A due giorni dalla grana giudiziaria – con il sequestro di beni e immobili da 350mila euro in una indagine per corruzione – Christian Solinas ritira la sua ricandidatura alla guida della Regione Sardegna e il Partito Sardo d’Azione rientra nella coalizione di centrodestra. Una decisione frutto di una votazione unanime, maturata – si legge nel documento – “nell’interesse dei sardi e della Sardegna a vedere completati i percorsi di riforma e i programmi avviati”. Il governatore uscente, dunque, fa un passo indietro per “favorire l’unità e la continuità della formula politica di governo del centrodestra civico e sardista”. “Io personalmente rappresento ben poca cosa, il vero valore è questo partito, i suoi ideali e la sua storia. Al di là della mia persona penso che il progetto sia più grande e valga un impegno politico – aveva detto Solinas prima di sciogliere la riserva -. La continuità è un valore in generale e ancora di più dopo questi cinque anni tra i più complessi della storia autonomistica, ma abbiamo messo in campo provvedimenti che hanno tracciato una rotta, sarebbe un peccato segnare un punto di arresto, al di là della mia persona il progetto è più grande”.
Il provvedimento, chiesto dal pm di Cagliari, Giangiacomo Pilia, è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari Luca Melis. L’inchiesta riguarda la compravendita di una proprietà di Solinas e la nomina di Roberto Raimondi alla direzione generale dell’autorità di gestione del programma Eni-Cbc bacino del Mediterraneo. Nell’inchiesta, di cui si ha avuto notizia nel febbraio del 2023, il presidente sardo è indagato corruzione e riciclaggio.
Leader del Partito Sardo d’Azione, alleato della Lega, Solinas è stato senatore del partito di Matteo Salvini. Eletto al vertice della Regione Sardegna nel 2019, la sua ricandidatura per il centrodestra era in dubbio: da settimane, infatti, Fratelli d’Italia spingeva per accantonare il suo nome e candidare il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Una richiesta che ha arroventato i rapporti politici del partito di Giorgia Meloni con la Lega di Salvini, anche in riferimento ai nomi da candidare in altre regioni. Il nodo in Sardegna è rappresentato anche dalle vicende giudiziarie di Solinas: le ultime novità relative all’indagine della procura di Cagliari, dunque, possono rappresentare una grana per il governatore sostenuto dai leghisti.
Il presidente uscente comunque sottolinea con forza i risultati del suo governo sardista, il secondo dopo la svolta indipendentista dei primi anni Ottanta che portò Mario Melis, primo presidente dei quattro Mori, a guidare la Regione. Nel capoluogo la corsa si è aperta di fatto con il passo avanti, nel centrosinistra, dell’ex primo cittadino Massimo Zedda, che ha già annunciato di volersi candidare. Ma tra i sardisti non nega il suo interesse alla candidatura l’attuale assessore del Turismo Gianni Chessa, tra i consiglieri regionali più votati nella scorsa tornata, che a Cagliari ha un bacino favorevole. Ma non si esclude che il centrodestra possa candidare Alessandra Zedda, l’ex vicepresidente della Regione di Fi che puntava a una corsa da indipendente per le regionali, rientrata però nei ranghi con la scelta di Paolo Truzzu. Nell’altro campo, mentre tutte le forze sono impegnate a chiudere le liste, impresa non facile per molti, resta aperto il caso Italia Viva che nei giorni scorsi ha dato ufficialmente l’appoggio a Renato Soru per la corsa. Un appoggio accettato da Mr. Tiscali che però si è affrettato a negare l’esistenza di un’alleanza politica e ha annunciato che non ci saranno candidati di Iv nelle liste a suo sostegno. “Avevamo dato a Renato Soru la disponibilità a sostenerlo, anche con la candidatura della nostra coordinatrice regionale Claudia Medda. In ogni caso confermo che se fossi sarda voterei per Soru“, ha sottolineato oggi la coordinatrice nazionale del partito di Renzi, Raffaella Paita.