Il Comitato Olimpico Internazionale manifesta per l’ennesima volta una posizione contraria alla costruzione di una nuova pista da bob a Cortina per le Olimpiadi invernali 2026. Proprio nel giorno in cui il gruppo Pizzarotti ha presentato un’offerta per la realizzazione del nuovo progetto fatto preparare dal ministro Matteo Salvini, è arrivata a Cortina una lettera firmata da Kristin Kloster, presidente della commissione di coordinamento del Cio per Milano-Cortina 2026. E’ la risposta a una lettera di fine anno inviata da Marina Menardi, per conto del Comitato Civico di Cortina, che sottolineava le criticità del progetto. Si profila così un braccio di ferro a distanza tra il Cio e la coppia composta dal ministro Salvini e dal governatore Luca Zaia, fortemente determinati a rifare la “Eugenio Monti” ormai smantellata.
I contenuti sono già stati espressi in passato, ma il fatto che vengano ribaditi mentre è in corso la terza gara d’appalto, dopo che le prime due sono andate deserte nel corso dell’estate 2023, conferma l’attenzione che viene dedicata alla controversa e discutibile opera da 124 milioni di euro, di cui 82 milioni di base d’appalto per i soli lavori. “In linea con le raccomandazioni dell’Agenda olimpica 2020 – scrive Kloster – il Cio è stato inequivocabile riguardo al non costruire infrastrutture permanenti senza un piano di legacy chiaro e attuabile. Questa posizione è stata inizialmente identificata dalla Commissione di Valutazione come preoccupante, nel Report del 2019, ed è stata reiterata in continuazione nelle successive discussioni sulla sede di queste competizioni”. Poi rimarca l’inutilità di nuove “cattedrali nel deserto”. Anche se non cita l’impianto di Cesana Pariol per Torino 2006, chiuso dopo pochi anni, il riferimento riguarda anche l’unico impianto italiano esistente, ma dismesso. “Il Cio crede fermamente che l’esistente numero di piste per gli sport di scivolamento al mondo sia sufficiente per il numero di atleti e competizioni negli sport di bob, slittino e skeleton. Inoltre, come affermato durante le sessioni del Cio a Mumbai, solo piste già esistenti e funzionanti devono essere considerate, dati i tempi rimanenti molto stretti”.
Un paio di mesi fa la posizione era stata espressa in modo chiaro, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò, che in quella occasione aveva annunciato l’impossibilità del governo italiano di realizzare la nuova pista di Cortina per mancanza di costruttori e per lo scarso tempo a disposizione. Poi a dicembre era intervenuto Salvini con una proposta ridotta, che però potrebbe creare qualche problema sulla sicurezza.
Non a caso il Comitato Civico ha scritto: “Ci sono evidenti ragioni di sicurezza degli atleti e degli spettatori. Il nuovo progetto prevede, infatti, un drastico ridimensionamento dell’opera, lasciando la struttura nell’essenziale ed eliminando tutti quei lavori accessori che avrebbero mitigato l’impatto ambientale o che avrebbero garantito una minima legacy. Un impianto sportivo impoverito che dovrà addirittura essere completato dopo i Giochi Olimpici”. Aveva aggiunto che i costi di gestione “non sono coperti da alcun impegno formale da parte degli Enti pubblici o dei soggetti privati che ne sollecitano la costruzione, al punto che il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, ha dichiarato che il Comune rischia il default e che non dorme la notte per gli impegni firmati”.
Su questo punto il Cio assicura: “Garantire la sicurezza degli atleti e spettatori rispettando la timeline descritta nel dossier Milano Cortina 2026 è fondamentale. Riconosciamo l’importanza dell’omologazione e dei test events per garantire la sicurezza e un’efficace implementazione di tutte le misure necessarie per un’infrastruttura sportiva complessa, e per la sicurezza degli atleti”.