Buone notizie dalla Toscana. Dopo anni di polemica e discussioni sull’opportunità di un parco eolico sugli Appennini, a Villore nel Mugello, il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) ha respinto il ricorso contro il parco giudicandolo “improcedibile, inammissibile e infondato”. Questo mette un punto fermo su una parte importante della vicenda e ora possiamo sperare che l’impianto si faccia, anche se le polemiche sicuramente non finiranno qui. Il commento su questa notizia del mio amico e collega Mauro Romanelli mi pare particolarmente azzeccato: “…rivolgiamo un appello a giornalisti e agli attori della comunicazione: fate il favore di non scrivere ‘il Tar respinge il ricorso degli ambientalisti’. Gli ambientalisti hanno vinto, oggi, non hanno perso. Chi si oppone alle rinnovabili chiamatelo annientalista, paesaggista, estetista, amico delle trivelle, fate un po’ come vi pare. Ma ambientalista, vi prego, proprio no”.

In effetti, l’ambientalismo non è più quello di una volta. Fino a non molti anni fa, si riteneva comunemente (e forse era anche vero) che le rinnovabili fossero tecnologie costose e poco efficienti. La conseguenza era che le sole possibilità di ridurre l’impatto umano sulle risorse e sul clima erano cose piuttosto deprimenti, tipo risparmio, sacrifici, decrescita (sia pure “felice”) e cose del genere. Insomma, “ambientalista” faceva rima con “catastrofista”. Andava di moda dire che “bisogna cambiare il modello di sviluppo” anche se pochi potevano spiegare cosa voleva dire esattamente.

Ma oggi tutto è cambiato. L’energia rinnovabile è quella che costa meno in assoluto, e si sta diffondendo nel mondo a una velocità impressionante. Se seguite il dibattito vi accorgerete di come questa idea si stia diffondendo. E’ un’atmosfera di ottimismo che fino a pochi anni fa era impensabile, ma si comincia a pensare che le rinnovabili ci aprono una strada verso una transizione energetica che ci libererà finalmente dalla schiavitù dei combustibili fossili.

Certo, non tutti l’hanno ancora capito. Per esempio, i nuclearisti sono lì a balbettare cose tipo “ma l’intermittenza…”. Ma quello è un problema che si sta risolvendo rapidamente con il crollo dei prezzi delle batterie, oggi disponibili anche basate su elementi abbondanti ovunque, come il sodio. Qualcuno poi tira fuori qualche vecchia bufala tipo, “ma le terre rare…”. Non servono terre rare per l’energia fotovoltaica, e per quella eolica le si possono riciclare o se ne può anche fare a meno.

Ma, nonostante l’evidenza, i vecchi catastrofisti non muoiono mai e la resistenza contro le nuove idee rimane forte. Ho seguito la storia degli impianti eolici di Villore abbastanza in dettaglio, e sono rimasto impressionato dal livello di rabbia dimostrato dagli oppositori. Qualcosa di simile si sta sviluppando contro le auto elettriche, bersagliate da una campagna di denigrazione che ha portato l’Italia ad essere il fanalino di coda nel mondo occidentale rispetto alla loro diffusione. Questa opposizione potrebbe rallentare la transizione a sufficienza da metterci in grossi guai nel tentativo di contenere il riscaldamento globale che, anche quello, galoppa senza freni. Ma si può sperare che lo zoccolo duro delle idee antiquate sparisca gradualmente. La sentenza del Tar che dà il via libera agli impianti eolici del Mugello è un sintomo che questo potrebbe essere esattamente quello che sta succedendo.

Attenzione però che non è ancora il momento di cantare vittoria. Nonostante la crescita tumultuosa delle rinnovabili, siamo partiti tardi e la transizione energetica è ancora tutta da costruire. Tenete anche conto che non tutti hanno capito come stanno le cose e pensano che le rinnovabili ci permetteranno di continuare la crescita economica senza nessun limite. Questo non è possibile, le rinnovabili non possono produrre energia infinita e neppure rimediare ai danni prodotti da cose come la cementificazione, la deforestazione e l’avvelenamento dell’ecosistema. Ma possono produrre energia pulita che ci porterà in un mondo migliore. Chissà se non ci porteranno davvero quel “nuovo modello di sviluppo” che era usanza invocare una volta!

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