori e vincolanti. “Entro febbraio – ha poi annunciato il ministro – si prevede di approvare definitivamente i decreti correttivi alla riforma penale, mentre a breve saranno presentati i correttivi alla riforma civile, per concludere tutto l’iter di approvazione auspicabilmente entro la primavera. In parallelo saranno presentate le misure correttive del codice sulla crisi di impresa”.
“Poteri immensi del pm sono un pericolo” – Un altro cavallo di battaglia che il guardasigilli ha citato in aula è la separazione delle carriere in magistratura: “È nel programma del governo, è un impegno con gli elettori, intendiamo andare avanti e non andremo alle calende greche”. E per dare sostanza alla proposta Nordio ha attaccato duramente la figura del pubblico ministero, incarico che ha personalmente svolto per anni alla procura di Venezia: “Nel 1988 c’è stata una serie di osservazioni di giuristi e magistrati secondo i quali conferire questi poteri immensi al pubblico ministero come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo. E infatti abbiamo visto dove siamo arrivati”.
Via libera in Commissione al ddl Nordio – Proprio stamattina, intanto, la commissione Giustizia del Senato ha terminato l’esame degli emendamenti al ddl sulla giustizia del ministro Nordio, che prevede l’abolizione del reato di abuso d’ufficio e una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni. Il mandato al relatore sarà votato in una successiva seduta, dopo aver acquisito il parere della quinta commissione. L’approdo in Aula non è ancora stato fissato, potrebbe arrivare a inizio febbraio. Tra le novità approvate in mattinata anche un emendamento del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin sulle comunicazioni tra avvocati e indagati: “È vietata l’acquisizione di ogni forma di comunicazione, anche diversa dalla corrispondenza, intercorsa tra l’imputato e il proprio difensore, salvo che l’autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato”.
M5s: “Non toccare intercettazioni e Severino” – Dopo l’informativa di Nordio, i 5 stelle hanno depositato una risoluzione che accusa il governo di portare avanti “un progetto di giustizia che si allontana da quello pensato dai padri costituenti” e che “ben si potrebbe definire, piuttosto, d’élite, a beneficio solo di alcuni”. La risoluzione impegna inoltre il governo ad astenersi da qualsiasi intervento volto a riformare le intercettazioni in modo da restringerne l’utilizzo o comunque depotenziarne l’efficacia; non abrogare il delitto di abuso di ufficio e non depotenziare il delitto di traffico di influenze; astenersi dall’introdurre qualsiasi forma di condono; tutelare la libertà di stampa e il diritto di cronaca; astenersi da qualunque intervento volto a modificare la legge Severino. E si chiede anche di sostenere iniziative parlamentari volte a inasprire il contrasto ai reati ambientali, a rafforzare la tutela del diritto alla salute dei cittadini.