Sono un soggetto difficile, impegnato ed impegnativo. Ho un’idea e un ideale politico ma per la sanità di tutti farei qualunque cosa, accetterei qualunque candidatura che portasse effettivamente alla possibilità di esprimere e di attuare almeno alcune delle idee maturate in decenni di impegno professionale e sociale al servizio dei cittadini, ancor più quando diventano pazienti.
Ho ben presente l’articolo 32 della Costituzione Italiana che recita fin dalle prime parole: “La Repubblica tutela la salute”; credo che spesso gli esponenti politici di qualunque parte politica se ne dimentichino. O fanno finta di parlarne solo per attirare voti verso il loro campo. Pronti a cambiarlo, e spesso a cambiare idea e maglia politica, una volta eletti. Non rispettano la volontà delle persone che hanno scritto il nome e cognome sulla scheda ma inseguono la possibilità personale ottenuta di essere non allontanati dal sistema. Un tradimento da condannare.
L’unica mia esperienza diretta politica è stata la consultazione comunale di Milano per l’elezione del sindaco nel 2011. Fui cercato tramite un paziente attivo nell’allora partito di Italia dei Valori che appoggiava l’elezione di Giuliano Pisapia. Dopo una piccola campagna elettorale basata solo sulle mie forze, con l’aiuto di mio nipote e dei suoi amici, dei social, che in quegli anni cominciavano a comparire e sulla spinta delle mie idee espresse per la prima volta a Report della Gabanelli, presi la bellezza di 147 voti che mi posero al quinto posto della lista che ottenne 15.145 voti (2,54%). Venne eletto solo il primo che nel giro di qualche mese cambiò puntualmente casacca per chissà quale offerta superiore al rispetto della volontà dei cittadini.
L’allora presidente emerito della Corte Costituzionale, che aveva perso le primarie, scrisse a Pisapia parlando di me, in una mail che io conservo gelosamente: “Non perdere questa risorsa”. Intendendo che io avrei comunque potuto fare l’assessore alla Salute, per le competenze e per il fatto che gli assessori sono nominati seppur non eletti. Non conosco il motivo ma l’assessorato alla Salute, da sempre presente, venne cancellato dalla giunta Pisapia e inglobato nel welfare adducendo che la sanità come gestione economica è regionale e quindi non aveva senso. Questo è vero come è vero che il sindaco è il garante della salute pubblica ed avere un medico nell’assessorato relativo avrebbe almeno potuto disturbare e controllare più direttamente il lavoro di quello regionale. Ma probabilmente avrei disturbato, invece, gli equilibri politici.
Così come avrei disturbato sia a sinistra che a destra nelle elezioni regionali lombarde del 2013. Venni contattato, sempre tramite persone che cominciavano ad apprezzare il mio impegno sociale anche tramite i miei scritti su questo spazio che era iniziato proprio dopo le elezioni comunali, sia da sinistra (“abbiamo scelto altro”) che, più insistentemente, da destra.
Arrivai ad essere inserito nella lista civica di appoggio a Maroni e invitato alla firma presso uno degli alberghi a me a cuore di Milano, il Grand Hotel et de Milan di via Manzoni dove morì il mio amato Giuseppe Verdi. Chiesi a Roberto Maroni e agli esponenti più in vista di allora, ed ora arrivati ai vertici, di poter condividere nel loro programma elettorale riguardante la sanità almeno una delle mie idee. Non mi risposero, non firmai e non firmai nemmeno nei giorni successivi contattato più volte prima della presentazione della lista. Non volevo obbligarli ma avrei voluto fargli capire che nelle elezioni regionali la sanità era fondante, come mi avevano fatto intendere a torto due anni prima, e che basarla solo su un argomento che attirava voti sicuramente, ma che non si sarebbe potuto attuare, era disdicevole: “Vede Onorevole Maroni, dissi al “banco dei testimoni”, dire che abbasserete i ticket come unico argomento di spicco per la sanità porterà voti ma continuerà a prendere in giro le persone che continueranno ad allontanarsi dalla politica. Perché vede se voi arriverete ad abbassare i ticket probabilmente le aziende farmaceutiche, per compensazione, ridurranno il numero di pastiglie contenute nella confezione come già accade ed io ne sono diretto testimone. Il ticket si compenserà con il maggior costo reale del prodotto. Occorre parlare di altro per essere onesti con i cittadini”.
Maroni vinse e non cambiò nulla, probabilmente nemmeno quei ticket che divennero il cavallo di battaglia. Anzi continuò inesorabile la svendita della sanità pubblica ai privati accreditati con il SSN di formigoniana intuizione.
Già Formigoni che ha gestito la Regione Lombardia per più di venti anni e che è stato condannato in via definitiva proprio per aver sottratto da quell’assessorato, che controlla circa il 75% degli introiti economici utili alla gestione regionale, milioni di euro, torna alla ribalta. Non tanto in diretta ma in differita.
È notizia di questi giorni che proprio il nipote di Formigoni è stato nominato come direttore amministrativo all’Ospedale Sant’Anna di Como. Non ho nulla da invidiare ovviamente alle maggiori capacità che sicuro la persona ha dimostrato di avere per essere nominato. Ma proprio per la indubbia preparazione professionale, e le conseguenti sicure offerte ben più blasonate che potrebbero capitargli, io credo che sarebbe bello che rifiutasse l’incarico.
Allontaniamo la politica dalla sanità. Affidiamo la difesa della salute a persone che ci mettano il loro vissuto. Solo così potremo salvare il nostro Sistema Sanitario Nazionale dallo sfascio che proprio la politica ha avviato anche in accordo con alcuni operatori sanitari che non hanno fatto nulla per opporsi.