La Brexit è stata “dannatamente giusta” ed “è un modello per la Germania, che si possano raggiungere decisioni sovrane come questa”. In un’intervista al britannico Financial Times, Alice Weidel, leader della AfD, ha affermato che l’Ue debba essere rifondata, in caso contrario anche la Germania dovrebbe lasciarla. Un’affermazione che arriva dal vertice di un partito che ha raggiunto il 22% nei sondaggi, mentre mancano ormai meno di sei mesi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Per Weidel, si deve eliminare un “deficit democratico” togliendo potere alla Commissione per ridarlo agli Stati membri, ma “se la riforma non è possibile, se non riusciamo a ripristinare la sovranità degli Stati membri dell’Ue, allora dovremmo lasciare che sia il popolo a decidere, come ha fatto il Regno Unito”.

Nel programma della AfD per le europee si asseriva già che l’Ue è un “costrutto non democratico e non riformabile” da sostituire da una nuova federazione delle nazioni europee, auspicando l’eliminazione dell’euro. E si dice che “è ovvio diritto di ogni popolo dell’Ue votare sulla permanenza nell’Ue, sull’unione monetaria e su altri progetti sovranazionali”, ma non veniva però prospettato così apertamente il “Dexit”. Weidel, secondo il quotidiano, si spinge quindi oltre la volontà dei propri stessi simpatizzanti. Un rilevamento fatto tra giugno e settembre 2023 dalla fondazione Konrad-Adenauer, vicina alla Cdu, ha registrato che il 55% degli elettori della AfD vorrebbe restare nell’Ue e solo il 45% sarebbe favorevole ad un’uscita, a fronte di un 10% registrabile in tutti gli altri partiti. In effetti, ha indicato Anne Hähnig della Die Zeit in un intervento alla Ard, si stima che appena un quarto degli elettori di AfD sia realmente di estrema destra, tre quarti la voterebbero però nonostante il partito sia manifestamente reazionario. Il suo seguito è espressione di una volontà di auto-isolare il Paese dai guai esterni, gli immigrati e la guerra, una protesta contro i partiti tradizionali a Berlino, così come a Bruxelles e contro la Nato, viste in modo facinoroso come incompetenti élite di comando.

In prospettiva, Weidel si è spinta a dichiarare al FT che la AfD non sarà al governo prima del 2029, ma poi potrebbe coalizzarsi con la Cdu, che col tempo soprattutto ad Est non potrà rifiutare “una maggioranza di destra”. L’attuale capo dei cristiano democratici Friedrich Merz lo ha peraltro escluso ancora domenica sera nel talk show di Caren Miosga sulla Ard. “Ci differenziamo fondamentalmente dalla AfD”, la CDU non è per un isolamento, l’uscita dall’Ue o dalla Nato. Il suo partito si troverà però già alle elezioni per il rinnovo del parlamento regionale della Turingia il primo settembre ad un bivio: alla luce dei sondaggi (posto che non vengano stravolti dalla discesa in campo della nuova Alleanza Sahra Wagenknecht e forse anche della costituenda Werte Union di Hans-Georg Maaβen) la AfD si attesterebbe al 36% seguita da Cdu al 20%, Linke (17%), Spd (9%), Verdi (5%) e Fdp (3%). Una maggioranza senza AfD o Linke sarebbe impossibile; resterebbe plausibile un governo di minoranza che dovrebbe ricercare appoggi esterni volta per volta. La Cdu dovrebbe ad ogni modo coalizzarsi con la Linke per individuare un governatore, per scongiurare che Björn Höcke (AfD) venga eletto con maggioranza semplice al terzo turno.

Alice Weidel nell’intervista, pur lasciando zone d’ombra, si è distanziata dal raduno di Potsdam di fine novembre 2023, in cui membri della AfD ed altri estremisti di destra hanno discusso piani di espulsioni di massa. Il deputato Bernd Baumann (AfD) ai microfoni della ARD ha assicurato che è solo una sporca campagna di delegittimazione. La notizia del raduno (per colmo tenutosi ad appena 7 km in linea d’aria dal luogo della Conferenza di Wannsee) ha mosso centinaia di migliaia di persone a manifestare in tutto il Paese in difesa della democrazia, e sono già annunciate ancora nuove dimostrazioni. I valori della AfD nei sondaggi, ciò nonostante, non paiono ancora crollare: resta seconda al 22% a livello nazionale, mentre nelle elezioni europee del maggio 2019 era ancora all’11%. L’ex ministro degli Interni Gerhart Baum (Fdp), che vide l’ascesa del nazismo, in un’intervista alla ARD ha però rimarcato che non si può tentennare, l’impegno europeista stesso, che la AfD nega, è nella Costituzione tedesca.

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