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Prete truffato: almeno 100mila euro dai conti correnti delle parrocchie nel Piacentino

Prete truffato: almeno 100mila euro dai conti correnti delle parrocchie nel Piacentino
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Spiegavano al prete che avrebbero restituito la cifra, raccontavano di difficoltà economiche e spese impreviste, chiedevano prestiti sostanziosi che non venivano poi restituiti. E così, nel Piacentino, in pochi mesi, alcune parrocchie hanno avuto uscite economiche di almeno 100mila euro. Le persone – ora indagate per truffa dalla Procura di Piacenza – sembra approfittassero sistematicamente della generosità e dell’ingenuità del parroco, incaricato di gestire le finanze della comunità insieme ad alcuni collaboratori. Collaboratori che non hanno potuto non notare le uscite dai conti correnti cospicue e sospette, e totalmente prive di spiegazioni. Spingendo così il prete a sporgere denuncia e lasciare l’incarico, in accordo con la Diocesi.

I raggiri, ricostruiti dal quotidiano Libertà, sono stati denunciati ai Carabinieri dallo stesso don, che ha spiegato di aver capito solo dopo mesi che si trattava di una vera e propria truffa, e che i soldi generosamente concessi nella convinzione che sarebbero stati restituiti erano andati perduti. Una volta capito che la sua buona fede era stata tradita, ha raccontato, ha chiesto aiuto ai carabinieri e informato la Curia. “Quanto accaduto – dice a Libertà don Giuseppe Basini, vicario della Diocesi – è motivo di grande sofferenza da parte della comunità, del sacerdote coinvolto e dell’intera diocesi. Si sta facendo il possibile per accompagnarli in questo momento di disorientamento e forte turbamento. Le indagini sono in corso, perciò richiedono il massimo riserbo“.

Non è la prima volta, negli ultimi mesi, che malintenzionati approfittano dei fondi delle chiese locali. In ultimo a Villatora di Saonara, nel Padovano, dove una parrocchia è stata colpita da una truffa informatica che ha causato la perdita di 162.600 euro. I cybercriminali in quel caso avevano sfruttato il metodo dello smishing, una tecnica che coinvolge l’invio di messaggi fasulli per convincere i destinatari a condividere dati sensibili o a effettuare transazioni finanziarie indesiderate.

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