Eppure il cambiamento era dietro l’angolo: il mondo vecchio stava scomparendo e bastava una spallata per buttarlo giù. Erano gli anni operai delle assemblée, delle 150 ore retribuite in fabbrica per la licenza media e il testo faro di don Milani ‘Lettera a una professoressa’. Il terrorismo e le manipolazioni della sedicente rivoluzione proletaria. Il sospetto, col tempo, che tutto fosse giocato d’avanzo e che l’italico Paese, colonia degli Stati Uniti Vaticani, divenne preda scelta di manovre eversive delle stragi che avrebbero insanguinato banche, piazze, treni e stazioni. Credevamo che il cambiamento fosse una questione di stagioni.
Lo stesso accade da questa parte del mondo che si suole chiamare Sahel. Una spallata al mondo antico, nato, nutrito e perpetuato dal neocolonialismo, espressione della globalizzazione del mondo come mercato unico. I militari, non casualmente, hanno preso il potere con colpi di Stato in vari Paesi dell’Africa Occidentale, Centrale e altrove, spesso. Alcuni si sono camuffati da civili per perpetuarsi. Promettono pure loro un mondo nuovo, liberato da corrotti, faccendieri, venduti agli stranieri e dunque traditori della patria. Finalmente sono arrivati i buoni, i giusti e i giustizieri perché il mondo nuovo era dietro l’angolo.
Finché, in pieno processo di cambiamento o forse ancora fin dall’inizio, sono arrivati loro, gli impostori. Essi sono coloro che si “avvantaggiano con l’abituale ricorso alla falsità e alla menzogna”. Questo ed altro recita la definizione di questa parola così evocativa. Le imposture non datano d’oggi e nella storia recente di questo spazio dell’Africa Occidentale si chiamavano colonialismo. Un’impostura ammantata di una vernice di civilizzazione al sapore universale che doveva mettere in rilievo il ‘fardello dell’uomo bianco’, prototipo dell’umano da esportare ovunque. Venne poi l’indipendenza che apparve come l’unica verità della storia.
L’impostura è un “vistoso apparato di falsità e di menzogne, un raggiro”, secondo il dizionario consultato per la circostanza. Si è creata il suo spazio e ha preso in prestito l’idea e le possibilità della democrazia. Quest’ultima, spesso orientata e manipolata, non poteva che condurre allo sfacelo che la comunità internazionale e le sue istituzioni economiche classiche hanno concertato. I piani di aggiustamento strutturale degli anni 80 hanno costituito l’applicazione dell’impostura del sistema volta a normalizzare i recalcitranti per metterli alla scuola del capitalismo totale.
Quest’ultimo è la grande ‘trasformazione’ che regge buona parte del mondo da alcuni secoli ma in particolare da quando, come ben ricorda lo storico e sociologo Karl Polanyi, l’economia si è slegata dalla società. Per rapporti di forza asimmetrici, l’ha poi messa a suo servizio. Da allora l’economia ha trasformato le relazioni sociali, i sistemi di produzione e, appunto, imposto il mercato come unico pretesto della storia. L’impostura continua e si perpetua grazie ad un uso sempre più consistente di impostori che, con l’abituale ricorso alla menzogna, con-vincono.
Qui da noi, per fortuna, per scelta o per disegno divino, gli impostori sono di sabbia. Appartengono cioè all’universo che costituisce l’orizzonte del nostro mondo. Arriviamo dalla sabbia, nella sabbia viviamo e cresciamo e, prima o poi, dalla sabbia saremo accolti. Proprio quanto accade con le imposture, anch’esse condizionate dalla sabbia e che vengono, malgrado loro, smascherate dal vento. Un vento che il potere non riesce a fermare e che, con caparbia determinazione, smaschera col tempo come alleato, gli impostori che pensano di creare un mondo nuovo con false promesse.
Niamey, 21 gennaio 2024