Caccia, liberi tutti. Ecco la proposta della Lega per stravolgere la legge: meno vincoli e stop al silenzio venatorio. E i richiami vivi diventano animali domestici
Caccia, liberi tutti. Ecco la proposta della Lega per stravolgere la legge: meno vincoli e stop al silenzio venatorio. E i richiami vivi diventano animali domestici
Ci aveva provato Fratelli d’Italia in un modo così maldestro da portare al ritiro della proposta di legge – che prometteva il fucile ai 16enni – nel giro di due giorni. Ora tocca alla Lega andare all’assalto della tanto detestata (dai cacciatori) 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio). E lo fa con una pdl, a prima firma Francesco Bruzzone (manco a dirlo, cacciatore), che è stata incardinata martedì 16 gennaio in commissione Agricoltura. E se il documento messo a punto dal partito di Giorgia Meloni – e fatto sparire dal ministro Francesco Lollobrigida – ricalcava una sorta di “paese dei balocchi” per le doppiette, quello del Carroccio – meno estremo – mantiene saldo il principio capitale: non disturbare il cacciatore. Che significa: meno regole, meno controlli, più spara-spara. Stravolgendo alcuni capisaldi della 157 e violando – almeno sulla carta – le direttive dell’Unione europea in materia di protezione della fauna selvatica. I punti più critici: i cacciatori potranno sparare in ogni forma consentita su tutto il territorio nazionale (anche col buio, con visori notturni); la stagione venatoria si allunga, vengono eliminati i limiti temporali di caccia fissati per ciascuna specie e, contestualmente, viene eliminato il silenzio venatorio (si potrà andare a caccia sette giorni su sette); le Regioni avranno più potere: i calendari non saranno più impugnabili di fronte alla giustizia amministrativa da parte delle associazioni ambientaliste; i richiami vivi passano da animali selvatici ad animali domestici, introducendo di fatto un’enorme sanatoria per chi non rispetta le leggi (bracconieri in primis).
CONFLITTO D’INTERESSI? – La proposta di legge di Bruzzone si compone di otto articoli. Nella presentazione, il deputato della Lega l’ha definita “sostenibile” e lontana “da certe iniziative propagandistiche dalle gambe corte che durano qualche giorno per poi fare una brutta fine (il riferimento è a Fratelli d’Italia, ndr)”. Tuttavia l’associazione Wwf fa notare come Bruzzone sia “in pieno conflitto di interessi”. Il motivo è che il deputato – che ha dichiarato pubblicamente (qui, a 35′) di essere “possessore” di richiami vivi (gli uccelli tenuti in gabbia e utilizzati per cacciare altri uccelli migratori) – si è preoccupato, nell’articolo 1, di escludere dalla nuova formulazione della 157/92 “la fauna omeoterma a fenotipo ancestrale, custodita in regime di detenzione e allevata in cattività da più di una generazione”. Tradotto: Bruzzone vuole far sì che i richiami vivi, da animali selvatici, vengano classificati come animali domestici. “In questo modo gli uccelli da richiamo non rientrerebbero più nella disciplina di tutela della fauna selvatica della 157/92 – spiega Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf – ed eliminando l’obbligo di munirli di un anello che attesti la provenienza da allevamento e non dalla cattura in natura, che è vietata, sarebbe impossibile qualsiasi controllo delle autorità competenti. In altre parole si fa un favore a tutti quei bracconieri che catturano migliaia di uccelli allo stato selvatico (o che li comprano all’estero, come raccontato da ilFattoQuotidiano.it) e che movimentano nell’illegalità, ogni anno, centinaia di migliaia di euro”. Gli uccelli da richiamo, in definitiva, non sarebbero più patrimonio indisponibile dello Stato: è come se si certificasse a priori che vengono tutti dagli allevamenti. Ed ecco che la sanatoria per chi non rispetta – o non ha rispettato – la legge è servita.
TUTTO IN MANO ALLE REGIONI– Una delle modifiche più controverse riguarda l’articolo 18 della 157. La nuova formulazione garantisce maggiori poteri alle Regioni, che da qui in avanti approveranno la “programmazione venatoria quinquennale” con legge regionale, e non più con un atto amministrativo. Ciò significa che le eventuali storture dei piani venatori – tradotto: i favori che ciascuna Giunta, di centrodestra o centrosinistra non fa differenza, elargisce ai cacciatori, per esempio posticipando la chiusura della stagione venatoria – non potranno essere impugnati dalle associazioni ambientaliste di fronte alla giustizia amministrativa. Non solo: la vigilanza scientifica dell’Ispra – organo che, seppur sotto il ministero dell’Ambiente, ha sempre mantenuto un certo grado di indipedenza – sulla bontà dei calendari venatori verrà sostituita da quella degli istituti venatori regionali che sarebbero, nei fatti, emanazione della politica. “Si tratta di un attacco diretto alle associazioni di protezione ambientale – continua Aiello – che in questi anni hanno portato alla luce la sistematica tendenza delle regioni di autorizzare la caccia a specie e in periodi vietati dalle leggi nazionali ed europee. Piuttosto che riconoscere i meriti di questa dispendiosa azione giudiziaria, la proposta punta a impedire alle associazioni di bloccare la caccia anche in casi di particolare gravità e urgenza”.
PURCHÉ SI CACCI – Allo stato attuale delle cose, il cacciatore deve scegliere che tipo di caccia praticare (vagante, di appostamento, con o senza richiami ecc.ecc.). Non solo, per poterla svolgere al di fuori della propria regione, deve ottenere un’autorizzazione. Con la modifica proposta dalla Lega, niente di tutto questo: si potrà praticare, ovunque in Italia, qualsiasi forma di caccia. “In questo modo – spiega Aiello – salterebbero due importanti principi della 157. Da una parte si vuole assicurare che il cacciatore abbia una specializzazione. Per esempio, se caccia fauna stanziale, è importante che la sappia riconoscere. Al contrario, se fa un po’ di tutto, come vorrebbe la proposta di legge del Carroccio, verrebbe meno la sua conoscenza e dunque aumenterebbero i rischi di arrecare danni a specie protette. Dall’altra parte, si vuole diluire l’impatto della presenza di cacciatori. La norma infatti consentirebbe a mezzo milione di cacciatori di praticare tutti la stessa forma di caccia occupando con i loro fucili le aree verdi a scapito di escursionisti, birdwatcher e della gente che, sempre più numerosa, ama stare all’aria aperta senza un fucile in spalla”.
E ancora: salta il silenzio venatorio, cioè i due giorni in cui, oggi, la caccia è vietata (martedì e venerdì). In questo modo, si potrà sparare sette su sette. E per gli ungulati – nonostante la convenzione di Berna sulla protezione della vita selvatica in Europa e la Direttiva habitat 93/43/CEE lo vietino – sarà possibile usare visori notturni (termocamere). “Come al solito tutto l’impianto di questa proposta di legge – dice Katia Impellittiere della Lac – mira a togliere ogni forma di tutela alla fauna selvatica e ad amplificare il depauperamento degli esemplari di specie selvatiche presenti sul territorio, elevando a dismisura il numero di giornate di caccia utili e le modalità di caccia. Peraltro il finto pretesto” adottato da Bruzzone relativo “al calo del numero di cacciatori negli ultimi 30 anni, è basato su dati fasulli e non tiene conto dell’impoverimento progressivo dei relativi habitat“.
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