“È scesa la precarietà e sono aumentati i salari, quindi sia nel turismo sia in molti altri settori si sta verificando quel circolo virtuoso che permette di generare prosperità economica e contributo al Pil insieme all’ampliamento dei diritti dei lavoratori e miglior formazione”, ha detto Jordi Hereu, ministro spagnolo del Turismo, commentando una serie di dati positivi per il comparto, tornato ai livelli pre Covid con 80 milioni di turisti e “oltre 132.000” posti di lavoro in più a dicembre rispetto allo stesso mese dell’anno prima (+5,4%), con quasi 2,6 milioni di lavoratori, record assoluto nella serie storica del settore. Un risultato che il governo lega anche all’introduzione del salario minimo: da quando Pedro Sánchez è alla presidenza, il Salario Mínimo Interprofesional (Sim) è aumentato del 54%, dai 736 euro del 2018, agli attuali 1.134. L’ultimo aumento è di pochi giorni fa, ha aggiunto 54 euro lordi (+5%) ed è stato adottato nonostante la contrarietà delle rappresentanze datoriali. Un affare anche per l’erario, visto che all’aumento è collegato anche quello della soglia di esenzione dall’imposta sul reddito da lavoro, come il governo ha ricordato all’opposizione.

A festeggiare è soprattutto Sumar, il partito della ministra del Lavoro, Yolanda Díaz. “Ci hanno detto che avremmo distrutto posti di lavoro, ma si sbagliavano. La disoccupazione si è ridotta, l’economia si è rafforzata e la vita delle persone è migliorata. È la migliore politica contro la disuguaglianza”, ha scritto Sumar sui suoi account social. In una recente intervista, il socialista Hereu ha ribadito che il salario minimo “è stato assolutamente compatibile con la trasformazione economica, con la crescita economica”. Risultati che che il presidente Sánchez ha rivendicato anche al Forum di Davos, dove si è rivolto direttamente alle grandi aziende presenti al World Economic Forum. “Aiutateci a elevare il potere d’acquisto dei lavoratori”, ha detto, convinto che datori di lavoro e lavoratori “possono generare la transizione ecologica, nuovi diritti e allo stesso tempo crescita e sviluppo economico”.

Dal 2019 al 2023, gli occupati in Spagna sono cresciuti da 19,8 milioni a 21,08 milioni, mentre il tasso di disoccupazione è sceso dal 14% all’11,6%. Così il dibattito sugli effetti del salario minimo sta entrando in una nuova fase. Dalla sua introduzione, ogni aumento è stato accompagnato dalle critiche di politici, imprenditori ed economisti, preoccupati per le ricadute sul mercato del lavoro. Lo scorso ottobre, in un dibattito ospitato dal Consiglio generale degli economisti di Spagna, il moderatore José García Montalvo, economista dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona, ha però sgombrato il campo da alcune “leggende”. “Si dice che gli economisti si lamentino sempre degli aumenti del salario minimo, che non li considerino una cosa buona, ma è una falsità“, ha detto. “Non è più così da 30 anni. Abbiamo un premio Nobel che l’ha vinto per aver spiegato che lo Smi non distrugge i posti di lavoro – nel 2021, David Card, Joshua Angrist e Guido Imbens”.

Tra i relatori, il direttore di ricerca dell’area lavoro della Fundacìon de estudios de economìa aplicada (Fedea), Marcel Jansen, ha spiegato che il considerevole aumento del 2019, pari al 22%, “ha avuto un impatto considerevole sui salari più bassi ma piccolo sull’occupazione”. Secondo l’Ocse, l’aumento ha spinto il reddito medio mensile dei lavoratori coinvolti del 5,8%, mentre la loro occupazione si è contratta dello 0,6%, pari a circa 7.400 posti di lavoro a tempo pieno. La Banca di Spagna aveva stimato la distruzione di 180.000 posti di lavoro. Una valutazione “decisamente eccessiva”, secondo Jensen, che ha ricordato come l’aumento abbia contribuito alla diminuzione della disuguaglianza salariale. E tuttavia non consiglia altri aumenti. Con gli ultimi, il salario minimo spagnolo si è avvicinato al 60% del salario medio. “Il che ci colloca tra i Paesi europei con il Smi più alto”, ha detto, suggerendo di concordare con le parti sociali un percorso graduale, “che consenta di mantenere il potere d’acquisto dello strumento e valutarne l’impatto sul mercato del lavoro”. Parole dette prima del nuovo, recente aumento, di fronte al quale il 12 gennaio Jensen ha twittato: “Comprendo sempre meno i criteri del governo o meglio, della ministra del lavoro”.

Al contrario, c’è chi pensa che l’esecutivo debba continuare sulla stessa strada, puntando a stabilire per legge che il salario minimo non possa scendere sotto il 60% del salario mediano (la direttiva Ue 2041/2022 indica il 50%). E visto che l’obiettivo sembra all’orizzonte, si guarda oltre. Un moderato effetto negativo del salario minimo è stato osservato sulla quantità di ore effettivamente lavorate. Anche per questo nel governo c’è chi valuta di legare futuri aumenti dello Smi alla riduzione dell’orario di lavoro, come sostiene la ministra Díaz. Lo stesso ministro del Turismo, Hereu, ha assicurato che “l’aumento della produttività genera le condizioni” in cui si rende possibile “ridurre l’orario di lavoro” pur mantenendo il livello di sviluppo economico. Chissà che non ne parli anche con la ministra del Turismo italiana, Daniela Santanchè, che il 24 gennaio inaugurerà il padiglione Italia alla Fiera internazionale del turismo di Madrid (Fitur).

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