Il ministro della Giustizia è stato il primo, seguito dai parlamentari della maggioranza di centrodestra e perfino da qualcuno delle opposizioni, per coincidenza di Italia Viva. Hanno tutti abbandonato l’Aula del Senato durante l’intervento di Roberto Scarpinato, per oltre 40 anni magistrato antimafia e ora eletto a Palazzo Madama con i 5 Stelle. Nell’emiciclo sono rimasti solo due leghisti, il capogruppo Massimiliano Romeo e la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno che stava aspettando di parlare proprio subito dopo Scarpinato. Un’uscita plateale ad personam, secondo il M5s, “comandata” implicitamente dal guardasigilli Carlo Nordio, il primo ad alzarsi e a lasciare l’emiciclo durante la dichiarazione di voto dell’ex collega sulla sua relazione sull’amministrazione della giustizia. A seguire ad abbandonare l’Aula sono stati nell’ordine Fdi, poi Forza Italia, infine la Lega, ma anche Daniela Sbrollini, renziana. Mentre stava uscendo – secondo quanto hanno denunciato i 5 Stelle alla presidenza – il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri ha voluto farsi notare anche con un insulto. Scarpinato al termine del suo intervento ha sottolineato la circostanza del Senato completamente deserto: “Noi abbiamo scelto di stare dall’altra parte della barricata, dalla parte dei cittadini senza potere, dalla parte di quell’Italia che ancora crede nell’onestà e nella Giustizia uguale per tutti. Dunque, bene quest’aula vuota, resteremo noi a difendere questo Paese”. Una frase che ha concluso la sua dichiarazione di voto, tra gli applausi di tutto il gruppo del M5s. I gruppi parlamentari e il ministro sono rientrati pochi minuti dopo che Scarpinato ha finito di parlare, tanto che Bongiorno ha temporeggiato qualche secondo prima di iniziare il suo intervento proprio per attendere che il guardasigilli riprendesse posto.
Cos’ha suscitato la reazione di Nordio, del centrodestra e dei renziani? Scarpinato ha pronunciato un lungo atto d’accusa nei confronti delle riforme della giustizia portate a compimento dal governo, anche con la complicità del centro di Azione e Italia Viva, sollevando critiche per il fatto che le nuove normative indeboliscano la lotta alla criminalità e in particolare alla corruzione e al resto dei reati tipici dei cosiddetti “colletti bianchi“. E in particolare ha attaccato il ministro Nordio. “Un ministro della Giustizia – ha detto tra l’altro – che, incarnando lo spirito del tempo, si attivi adeguatamente per riformare la Costituzione, in modo da ricondurre l’ordine giudiziario sotto il controllo dei vertici politici“.
E ancora: “Un ministro della Giustizia che dia impulso a una nuova politica criminale, che adegui il sistema penale all’assetto classista della società. E lei, signor ministro, si sta dimostrando pienamente adeguato a realizzare per gradi questa importante mission politica istituzionale che le è stata affidata dalla maggioranza politica di cui fa parte”. E’ stato qui che il centrodestra ha cominciato a rumoreggiare. Tra i punti contestati da Scarpinato, naturalmente, c’è l’abolizione dell’abuso d’ufficio: “Lei, ministro, ha dato un importante impulso per la creazione di un doppio binario del sistema penale: uno minimo per i ceti privilegiati e uno massimo per tutti gli altri. Con le sue riforme lei ha riabilitato tutti i 3600 condannati per abuso d’ufficio dal 1996 al 2020, ha ampliato gli spazi di azione e di impunità per tanti faccendieri, mentre è iniziata la grande corsa all’oro dei miliardi del Pnrr”.
A togliere il velo dalle intenzioni effettive del centrodestra nell’ “isolamento” di Scarpinato è Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia: “Sono gravi le accuse che muove il senatore Scarpinato, quando attribuisce alla maggioranza e al ministro Nordio la volontà di dare ‘impulso a una nuova politica criminale, che adegui il sistema penale all’assetto classista della società'”. In realtà, risponde Speranzon, “l’obiettivo del centrodestra è piuttosto di liberare la magistratura dalle correnti politicizzate, di cui Scarpinato è significativo esempio”.