È arrivato all’epilogo (in Tribunale) il caso del palazzo ottocentesco della Roma bene al centro di una controversia per l’apertura – sulla facciata appena restaurata – di una breccia che dovrebbe diventare la porta di un ristorante. La vicenda è balzata agli onori delle cronache per i suoi protagonisti. Il futuro ristorante, se aprirà, farà capo alla società L3L-CO fondata dal pubblicista di Sezze (Lt) Edoardo Lofoco e oggi gestita dalla sua compagna Julinda Llupo, 37 anni, di Tirana.
Llupo è nota per essere stata segnalata dall’antiriciclaggio, in quanto nel corso del 2020 aveva ricevuto una serie di bonifici da Silvio Berlusconi con la causale “regali” o “prestiti”, per un totale di circa 70mila euro. La cosa non ha avuto alcun seguito o conseguenza, però aveva destato particolare curiosità per la signora Llupo che, con le società sue e del compagno, fa l’affittacamere e aveva usato parte del denaro per pagare l’affitto a un magistrato della Corte di cassazione, Cosimo D’Arrigo. Nel 2012 il giudice era stato membro del collegio che aveva scagionato Berlusconi in uno dei filoni del processo sui fondi neri di Mediatrade.
Del Condominio di piazza Cavour 3, dove si trova un palazzo di fine ottocento proprio di fronte alla Corte di Cassazione, i giornali hanno invece parlato la scorsa primavera quando è scoppiata la lite con la L3L-Co. Nonostante il parere contrario dell’assemblea dei condomini, la società ha dato il via libera ai lavori per la realizzazione di un ristorante nel palazzo, con tanto di apertura di una porta sulla facciata dello stabile che era stata da poco restaurata e, a parte l’ingresso principale, sul lato strada aveva solo finestre. La società della signora Llupo lo ha fatto forte della decisione con cui il giudice della settima sezione civile del Tribunale di Roma aveva respinto il ricorso dei Condomini contro l’avvio dei lavori, poiché non ha ritenuto che ci fosse alcun pericolo imminente per il bene comune dei ricorrenti, che avevano chiesto il divieto all’apertura delle nuove porte su strada. Cosa che esula dalle sue competenze, in quanto stabilire se l’opera è legittima o meno non era, a parere del giudice, una valutazione immediata né scontata. E così, “stante la ripristinabilità dello status quo ante”, il danno eventualmente causato dalle aperture se ritenute in seguito illegittime, era stato valutato sopportabile e rimediabile: in altre parole, il magistrato aveva respinto il ricorso e dato il via all’apertura della porta sul muro ottocentesco, ferma restando la possibilità di chiudere la breccia.
Successivamente, però, il Tribunale ha accolto un altro ricorso del Condominio, pronunciando un’ordinanza di senso opposto secondo la quale in primo luogo non si può dubitare della “natura vincolante del regolamento condominiale” che prevedere il diritto di veto dell’assemblea sulle modifiche alle parti comuni. Secondariamente il giudice ha ritenuto anche “evidente la sussistenza dell’animus spoliandi (volontà di sottrarre il possesso di qualcosa a chi la possiede, ndr)” dell’aspirante ristoratore nei confronti dei condomini. E così il giudice monocratico aveva ordinato alla società della signora Llupo di restituire “immediatamente” il compossesso dei beni ai condomini ripristinando la facciata ed eliminando una canna fumaria. Da allora, era l’11 settembre 2023, non si è mossa foglia in attesa dell’esito del reclamo della L3L-Co contro l’ordinanza con la convinzione della legittimità dell’intervento. “L’intervento è legittimo, quindi i lavori possono andare avanti e l’attività può aprire”, ha commentato a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Antonino Galletti, difensore della società, alla vigilia dell’udienza definitiva sul caso. Se il ricorso verrà accolto la donna del mistero, come l’avevano ribattezzata i giornali all’epoca dei regali di Berlusconi, avrà il suo ristorante.