Alberto Maria Benedetti, professore ordinario di diritto civile all’università di Genova, ex consigliere laico del Csm in quota M5s nella precedente consiliatura. Il vicepresidente Fabio Pinelli ha detto che il Csm “nell’ultima parte della consiliatura aveva perso la funzione propria che gli assegna la Costituzione, di alta amministrazione e non di impropria attività di natura politica. Non è la terza Camera”. Cosa risponde?

Sono molto preoccupato per le parole del vicepresidente del Csm che, a voler essere buoni, mostra di voler ridurre il ruolo del Consiglio a quello di un organo di bagatelle e carte bollate. Ancora più preoccupato perché, dicendo così, si è dimenticato che, nella scorsa consiliatura, si deve al presidente Mattarella un’azione costante per salvare l’istituzione e la dignità dell’intera magistratura, con momenti di grande impatto emotivo che rimarranno nella storia di questo Paese. Il vicepresidente ha detto che il Consiglio “faceva politica”. Mi pare dovrebbe leggere o rileggere saggi e volumi che lo aiuterebbero a comprendere meglio il ruolo e il senso dell’organo di cui è divenuto componente! Il Csm partecipa pienamente alle scelte politiche del Paese sulla magistratura, perché rappresenta un potere dello Stato, cui la Costituzione – a molti evidentemente non piace – assicura indipendenza e autonomia, soprattutto dal potere esecutivo: il Csm deve essere un protagonista, non un comprimario e, soprattutto, deve essere libero da condizionamenti esterni di qualunque genere.

Non è che le dichiarazioni del vicepresidente Pinelli sono coerenti con il contesto politico della maggioranza che sta varando riforme che imbrigliano i magistrati, cancellano reati, imbavagliano i giornalisti?

Mi auguro che l’avvocato Pinelli nella sua qualità di vicepresidente del Csm sia del tutto autonomo e indipendente della politica; il Csm sarà chiamato a esprimere pareri su questi progetti, in base ai parametri dell’efficienza della giustizia e secondo le direttive costituzionali. Ricordo a me stesso che i laici non rappresentano le parti politiche che li hanno indicati, ma sono la voce di tutto il Parlamento e, in definitiva, dei cittadini. Sono al Csm per portare una professionalità e una competenza diversa da quella dei togati, come vuole la Costituzione designandoli tra professori e avvocati. Non sono lì per realizzare i progetti di questa o quella parte politica.

Fuori dalla diplomazia le chiedo ancora: Pinelli ha avuto un momento di sbandamento o ha parlato con consapevolezza e in linea con la politica attuale?

Da un certo punto di vista la sua uscita sembra coerente con una certa politica che vuole ridimensionare l’autonomia della magistratura e quindi anche quella dell’organo che ne incarna l’indipendenza, appunto il Csm. Noto, in generale, che c’è un clima di diffidenza verso organi di garanzia e questo è un segnale preoccupante: anche il Csm è un organo di garanzia, per certi aspetti, e sarebbe improprio volerlo ridurre a organo di piccola amministrazione quotidiana o, peggio, di finti unanimismi. Se così fosse, sarebbe a rischio il disegno costituzionale che soprattutto i togati (ma anche i laici!) devono difendere strenuamente: bene hanno fatto i consiglieri togati a prendere le distanze da quella visione del Csm espressa dal vice presidente, bene fa l’Anm a discuterne, perché il Csm è organo nel quale si rispecchia l’autonomia di tutti i magistrati, tutti, senza distinzione. Mi faccia anche dire qualcosa sulla nostra difficilissima consiliatura. Il nostro Consiglio ha dibattuto su tutto, con plenum di altissimo livello, grazie anche a personalità importanti, sia del mondo togato che di quello laico. Per le note vicende, la nostra consiliatura, largamente rinnovata, è stata forse la più libera degli ultimi decenni.

La più libera mi sembra un’iperbole. Poi se andiamo all’insediamento, quindi prima del tristemente famoso dopocena all’hotel Champagne, non posso non ricordarle che il vicepresidente David Ermini è stato designato con un accordo politico dentro e fuori palazzo dei Marescialli e che la convergenza su di lei è saltata per questo…

L’elezione del vicepresidente necessariamente passa da un dialogo tra laici e togati, ricordo la frenesia di quei giorni in cui noi laici venivamo auditi costantemente dai togati che volevano farsi un’idea per l’elezione del vicepresidente. Si è scritto molto su come qualcuno aveva “puntato” sull’elezione di un vicepresidente amico o che credevano tale, lo abbiamo letto negli atti del caso Palamara. Ma so anche, però che, nel nostro quadriennio così complicato, David Ermini al di là della vicenda della sua elezione ha cercato di lavorare sempre e costantemente in armonia con il capo dello Stato, sempre cercando il dialogo con tutti i consiglieri, soprattutto nei momenti difficili.

Cosa ne pensa della scelta di Pinelli di votare per il procuratore di Firenze, anzi di essere decisivo per quella nomina nonostante fino a prima della sua elezione fosse l’avvocato di Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open di Matteo Renzi e coimputato proprio a Firenze dell’ex premier?

In linea generale penso che sia buona prassi che il vicepresidente si astenga nella più parte delle delibere del Consiglio ma ciascun vice presidente come ciascun consigliere interpreta il proprio ruolo in maniera diversa, evidentemente ha ritenuto che non ci fosse conflitto.

Ma lei al posto di Pinelli avrebbe votato?

Stando così le cose fossi stato al posto suo non avrei espresso il mio voto per quella nomina.

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