Dopo essere stato incoronato l'artista che ha venduto più dischi nel 2023 con “Il coraggio dei bambini”, Geolier si presenta sul palco del Teatro Ariston. È anche il primo artista assoluto ad esibirsi tre volte allo Stadio Maradona di Napoli
“Il Coraggio dei Bambini” è il secondo album di Geolier, cinque volte disco di platino e al primo posto della Classifica degli album più ascoltati nel 2023 in Italia su Spotify e della Classifica Top Album Fimi 2023. Con questi numeri da capogiro l’artista 23enne è entrato di diritto tra i Big al prossimo Festival di Sanremo con “I p’ Me, Tu p’ Te”, prodotto da Michelangelo, che porta con sé un messaggio importante: “Amare vuol dire anche accettare la fine di una storia, nel rispetto del partner”. Il brano ha tutte le carte in regola per convincere sia il Televoto che le giurie della stampa e della radio. Dopo due tour che l’hanno visto esibirsi nel 2023 con 4 date sold out al PalaPartenope, Geolier ha già annunciato i live per l’estate nei Festival più importanti e tre concerti allo Stadio Diego Armando Maradona: venerdì 21 (nuova data), sabato 22 (data che ha registrato il tutto esaurito in meno di due giorni) e domenica 23 giugno (anch’essa sold out).
Quanto ha contribuito la partecipazione di Lazza lo scorso anno a dire di sì a Sanremo?
Totalmente. Anzi spero che dopo la mia partecipazione vadano anche Guè e Marracash, sarebbe il mio sogno. La miglior rappresentazione del rap al Teatro Ariston.
“I p’ Me, Tu p’ Te” come nasce?
Nasce prettamente per Sanremo. Appena Amadeus mi ha concesso di cantare in napoletano sono corso in studio per inciderla. È un messaggio d’amore e di rispetto. Due persone capiscono di non amarsi più e decidono di non andare avanti per inerzia e intraprendere strade diverse di comune accordo.
Un messaggio un po’ in controtendenza forse rispetto a certi testi rap un po’ più “spinti”?
Io credo che i messaggi siano tutti importanti. Mi sento un giornalista….
In che senso?
Racconto quello che c’è in strada. Sono nato a Secondigliano, a Napoli, ho visto tante realtà. Ho visto tanti film e ascoltato tanta musica. Papà mi ha insegnato sempre a vedere, di un film, il finale. Quindi questo per dire che ho capito quello che non dovevo fare, sia guardando gli altri sbagliare che sbagliando io stesso.
Aspettative per Sanremo?
Può succedere di tutto. Ma sia che dovessi vincere o perdere quello che dovevo fare ho fatto: cantare in napoletano. Sento una grande responsabilità in questo momento ad esprimermi nel nostro dialetto, anche per il periodo storico che stiamo affrontando.
Come ti stai preparando?
Provo il pezzo tutti i giorni come fosse ‘quel’ momento. Faccio le prove e mi presento da solo (ride, ndr).
Napoli sta vivendo una seconda primavera sia dal punto di vista culturale che turistico. Te ne fai portavoce?
Il grande Massimo Troisi diceva: ‘Le persone di Napoli si sentono proprietarie di quello che esce da Napoli’. Verissimo. I miei concittadini mi trattano come uno di famiglia. Non posso immaginarmi in un’altra città perché Napoli ispira la mia artisticità sia per le cose belle che per le cose meno belle. ‘Mare Fuori’ e ‘Gomorra’ (serie che mi sono piaciute molto) hanno descritto una certa città, ma Napoli non è solo quella perché abbiamo davvero tante cose da raccontare ancora.
Rispetto ai tuoi colleghi che spesso citano i dati di vendite in una sorta di gara, stai sempre un passo indietro. Perché?
Non mi sento una bandiera. Certo, le vendite e il successo sono una cosa bellissima. Ma io e il mio team, che è la mia famiglia, abbiamo iniziato per un altro scopo e l’abbiamo raggiunto. Certo nemmeno avrei immaginato che sarebbe successo quel che è successo e, forse, non lo volevamo nemmeno. Dietro di me ci sono un sacco di famiglie che lavorano e io sento una certa responsabilità. Siamo un collettivo di 50 persone. C’è Geolier ma Emanuele (è il vero nome dell’artista, ndr) lavora per Geolier.
Cosa intendi quando dici che “quel che è successo non lo volevamo nemmeno”?
Il mio scopo era solo vivere di musica. A Secondigliano, a 8-9 anni, stavo a fare la minuteria per i lampadari. Stavo lontano dalla strada e mi rifugiavo nella musica. La musica, per le persone che non avevano un futuro, ha rappresentato una via di fuga.
Sempre a proposito di rap. Parliamo di dissing, l’ultimo è stato quello tra il tuo amico Luchè e Salmo. Te ne tieni lontano?
Ho molti amici in questo settore e sanno benissimo che non mi devono dissare.
Perché?
Perché sono il più bravo a fare rap è matematico. Una cosa di cui mi vanto. Sono fortissimo nel rap (ride, ndr).
Stai lontano anche dalla politica?
I ragazzi non credono più nella politica e nelle religioni. Credono solo agli atleti e agli artisti perché si rispecchiano in loro. Siamo più vicini a loro e non dico per la ricchezza, cosa che tra l’altro non mi riguarda perché vivo nel rione e se mi presentassi con i Rolex e il Ferrari sentirebbero che sono un ‘estraneo’. Intendo per quello che comunichiamo e che vogliamo trasmettere.
Hai messo a segno tre stadi Maradona di Napoli…
Un momento la terza data la apriamo non è detto che lo riempia (ride, ndr).
Scherzi a parte, come sarà il tuo concerto?
Sarà uno show che dedicherò alla mia città e a tutte quelle persone che hanno creduto in questo progetto. Per ora non ci sto pensando, ma l’emozione di quei tre stadi c’è. Diciamo che inizierò a caga**i sotto quando inizierò le prove (ride, ndr).
Se tu dovessi vincere Sanremo e arrivare all’Eurovision?
Faremmo la storia, cantando in napoletano. Potrei cambiare totalmente pezzo, ma nel caso preferirei portare lo stesso brano di Sanremo.