L’Economic Survey dell'organizzazione parigina: "Tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi. Limitare i regimi speciali come la flat tax"
Mentre in Italia i partiti di destra salgono sulle barricate contro l’ipotesi di un’imposta sui grandi patrimoni, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel suo Economic Survey sull’Italia ribadisce che occorre spostare il peso della tassazione “dal lavoro alla proprietà e all’eredità, garantendo al contempo il mantenimento o l’aumento delle entrate”. Una scelta di questo tipo, oltre ad essere più equa, “renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita” che al momento “sta rallentando”, spiega l’Ocse. Smentendo quindi il rischio di tracolli evocato nei giorni scorsi dalla stampa governativa. In Italia, come è noto, la tassa di successione prevede al momento una franchigia elevatissima e l’erario non ne ricava quasi nulla. L’organizzazione parigina auspica, in aggiunta, una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi“. Sul fronte del contrasto alla povertà, altra faccia della medaglia, la richiesta è quella di “ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione – Adi), anche alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro”. Il governo Meloni ha invece escluso gli occupabili dalla misura, garantendo loro solo un sostegno temporaneo da 350 euro al mese per un anno riservato a chi frequenta corsi di formazione per l’avviamento al lavoro.
Crescita in rallentamento – In Italia “la crescita è stata resiliente, ma sta attraversando una fase di rallentamento”, emerge dal report, “in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie”. L’aumento dell’inflazione in seguito alla crisi energetica “ha eroso i redditi reali delle famiglie e l’inasprimento della politica monetaria della zona euro ha condotto a un rapido aumento dei costi di finanziamento per le famiglie, le imprese e le amministrazioni pubbliche”.
Il fisco e il catasto – “Vi è margine per ridurre l’erosione della base imponibile dell’imposta sul reddito, anche riducendo le spese fiscali e limitando la proliferazione di regimi speciali di imposte forfettarie“, annota l’Ocse nel capitolo sul fisco. “Lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate. Sarebbe altresì necessario aggiornare i parametri per il calcolo della base imponibile dell’imposta sugli immobili, tenendo conto dei relativi effetti distributivi”. Si tratta della revisione del catasto a cui il centrodestra è allergico, nonostante i valori attuali, non aggiornati, comportino pesanti disparità che favoriscono chi ha seconde case nei centri storici e nelle città turistiche. Tra le raccomandazioni anche l’eliminazione delle spese fiscali, cioè gli sconti e le innumerevoli detrazioni che si sono accumulati negli anni, “costose” e “che non hanno una giustificazione economica o distributiva, ad esempio limitando la copertura della detrazione per il coniuge a carico”. Il tutto alla luce del fatto che la quota delle imposte sul lavoro sul totale delle entrate è superiore a quella delle economie Ocse simili, mentre il gettito Iva e le imposte di successione sono inferiori, si rileva nel documento. E questo perché “una quota significativa delle entrate viene persa a causa dell’evasione fiscale”, mentre la base imponibile dell’imposta sul reddito “è erosa da costose detrazioni-deduzioni“. In parallelo occorre “continuare a contrastare l’evasione fiscale, anche continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti“.
Spesa pubblica e pensioni – L’Italia dovrebbe inoltre rivedere la spesa pensionistica con lo stop graduale agli schemi di anticipo e valutando interventi sulla tassazione delle pensioni d’oro retributive. “E’ necessario risparmiare sulla spesa pubblica” ed in questa cornice le pensioni rappresentano una quota importante della spesa complessiva. Nel breve termine, questo problema si potrebbe contenere il problema con “l’eliminazione graduale regimi di pensionamento anticipato. La parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate dovrebbe essere mantenuta nel breve termine, ma sostituita nel medio termine da una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi“. “Questo contributo di solidarietà”, scrive l’Ocse “potrebbe essere mantenuto fino a quando il reddito relativo dei pensionati non sarà allineato alla media Ocse”. Inoltre, prosegue l’organizzazione con sede a Parigi, “le prossime spending review – che attualmente si prefigge un risparmio annuo pari a circa lo 0,2% del pil – devono diventare più ambiziose”. Il consolidamento fiscale richiederà infatti “misure per limitare la crescita della spesa pubblica e migliorarne l’efficienza nei prossimi anni”. Bisogna “rendere più ambiziosi gli obiettivi di risparmio fiscale delle prossime spending review”, ribadisce ancora l’Ocse.
Il Pnrr – “I ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento pubblico previsti dal Pnrr rischiano di frenare la crescita”: è quanto si legge nel rapporto economico sull’Italia pubblicato oggi dall’Ocse. L’organismo internazionale con sede a Parigi ricorda che il governo italiano ha “adottato misure per accelerarne l’attuazione” ed evidenzia la necessità di “riorientare il Pnrr verso progetti di investimento di grande entità e gestiti a livello centrale che possono essere realizzati, come stabilito dalla revisione del Piano”. L’Ocse chiede inoltre all’Italia di “continuare ad ampliare il servizio di assistenza tecnica alle amministrazioni locali e ad incrementare l’assunzione di personale specializzato”.
Il debito e le scelte da fare – Il debito pubblico italiano “è tra i più più alti dei paesi Ocse, limitando il margine della politica fiscale”, sottolinea l’Ocse, aggiungendo che le “pressioni fiscali legate all’invecchiamento della popolazione, ai costi del servizio del debito e alla transizione climatica, rendono necessarie riforme fiscali e di spesa per riportare il debito pubblico su un percorso più prudente”. In base alle stime Ocse il debito pubblico si attesterà al 141,4% nel 2023, al 141,4% nel 2024 e al 140,5% nel 2025. Da qui la raccomandazione al governo a “consolidare costantemente le finanze pubbliche a partire dal 2025 per riportare il debito su un percorso più prudente”. La spesa pubblica per i costi legati all’invecchiamento e per pagare gli interessi sul debito “dovrebbe aumentare di circa il 4,5% del pil tra il 2023 e il 2040. Ulteriori pressioni sulla spesa potrebbero derivare dalla transizione climatica“. Sarà dunque necessario “un aggiustamento fiscale sostenuto per un certo numero di anni per riportare il rapporto debito/pil su un percorso più prudente, per far fronte ai costi futuri e per conformarsi alle regole fiscali dell’Unione Europea”.
Il lavoro – “I tassi di occupazione sono bassi, in parte a causa di una debole presenza di incentivi finanziari che inducano i percettori di prestazioni sociali ad accettare un impiego”, secondo l’Ocse, “e la povertà è superiore alla media dell’Ocse”. In generale “la partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro è tra le più basse della zona dell’Ocse”. Le prospettive dei giovani “potrebbero essere migliorate potenziando gli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) mentre la partecipazione delle donne al mercato del lavoro potrebbe essere rafforzata ampliando in misura considerevole la copertura dei servizi per la cura della prima infanzia, nonché aumentando ulteriormente gli incentivi per il congedo di paternità”.