Il gruppo Renault torna a “riveder le stelle”. L’azienda francese è fuori dalla palude dell’“inferno” automobilistico nella quale era stata risucchiata, almeno in parte, dalla cessione delle operazioni in Russia in seguito alle sanzioni imposte al paese dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel 2021 aveva commercializzato 2,7 milioni di veicoli, che nel 2022 erano scesi a poco più di 2,05 milioni, anche per effetto dei volumi “sfumati” in Russia, circa 500 mila esemplari in meno, il secondo mercato dopo l’Europa. Nel 2023 la crescita è stata del 9%, a 2,235 milioni grazie a Renault (il marchio francese più venduto al mondo), cresciuta con le auto del 6,3% (1,157 milioni) e con i veicoli commerciali del 20% (quasi 327.000), a Dacia (653.000, +14,7%) che ha guadagnato un’altra posizione nelle vendite ai privati n Europa (85% dei volumi in media, il 92% in Italia) e adesso è seconda, e a Alpine (4.328, +22,1%).
Ne segmento retail, il costruttore rumeno ha raggiunto una quota record dell’8,3% (l’anno scorso era del 7,6%) nei paesi europei, il 4,3% in assoluto. Oltre che in Italia, occupa il primo posto tra le preferenze dei privati anche in Francia, Portogallo, Belgio e nelle due nazioni dove produce le proprie macchine: Romania e Marocco.
Sandero si è confermata nel 2023 la best seller del marchio: con 270.000 unità (+18%) è risultata il modello più acquistato dalle famiglie per il settimo anno di fila in Europa. Con 201.000 esemplari, la Duster ha un po’ “sofferto”, ma resta fra i tre Suv più amati dai privati e, soprattutto, è in attesa del rilancio con l’arrivo della terza generazione, previsto entro l’estate (a partire da 22.900 euro). I volumi della Jogger sono lievitati del 66% (94.000 unità, un quarto delle quali ibride), ma la rilevanza percentuale è relativa perché ha debuttato nel 2022 e non è stata commercializzata nell’arco dei 12 mesi. La Spring è stata la terza elettrica più venduta attraverso il canale retail, anche se nell’anno in corso potrebbe faticare a confermare le 62.000 unità (+26%) perché in Germania sono stati eliminati gli incentivi e in Francia verrà esclusa dalle politiche di sostegno alla conversione perché viene fabbricata in Cina (dove il modello equivalente è offerto dalla Dongfeng a 8.000 euro). La produzione non verrà spostata, non per alcuni anni ancora, ha chiarito Xavier Martinet, che guida il marketing di Dacia.
Anche se la guida dell’offensiva elettrica resta in capo a Renault, il manager assicura che gli investimenti su questa vettura non verranno meno. Nel 2024 arrivano sia la nuova Spring sia la rinata Renault 5, che però Martinet non vuole vedere come concorrente diretta. Il suo obiettivo sono altri costruttori e altre macchine: “Saremo ancora i migliori come Value for Money”, assicura. Per esserlo, il prezzo dovrebbe venire verosimilmente sforbiciato e portato attorno a quota 20.000: considerando il listino cinese, i margini sembrano esserci. Il manager non esclude questa ipotesi, ma rimanda ogni precisazione ai prossimi mesi.
Nella strategia di Dacia, anche di sostenibilità ambientale, restano fondamentali il Gpl (un terzo dei volumi totali del marchio e quasi il 70% in Italia) e le soluzioni ibride. L’obiettivo sono i volumi, ma anche la redditività, che sarà ancora in doppia cifra, anche se per conoscerne la percentuale occorrerà pazientare qualche settimana. Sarà necessario attendere, ma non troppo, anche per la presentazione del veicolo con il quale Dacia debutterà alla prossima Dakar assieme alla Prodrive e con una spedizione animata da piloti di spicco: Nasser Al-Nattiyah, Sébastien Loeb e Cristina Gutierrez.
Il 2025 sarà un anno importante per il costruttore che porterà sul mercato il fondamentale Suv di segmento C, il Bigster, e disporrà fin dall’inizio dell’anno della nuova Duster. Non a caso Martinet prevede volumi stabili per Dacia l’anno in corso, peraltro in linea con quelli del mercato.