La vicenda Ilva è arrivata al dunque: Invitalia ha inviato mercoledì una lettera all’ad di Acciaierie d’Italia, la società di cui è socia insieme ad ArcelorMittal, chiedendo l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria. Adesso l’ad Lucia Morselli ha l’obbligo di rispondere entro 14 giorni: se non lo farà, Invitalia potrà chiedere al ministero delle Imprese e del Made in Italy di attivarla. E sul via libera del governo Meloni – che due giorni fa ha approvato un decreto ad hoc – non c’è alcun dubbio.
L’acciaieria di Taranto, insomma, ha il destino segnato. Il passo decisivo compiuto mercoledì dalla società controllata dal Mef – che ha il 38% di Acciaierie d’Italia – è stato comunicato ai rappresentanti sindacali dal sottosegretario Alfredo Mantovano e dai ministri – Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso e Marina Calderone – presenti all’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, come confermano a Ilfattoquotidiano.it fonti dei metalmeccanici presenti al vertice.
Di fronte a Usb, Fiom, Uilm e Fim, il governo ha riferito che due giorni fa ArcelorMittal – che rifiuta di partecipare a un aumento di capitale anche se dovesse scendere in minoranza dal 62% attuale – ha presentato istanza di composizione negoziata al tribunale di Milano, mentre era ancora in corso la trattativa per arrivare a un divorzio consensuale. Una mossa che è stata letta, è stato spiegato ai sindacati, come un tentativo di prendere tempo e creare disturbo. Da qui, l’accelerazione impressa da un lato da Invitalia con la lettera a Morselli e dall’altro dal governo che ha riscritto alcune norme dell’amministrazione straordinaria creando a suo avviso un “ombrello” per la vertenza che coinvolge circa 20mila lavoratori tra diretti e indotto.
Durante l’incontro con i sindacati, il governo ha spiegato come il decreto varato nell’ultimo Consiglio dei ministri intervenga per facilitare il subentro di un nuovo soggetto industriale e ha assicurato che somme già stanziate in favore di Invitalia per l’aumento di capitale (320 milioni di euro) verranno destinate alla dotazione di liquidità per l’amministrazione straordinaria, insieme a prestiti di durata quinquennale.
“Continuità produttiva, salvaguardia occupazionale, la cassa integrazione per accompagnare il percorso e misure per l’indotto sono la priorità”, hanno assicurato i ministri presenti con Calderone che si è soffermata su ammortizzatori sociali, verifica circa il numero dei dipendenti e l’assicurazione circa la salvaguardia del bacino occupazionale a iniziare da “interventi specifici” per le aziende dell’indotto che già ora vantano crediti per oltre 100 milioni di euro. E proprio le ditte che lavorano grazie alle commesse dell’Ilva che l’esecutivo ha detto di voler incontrare già venerdì per rassicurarle, visto che già in questi giorni sono iniziate alcune iniziative di protesta ai cancelli del siderurgico, destinati a continuare – se non a inasprirsi – nei prossimi giorni. Un clima caldissimo che riporta Taranto indietro di dodici anni, quando la procura sequestrò gli impianti.