C’è una prima denuncia per gli insulti razzisti rivolti al portiere Mike Maignan durante il match di Serie A tra Udinese e Milan. Uno degli autori degli insulti è stato individuato: è un 46enne della provincia di Udine, già conosciuto dalle forze dell’ordine. Le immagini delle telecamere dello stadio Bluenergy e della produzione televisiva non lasciano spazio a dubbi: ha ripetuto per 12 volte “ne*ro di m***a” rivolgendosi al portiere rossonero. È stato denunciato in stato di libertà e nel frattempo il questore Alfredo D’Agostino ha emesso un Daspo – divieto di accedere alle manifestazioni sportive – della durata di 5 anni. L’Udinese Calcio, come si legge in un comunicato del club, a invece deciso di bandire a vita il 46enne dal suo stadio.

Gli accertamenti della polizia – effettuati dal personale specializzato della Questura di Udine e dalla Digos – sono cominciate intorno alle ore 11 di lunedì mattina, quando gli agenti hanno ricevuto il girato effettuato dalle telecamere dello stadio dell’Udinese e le immagini raccolte invece dalla regia tv. Gli esperti si sono messi al lavoro e hanno individuato e identificato il primo tifoso che ha urlato espressioni razziste.

Approfondimenti sono in corso anche su altre due persone che si trovavano in un settore, sempre alle spalle della porta, ma leggermente discosti dal 46enne già denunciato. Proseguono quindi le indagini per identificare eventuali ulteriori responsabili. Anche loro rischiano l’indagine e un Daspo, mentre l’Udinese conferma la linea dura con lo stop all’ingresso nello stadio di casa a tempo indeterminato: “La società conferma il suo impegno contro il razzismo e ritiene fondamentale l’applicazione di misure forti per mandare un concreto messaggio contro le discriminazioni, non solo nel calcio, ma nella società. L’Udinese ringrazia la Questura di Udine per la collaborazione e conferma la sua fermezza nel colpire i responsabili degli insulti che infangano l’etica sportiva del club, della Regione, della città di Udine e di una tifoseria che, da sempre, sono un modello di integrazione e rispetto”.

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