Sangiuliano si appropria di Gramsci. E c’è pure l’assist di chi lo contesta
Il 22 gennaio 1891, ad Ales, nel cuore della Sardegna, nasce AntonioGramsci. E in questi giorni sulla stampa italiana Gramsci, solitamente dimenticato e occultato, è tornato a far parlare di sé.
Ma no, non è merito di chi dovrebbe esserne erede e invece l’ha messo in soffitta ormai da tempo. Di chi si è privato di un riferimento che sarebbe utilissimo per navigare in tempi di crisi. Quella che Gramsci nel 1930, dal carcere, scriveva consistere “nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.
Il ritorno di Gramsci nasce in realtà da un’iniziativa per apporre una targa commemorativa presso la clinica Quisisana di Roma. Lì dove il 27 aprile 1937 esalò il suo ultimo respiro. Ancora prigioniero dello Stato fascista, che l’aveva incarcerato nel 1926. L’obiettivo del regime, al momento dell’arresto, era “impedire a questo cervello di funzionare per venti anni”, come ebbe a terminare la sua requisitoria Isgrò, pubblico ministero del “Processone” contro Gramsci e compagni.
All’iniziativa di una targa in memoria, a sorpresa, si è associato anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’ex direttore del telegiornale del Tg2 (fino all’esito delle elezioni del 25 settembre 2022) ha motivato per iscritto il perché, con una lettera al Corriere della Sera. Il 17 gennaio ha scritto che il suo è il “riconoscimento che si deve alla vicenda umana e culturale di un grande intellettuale. Gramsci è parte attiva della dialettica del Novecento e fondamentale attore dell’ideologia italiana”. E continua: “Gramsci corregge il marxismo classico e lo apre al popolo-nazione e soprattutto al valore della storia valutata secondo la ‘coscienza contemporanea’, riconoscendo lo storicismo di Benedetto Croce”. Insomma, Sangiuliano prova a recuperare Gramsci come intellettuale “italiano”, come parte della cultura nazionale e per certi versi espressione di quell’idealismo il cui massimo esponente fu Benedetto Croce.
Al di là del fatto che Sangiuliano sembra averci capito poco – a partire dall’uso della categoria di “nazionalpopolare” che deve averlo fatto andare in brodo di giuggiole perché laddove Meloni & co. sentono “nazione” si immaginano qualche proto-fascista – l’operazione del Ministro, come di altri prima di lui, è la sterilizzazione, se non lo svuotamento, del portato di rottura di Gramsci.
Se Gramsci è un intellettuale – e certamente lo è – è un intellettuale di tipo nuovo. Che ha come obiettivo la trasformazione dell’esistente, la rottura rivoluzionaria. Di qui, la pagina biografica che per Sangiuliano è quasi uno sfortunato incidente di percorso (“Certo, fu il fondatore del Partito Comunista […] ma questo non deve fare velo a un’analisi oggettiva e libera del suo pensiero”), è al contrario fatto tutt’altro che casuale e secondario. Senza un Gramsci militante, partigiano, protagonista della battaglia delle idee – senza un Gramsci comunista – semplicemente non c’è più Gramsci.
C’è chi, però, di questo goffo tentativo di appropriazione di Gramsci da parte dell’ultradestra non è per nulla contento. Non gli eredi del Pci, ma alcuni liberali di casa nostra. Dalle colonne del Corriere della Sera, il giornalista AntonioPolito, un passato nel Pci prima di abbracciare la “Terza Via”, imputa a Sangiuliano il fatto che “nel pantheon [delle destre] un liberale non c’è mai. Forse sarebbe giunta l’ora di celebrare un liberale, uno qualsiasi”. Insomma, perché andare a ripescare Gramsci, quando Sangiuliano avrebbe a disposizione un Croce?
La risposta la dà lo stesso Polito, di fatto rifacendosi alla teoria degli opposti estremismi oggi tanto in voga e suggerendo improbabili punti di contatto tra uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia e l’ultradestra meloniana. Scrive, infatti, che se ai tempi di Gramsci “ci fosse stata la Rai, siamo sicuri che le avrebbe dedicato la stessa attenzione che oggi le presta la nuova destra per ‘riequilibrare’, come ha detto la premier in conferenza stampa, decenni di ‘egemonia di sinistra’”. Quella che forse nelle intenzioni di Polito è un’accusa, si rivela, in realtà, un omaggio all’ultradestra di Governo.
