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Diritti - 20 Gennaio 2024
Disturbi alimentari, la protesta dopo il taglio dei fondi: “Le briciole del governo non bastano, curarsi non può essere un privilegio”
“I dieci milioni di euro annunciati dal ministro della Salute Orazio Schillaci? Sono soltanto briciole, non bastano. Curarsi non può essere un privilegio“. A rivendicarlo attivisti e associazioni riunite nella rete del Fiocchetto Lilla, che sostiene le famiglie delle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca), scese in piazza a Roma di fronte al ministero della Salute, così come in altre ventotto città in Italia per chiedere più fondi e strutture per la cura, ma soprattutto l’inserimento nei nuovi Lea dei disturbi del comportamento alimentare come capitolo autonomo”.
Il motivo? Il precedente fondo da 25 milioni di euro non è stato rinnovato nell’ultima manovra. E al di là delle promesse di Schillaci, che ha anticipato l’investimento previsto nel decreto Milleproroghe, le risorse sono considerate insufficienti, a dir poco. Anche perché, si spiega, già lo scorso anno lo stesso stanziamento non ha permesso di garantire cure e assistenza, considerate anche le lunghe liste di attesa.
Così l’unica salvezza per tante famiglie resta ricorrere al privato, con costi però spesso inaccessibili: “Una struttura residenziale privata costa dai 280 ai 300 euro al giorno e i ricoveri possano durare mesi e mesi”, chiarisce Maruska Albertazzi, attivista dell’associazione Fiocchetto Lilla. E ancora: “Ci sono famiglie di persone affette da disturbi alimentari che per poter farle curare si sono vendute casa”. Tradotto, serve – rivendicano le associazioni – una risposta dal pubblico. “Abbiamo bisogno di misure strutturali”.