In occasione dell’uscita nella giornata di oggi, 18 gennaio, del suo nuovo film “Pare Parecchio Parigi“, Leonardo Pieraccioni è stato intervistato dal Corriere della Sera. Tanti i temi trattati nel corso della chiacchierata. Dall’abbandono degli studi, passando per lavori che poco avevano a che fare con l’ambizione del regista e arrivando poi agli esordi e alla consacrazione ‘tra i grandi’ del mondo cinematografico italiano e non solo. Pieraccioni, si è inoltre soffermato a raccontare alcuni aneddoti sull’amico Massimo Ceccherini che, assieme a Nino Frassica, è uno dei tanti volti che compongono il cast dell’ultima uscita sul grande schermo.
“Ceccherini – ha raccontato Pieraccioni – è diventato una specie di prete laico, se ne sta arrampicato in un paesino sopra Pistoia, beve quasi solo acqua e vive in simbiosi con il suo cane. Ci dorme pure insieme. Dato che ha lavorato con Garrone alla scrittura di Io Capitano (attualmente nella short list per la candidatura agli Oscar) è terrorizzato dal fatto che dovrebbe lasciare il cane per non poterlo portare sul red carpet a Hollywood”, ha spiegato.
Qualche mese fa, lo stesso Ceccherini, intervistato sempre dal Corriere, aveva confessato i suoi problemi d’alcolismo e l’amore provato nei confronti del proprio cagnolino: “Ho debuttato a 25 anni, ho girato una cinquantina di film. Mi sono sempre mangiato tutti i soldi guadagnati. Quando mi ubriacavo era impossibile tenermi, Elena (la sua compagna) mi picchiava e fermava la bestia dentro di me. Picchia oggi picchia domani, il colpo di fulmine lo ebbi una notte. Ho bisogno quasi sempre della presenza di Elena, sono stato in Africa sul set di Gattone e mi sono fatto mettere WhatsApp per poter fare le videochiamate a lei e Lucio, il mio cane, perché non potevo portarlo nel deserto”.
Pieraccioni, infine, sostiene di aver notato un calo d’interesse da parte del pubblico nei confronti di un genere come la commedia: “Si è disaffezionato – ha detto -. La finestra per vederli si è accorciata, dopo tre mesi li hai comodo in casa, i film comici sono quelli che ne soffrono di più perché si pensa che i supereroi rendano di più sul grande schermo. Ma anche una risata da solo o tra 500 persone è un’altra cosa”.