Se per Gramsci l’egemonia è l’estensione degli interessi di una delle classi in lotta sulle altre classi (o su frazioni di esse) ed è un sistema di potere che si costruisce attraverso “apparati egemonici”, le destre hanno appreso la lezione meglio dei presunti eredi del Pci. E oggi vanno all’assalto di uno di quegli “apparati egemonici”: i media (ma non solo). Attraverso di essi, dalle tv private berlusconiane alla Rai pubblica, controllata dal Governo, si sono date l’obiettivo di costruire, diffondere e puntellare una propria “egemonia”. Se ce la faranno è tutto da vedere. E la causa ultima non è tanto la scarsa qualità della classe dirigente dell’ultradestra, quanto la crisi che investe la classe di cui è espressione. Una crisi che significa assenza di visione e incapacità di prefigurare un orizzonte condiviso verso cui muoversi.
La riapertura del dibattito su Gramsci può essere un’opportunità. Per chi vorrà coglierla. Certo, di fronte a un’ultradestra che vorrebbe parzialmente appropriarsene anestetizzandolo, espungendo il suo carattere rivoluzionario, la risposta non può essere quella dei progressisti, che fanno finta di niente e lo lasciano in soffitta. Gramsci è studiato in tutto il mondo e dimostra di avere ancora la freschezza necessaria a interpretare il presente (per cambiarlo). È ora di mettere fine al paradosso che lo vede quasi sconosciuto nell’Italia che gli diede i natali. Prendendolo in mano potremmo scoprire non solo elementi utili a comprendere e combattere l’ultradestra, ma anche a costruire gli strumenti – teorici e concreti – necessari a chi vuole osare costruire l’“ordine nuovo”.
A partire da quella “egemonia” che non è mera occupazione delle istituzioni culturali e mediatiche. Né tantomeno semplice produzione di “consenso”. Non c’è egemonia alcuna senza forza materiale nella società. Laddove le pratiche discorsive vengono spacciate quasi per divinità in grado di generare nuovi mondi, Gramsci ci ricorda l’imprescindibilità della forza materiale. La produzione di egemonia non è la gara oratoria tra due squadre di novelli sofisti, non è questione di linguaggio, ma fatto essenzialmente politico.
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La Redazione
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".
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Giuliano Granato
Portavoce di Potere al Popolo
Politica - 22 Gennaio 2024
Sangiuliano si appropria di Gramsci. E c’è pure l’assist di chi lo contesta
Il 22 gennaio 1891, ad Ales, nel cuore della Sardegna, nasce Antonio Gramsci. E in questi giorni sulla stampa italiana Gramsci, solitamente dimenticato e occultato, è tornato a far parlare di sé.
Ma no, non è merito di chi dovrebbe esserne erede e invece l’ha messo in soffitta ormai da tempo. Di chi si è privato di un riferimento che sarebbe utilissimo per navigare in tempi di crisi. Quella che Gramsci nel 1930, dal carcere, scriveva consistere “nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.
Il ritorno di Gramsci nasce in realtà da un’iniziativa per apporre una targa commemorativa presso la clinica Quisisana di Roma. Lì dove il 27 aprile 1937 esalò il suo ultimo respiro. Ancora prigioniero dello Stato fascista, che l’aveva incarcerato nel 1926. L’obiettivo del regime, al momento dell’arresto, era “impedire a questo cervello di funzionare per venti anni”, come ebbe a terminare la sua requisitoria Isgrò, pubblico ministero del “Processone” contro Gramsci e compagni.
All’iniziativa di una targa in memoria, a sorpresa, si è associato anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’ex direttore del telegiornale del Tg2 (fino all’esito delle elezioni del 25 settembre 2022) ha motivato per iscritto il perché, con una lettera al Corriere della Sera. Il 17 gennaio ha scritto che il suo è il “riconoscimento che si deve alla vicenda umana e culturale di un grande intellettuale. Gramsci è parte attiva della dialettica del Novecento e fondamentale attore dell’ideologia italiana”. E continua: “Gramsci corregge il marxismo classico e lo apre al popolo-nazione e soprattutto al valore della storia valutata secondo la ‘coscienza contemporanea’, riconoscendo lo storicismo di Benedetto Croce”. Insomma, Sangiuliano prova a recuperare Gramsci come intellettuale “italiano”, come parte della cultura nazionale e per certi versi espressione di quell’idealismo il cui massimo esponente fu Benedetto Croce.
