Ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni, rispetto alla questione della recensione della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano e del presunto suicidio della signora Giovanna Pedretti, ma anche rispetto alla discesa agli inferi dell’influencer più influencer di tutte, Chiara Ferragni, ci dà la misura esatta di quanto i social e i mass media abbiano contribuito a creare un sistema profondamente disfunzionale. Tanto per cominciare, i giornali usano i social come fonti e le informazioni diffuse via social vengono riprese troppo spesso in modo improprio, senza approfondimenti del caso e molte volte, con la precisa intenzione di danneggiare o mettere in cattiva luce qualcuno. E’ il caso, ad esempio, della gogna mediatica riservata a Selvaggia Lucarelli e al suo fidanzato Lorenzo Biagiarelli, i quali hanno per primi sollevato dei dubbi riguardo l’autenticità della recensione pubblicata dalla signora Pedretti.

La cosa curiosa è che, come al solito, si cercano dei capri espiatori per evitare di analizzare con cura la questione, per provare ad andare un pochino al di là di un post su Facebook. E’ preferibile riprendere quel post, che ha generato una valanga di interazioni social e riproporlo sulla home del proprio giornale, aggiungendo qualche frase ad effetto e un pizzico di trending topic per essere sicuri di avere la stessa vagonata di click e di interazioni social. Poco importa se il post condiviso dalla sig.ra Pedretti presenta qualche evidente anomalia che andrebbe quanto meno verificata. L’unica cosa che conta davvero è che quel post sia diventato virale e come tale diventa oro colato. Viene diffuso a tappeto e la sua diffusione genera altra viralità, che genera click per la testata, che genera followers e like, che generano fama e soldi. Soldi e fama sono anche il fine ultimo, l’aspirazione più alta di tanti giovani e meno giovani che affidano ai social la loro intera vita.

Anche perché oggi, al contrario di qualche anno fa, la vita reale coincide con quella social. Non si viaggia più per il gusto di viaggiare, ma solo per pubblicare la foto che ottenga più like possibili. Non si va a mangiare in un ottimo ristorante solo per mangiare bene, ma per postare ogni singolo piatto che arriva al tavolo e accumulare interazioni e like. Non si va ad un concerto per ascoltare semplicemente gli artisti sul palco, si va per poter pubblicare sui social tutto il concerto, minuto per minuto, senza preoccuparsi troppo di assistere all’esperienza in prima persona, ma di guardarla attraverso lo schermo del telefonino. Perché un evento sia importante, è necessario condividerlo sui social e vedere quanti “mi piace” ha raccolto, perché la sua importanza per noi, dipende anche da quanto è importante per gli altri.

Il voyeurismo è parte determinante di questo sistema che si auto alimenta, il bisogno spasmodico di spiare, di entrare nelle vite degli altri, di sapere cosa mangiano, come e con chi dormono o vanno in vacanza, quanti soldi hanno e se ne hanno più di noi, quanto sono ingrassati o dimagriti, quanti figli hanno fatto e com’era l’abito nunziale. Ed è proprio grazie a questo sistema disfunzionale, io credo, che Chiara Ferragni e suo marito hanno costruito un impero e con esso la presunzione di essere onnipotenti, di avere il consenso popolare e politico ai loro piedi, di avere talmente tanta influenza sulle persone, da potersi considerare intoccabili. Solo che prima o poi, Icaro finisce per volare troppo vicino al sole, pensando di poterlo sfidare e il sole non lo perdona.

E così, anche qui, serve il puntuale intervento della solita non giornalista Lucarelli, per costringere la legge a fare il suo corso e provare a sgretolare il sontuoso castello di sabbia in quel di CityLife. Lucarelli solleva il dubbio lecito che la bontà d’animo di Ferragni e le sue encomiabili azioni di beneficenza non siano esattamente rivolte agli altri, ma a sé stessa. E se inizialmente per gli haters la strega cattiva Selvaggia era solo invidiosa della principessa Chiara, ora quella stessa principessa è indagata per truffa aggravata dalla Procura di Milano per pubblicità ingannevole. Gloria ad ogni costo, come si diceva.

E nello stesso sistema, navigava purtroppo anche la signora Pedretti, nell’ingenua convinzione che nessuno sarebbe mai andato ad indagare sulla veridicità delle sue dichiarazioni. Tutto l’epilogo è chiaramente triste e tragico, ma la sua strumentalizzazione per attaccare la Lucarelli e il suo fidanzato è nauseante. Tutti a puntare il ditino consumato dalla tastiera, tutti ad accusare la strega e a chiederne la morte sul rogo, ignorando che forse proprio questo sistema malsano ha indotto una ristoratrice di provincia a credere che grazie ai social la sua vita sarebbe cambiata. Modus operandi abbastanza condiviso anche da politica e giornali in Italia.

Un sistema insano, in cui se fai un colloquio di lavoro per fare il postino, puoi star certo che prima ancora di incontrarti – a meno che tu non sia raccomandato e anche in quel caso lo farà – chi ti dovrà colloquiare andrà guardare i tuoi profili social e in base a quelli deciderà se assumerti o meno. Perciò se il tuo ristorante ha una lodevole fama social di accoglienza e inclusione stai pur certo che avrai il pienone tutte le sere. Lo sapeva bene la povera signora Giovanna Pedretti, così come lo sa molto bene la principessa decaduta Chiara Ferragni, che si è sempre trovata pronta a sostenere cause che in quel preciso momento storico erano di tendenza, ad ergersi a paladina di questa o quella battaglia, a seconda dei periodi e dei trend.

C’è stato un momento in cui ho apprezzato il suo percorso, mi sembrava di trovarmi dinnanzi ad una ragazza scaltra e capace, qualcuno che fosse consapevole del proprio potere mediatico e che lo usasse positivamente, basandosi su questa consapevolezza. A lungo andare, mi sono accorta che la ragazza era molto scaltra, ma non altrettanto capace e questo ha evidenziato senza alcun dubbio, quanto il suo impero dorato fosse fondato sul nulla. Un nulla che i social hanno amplificato così tanto, da farlo diventare tutto, per moltissime persone, convinte che la vita di Chiara Ferragni e di tantissime altre influencer come lei, fosse la massima aspirazione cui tendere.

Purtroppo, tra tutti coloro che gravitano in questo sistema malato, c’è chi è in grado di rimanere lucido e di affrontare il risvolto della medaglia con una certa solidità e forza d’animo e chi invece soccombe, sovrastato dai sensi di colpa e dal peso delle aspettative. Senza contare che, molto spesso, chi soccombe non ha le possibilità economiche dei Ferragnez o della Lucarelli, che in ogni caso, possono affrontare querele e cause legali senza finire sotto i ponti. Perché, se è vero che di fronte ai problemi siamo tutti uguali, è vero altresì che non tutti abbiamo gli stessi strumenti per affrontarli.

Perciò, credo sia abbastanza inopportuno aprire una caccia alla strega o fare i giustizialisti della domenica solo quando ci scappa il morto, soprattutto se chi s’indigna poi è il primo che insozza di porcate o minacce di morte le bacheche altrui. Il famoso cane che si morde la coda, per l’appunto.

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