Lettera di Chiara De Nuccio e Luca Campoli

Siamo al 16 gennaio 2024. Molti di noi docenti precari, pur andando a lavoro tutti i giorni da settembre/ottobre 2023, non hanno ancora ricevuto alcuna retribuzione da allora. Una vera vergogna per un Paese civile con una Costituzione.

Una Costituzione nella quale l’articolo 36 enuncia quanto segue: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“. Sì, ci stiamo vergognando di appartenere ad un Paese che viola la sua Costituzione. Un Paese che lascia i suoi lavoratori nello sgomento, nell’abbandono più totale, nella disperazione. Come si può vivere 5 mesi senza stipendio? Gli “eroi” precari lo sanno bene.

Forse a metà o alla fine del mese verranno erogati (finalmente) i pagamenti e gli arretrati. Un contentino? No, sono soldi che abbiamo guadagnato onestamente. La domanda è un’altra. Cosa comporta un ritardo del genere? Molti di noi hanno dovuto vivere di prestiti per tirare avanti, quindi vi lascio immaginare cosa ne sarà di questi soldi… Inoltre, questi pagamenti risultano super tassati e rientrano nell’anno fiscale successivo, non potendo usufruire delle detrazioni d’imposta con aliquota del 23%. Morale della favola: oltre il danno, la beffa!

Chi ci restituirà i terribili mesi precedenti? I danni morali, fisici, le ansie, le preoccupazioni, le mortificazioni, le umiliazioni, il Natale? In questi mesi quando non potevamo pagare una rata vi era una mora sul ritardo… Cosa c’è, invece, per lo Stato che ha ritardato 5 mesi? Tante domande e tante ingiustizie per noi docenti precari. Siamo stanchi di essere trattati in questo modo.

Noi facciamo lo stesso e identico lavoro degli altri, paghiamo le tasse come tutti. Perché non abbiamo gli stessi diritti? Non veniamo pagati tutti i mesi, non possiamo avere la carta docenti, abbiamo il timore di prendere giorni di malattia perché i pagamenti ritarderanno ancora di più. Non ci toccano i permessi studio, le ferie… Non siamo tutti uguali di fronte allo Stato? No, non lo siamo.

Meriteremmo una riformulazione del contratto, una malattia non decurtata al 50%, che non blocchi il contratto, permessi retribuiti… un trattamento come tutti! Ci si nasconde dietro le “supplenze brevi”, quando in realtà ricopriamo un anno intero attraverso svariati contratti, garantendo stabilità al sistema scolastico italiano!

Vi invitiamo a leggere tutte le tristi testimonianze dei nostri colleghi sul nostro gruppo Facebook “Noi precari senza stipendio e diritti!” per mostrarvi una vergogna tutta italiana!

Due dei migliaia di docenti precari italiani, Chiara De Nuccio e Luca Campoli

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