Al di là del fatto che Sangiuliano sembra averci capito poco – a partire dall’uso della categoria di “nazionalpopolare” che deve averlo fatto andare in brodo di giuggiole perché laddove Meloni & co. sentono “nazione” si immaginano qualche proto-fascista – l’operazione del Ministro, come di altri prima di lui, è la sterilizzazione, se non lo svuotamento, del portato di rottura di Gramsci.
Se Gramsci è un intellettuale – e certamente lo è – è un intellettuale di tipo nuovo. Che ha come obiettivo la trasformazione dell’esistente, la rottura rivoluzionaria. Di qui, la pagina biografica che per Sangiuliano è quasi uno sfortunato incidente di percorso (“Certo, fu il fondatore del Partito Comunista […] ma questo non deve fare velo a un’analisi oggettiva e libera del suo pensiero”), è al contrario fatto tutt’altro che casuale e secondario. Senza un Gramsci militante, partigiano, protagonista della battaglia delle idee – senza un Gramsci comunista – semplicemente non c’è più Gramsci.
C’è chi, però, di questo goffo tentativo di appropriazione di Gramsci da parte dell’ultradestra non è per nulla contento. Non gli eredi del Pci, ma alcuni liberali di casa nostra. Dalle colonne del Corriere della Sera, il giornalista Antonio Polito, un passato nel Pci prima di abbracciare la “Terza Via”, imputa a Sangiuliano il fatto che “nel pantheon [delle destre] un liberale non c’è mai. Forse sarebbe giunta l’ora di celebrare un liberale, uno qualsiasi”. Insomma, perché andare a ripescare Gramsci, quando Sangiuliano avrebbe a disposizione un Croce?
La risposta la dà lo stesso Polito, di fatto rifacendosi alla teoria degli opposti estremismi oggi tanto in voga e suggerendo improbabili punti di contatto tra uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia e l’ultradestra meloniana. Scrive, infatti, che se ai tempi di Gramsci “ci fosse stata la Rai, siamo sicuri che le avrebbe dedicato la stessa attenzione che oggi le presta la nuova destra per ‘riequilibrare’, come ha detto la premier in conferenza stampa, decenni di ‘egemonia di sinistra’”. Quella che forse nelle intenzioni di Polito è un’accusa, si rivela, in realtà, un omaggio all’ultradestra di Governo.
Se per Gramsci l’egemonia è l’estensione degli interessi di una delle classi in lotta sulle altre classi (o su frazioni di esse) ed è un sistema di potere che si costruisce attraverso “apparati egemonici”, le destre hanno appreso la lezione meglio dei presunti eredi del Pci. E oggi vanno all’assalto di uno di quegli “apparati egemonici”: i media (ma non solo). Attraverso di essi, dalle tv private berlusconiane alla Rai pubblica, controllata dal Governo, si sono date l’obiettivo di costruire, diffondere e puntellare una propria “egemonia”. Se ce la faranno è tutto da vedere. E la causa ultima non è tanto la scarsa qualità della classe dirigente dell’ultradestra, quanto la crisi che investe la classe di cui è espressione. Una crisi che significa assenza di visione e incapacità di prefigurare un orizzonte condiviso verso cui muoversi.
La riapertura del dibattito su Gramsci può essere un’opportunità. Per chi vorrà coglierla. Certo, di fronte a un’ultradestra che vorrebbe parzialmente appropriarsene anestetizzandolo, espungendo il suo carattere rivoluzionario, la risposta non può essere quella dei progressisti, che fanno finta di niente e lo lasciano in soffitta. Gramsci è studiato in tutto il mondo e dimostra di avere ancora la freschezza necessaria a interpretare il presente (per cambiarlo). È ora di mettere fine al paradosso che lo vede quasi sconosciuto nell’Italia che gli diede i natali. Prendendolo in mano potremmo scoprire non solo elementi utili a comprendere e combattere l’ultradestra, ma anche a costruire gli strumenti – teorici e concreti – necessari a chi vuole osare costruire l’“ordine nuovo”.
A partire da quella “egemonia” che non è mera occupazione delle istituzioni culturali e mediatiche. Né tantomeno semplice produzione di “consenso”. Non c’è egemonia alcuna senza forza materiale nella società. Laddove le pratiche discorsive vengono spacciate quasi per divinità in grado di generare nuovi mondi, Gramsci ci ricorda l’imprescindibilità della forza materiale. La produzione di egemonia non è la gara oratoria tra due squadre di novelli sofisti, non è questione di linguaggio, ma fatto essenzialmente politico.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".