Mentre sta per iniziare la discussione sul rinnovo dei vertici di Tim arriva il semaforo verde del governo alla vendita a Kkr di Netco, la società della rete. Il via libera “con prescrizioni” sulla base della normativa sul golden power è secondo Palazzo Chigi “un ulteriore e fondamentale step nell’operazione di acquisizione della società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa, a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione”. Il provvedimento autorizzativo con il quale il consiglio dei ministri ha esercitato i poteri speciali nella sola forma delle prescrizioni ha fatto propri gli impegni assunti nel corso del procedimento: nomina di un preposto di cittadinanza italiana, competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, monitoraggio. Impegni per il governo “pienamente idonei a garantire la tutela degli interessi strategici connessi agli asset oggetto dell’operazione”, fa sapere il gruppo.
Si prevede – si legge nella nota di Palazzo Chigi – un ruolo del governo nella definizione delle scelte strategiche, vengono assicurati tutti i presidi essenziali e garantita la supervisione allo Stato di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza, la difesa e la strategicità della rete e dei relativi asset”. Cgil e Slc Cgil chiedono al governo di chiarire “se fra le garanzie degli interessi strategici nazionali ci sono anche quelle sulla tenuta occupazionale”. Le opposizioni attaccano. Per la senatrice del Partito democratico Annamaria Furlan, componente della commissione Lavoro, “prosegue la svendita dei principali asset strategici nazionali”. E aggiunge che “stiamo mettendo la rete di telecomunicazioni nelle mani dello stesso soggetto finanziario che sta chiudendo gli stabilimenti Marelli in Italia e in Europa. Caro Ministro Giorgetti, cosa c’è da festeggiare? E soprattutto, quali sono le garanzie occupazionali per gli oltre 16mila lavoratori del gruppo?”. Giuseppe Conte, leader del M5s, parla di “periodo di saldi per patrioti della domenica” rivendicando: “Noi siamo patrioti davvero”.
Intanto si lavora per il rinnovo della governance. Mercoledì si è riunito il comitato nomine per avviare le procedure in vista del cda convocato giovedì pomeriggio, quando si inizierà la discussione per la composizione della lista del board. L’attuale presidente Salvatore Rossi, a differenza dell’ad Pietro Labriola, non ha dato disponibilità a ricandidarsi. In attesa Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, che vorrebbe un posto in cda e ha scritto alla presidente del Comitato, Paola Bonomo, candidando, come già fatto in passato senza successo, il suo presidente Franco Lombardi, pronto a rinunciare al compenso qualora entrasse nel board. La lista per il cda dovrà essere resa pubblica 45 giorni prima dell’assemblea, verosimilmente il 6 marzo, quando il consiglio di amministrazione della Telco è già convocato per l’approvazione del bilancio.
Di lì ci saranno 15 giorni per la presentazione di eventuali altre liste. Non dovrebbe esserci quella dell’azionista di maggioranza Vivendi che sta deconsolidando la propria posizione. Non è escluso, però, che possa appoggiare un’altra lista, di cui tuttavia al momento non c’è visibilità. Per presentare la propria rosa di candidati bisogna infatti avere una partecipazione pari almeno allo 0,5%: l’unico a uscire allo scoperto a fine ottobre era stato il fondo lussemburghese Merlyn con un piano alternativo alla vendita di Netco che, però, ha una quota notevolmente inferiore. Il cda valuterà anche la possibile riduzione dei suoi componenti da 15 a 9, indicazione che se formulata dovrà comunque essere votata dall’assemblea. Su un binario parallelo procede poi l’azione legale del socio Vivendi sulla legittimità della decisione del cda di cedere la rete agli americani del fondo Kkr senza passare dall’assemblea. L’udienza è attesa non prima di aprile, ma la vicenda non blocca l’operazione. Intanto, Cgil e Slc chiedono garanzie sulla occupazione e di essere convocati dall’esecutivo Meloni. Intanto il titolo a piazza Affari ha concluso le contrattazioni in rialzo dello 0,88%, in una seduta in cui la Borsa ha ceduto lo 0,79%.