Un re malato, una monarchia fragile. La notizia del ricovero di Carlo III per una “procedura correttiva alla prostata”, artatamente diffusa ad un’ora da quella del ricovero e dell’intervento all’addome della principessa del Galles, lascia il Regno Unito raggelato. La notizia del ricovero, la prossima settimana, per intervenire su una patologia tipica della sua età, la prostata ingrossata, getta un’ombra sulla stabilità del suo regno e riaccende le incontrollate voci di abdicazione. Comprese quelle che, scrutando nell’occulto, citerebbero una profezia legata al suo ritiro dal trono per motivi gravi di salute.
Carlo III, in realtà, ha voluto rendere note le sue condizioni di salute per generare consapevolezza nel suo popolo e nei suoi coetanei circa la necessità di fare prevenzione, abitudine che, in effetti, in Gran Bretagna non è moto diffusa. Un gesto importante che ha voluto rovesciare il tavolo trasformando una situazione di crisi in un messaggio utile diretto ai sudditi: una opportunità. Ma per molti questo non basta e la strategia non ha funzionato rendendo insistenti i rumors che vedrebbero questo come il momento giusto per riflettere sulla vera necessità di lasciare. Le discussioni sulle piattaforme social sono accese.
E’ ancora fresca la memoria di una regina 94enne magra, sofferente e piegata da 70 anni di regno e da un brutto male. Il Paese ha amato Elisabetta II fino all’ultimo per il suo senso del dovere e la sua devozione, nonostante i grandi impedimenti fisici legati all’età e al suo stato di salute, ma il passaggio di consegne al futuro monarca avrebbe dovuto rappresentare uno slancio di energia ed nuovo afflato verso la modernità. Invece, a neanche anno dalla sua incoronazione, il nuovo re già mostra segni di cedimento, fisico. Chi conosce bene Carlo III sa che lui non ha la minima intenzione di mollare ciò che ha aspettato di conquistarsi per una vita, esattamente come fu per sua madre e per la bis-bis-bisnonna regina Vittoria che lasciò il trono solo con la morte.
Solo qualche giorno fa, Carlo aveva diffuso il suo ritratto ufficiale, quello del nuovo capo di stato da appendere in tutti gli uffici pubblici e nelle scuole del regno e del Commonwealth per sostituire quello di Elisabetta II che non c’è più. Ha dovuto aspettare di compiere 75 anni per vedere la sua faccia in quel posto, figuriamoci se pensa di lasciare l’incarico. Eppure, la notizia del suo ricovero, arrivata a ruota dopo quella del delicato intervento subito dalla futura regina, Kate, hanno acceso un faro sulla fragilità della corona.
Mai prima d’ora si era mostrata così precaria, così debole. Questa è anche la conseguenza del forte restringimento dei membri attivi e presentabili nel “quadro reale” che si affaccia sul famoso balcone di Buckingham Palace. Ridurre i costi, snellire la macchina e poi ritrovarsi con due figure così trainanti messe ko è un boomerang pericoloso, sopratutto se si aggiunge il fatto che il principe William ha praticamente annullato tutti i suoi impegni per stare accanto alla moglie in clinica e ai tre bambini, George, Charlotte e Louis a casa, a Windsor. Il lavoro quotidiano di rappresentanza ed impegni formali resta nella mani di pochi: Camilla e le instancabili principessa Anna e duchessa Sophie di Edinburgo, la moglie del principe Edoardo. Pochi, troppo pochi..