Cronaca

Senza fissa dimora, nei primi 22 giorni dell’anno morte 30 persone. “Ma su povertà e politiche abitative manca una strategia”

Il bollettino è quello di una strage, continua e silenziosa: Nei primi 22 giorni dell’anno trenta persone hanno perso la vita: sono i senza fissa dimora: soprattutto uomini, giovani, quasi tutti migranti, morti in strada per un malore, in un rifugio di fortuna, in carcere o ammazzati. Una ferita che conoscono bene solo le associazioni che fanno parte della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora o la Comunità di Sant’Egidio, che puntano il dito contro la politica “distratta”: “Quello della povertà – spiega Cristina Avonto, presidente della Fio.Psd – è un tema completamente abbandonato dal governo. Si pensa a realizzare il ponte sullo stretto di Messina ma non c’è una minima attenzione, una strategia, una visione sulle politiche abitative. Dopo il ministro Giuliano Poletti (al dicastero del lavoro e delle politiche sociali con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, premier ndr) non ci sono più stati fondi dedicati alle persone che vivono ai margini. Le scelte di questa maggioranza non stanno dando alcun sostegno e non lavorano sull’eliminazione della forchetta tra poveri e ricchi. Basti pensare alla riforma del Reddito di cittadinanza, alla precarizzazione del lavoro, alla questione della paga oraria minima. Siamo lontani anni luce da una seria riflessione sulle politiche per la casa”.

Avonto non ha solo critiche ma proposte concrete: “Penso alla creazione di incentivi per i privati affinché recuperino le case vecchie, a garanzie per gli affitti alle persone più povere. Chi è sulla strada riesce a trovare da mangiare ma l’alloggio resta un problema. Manca persino un dialogo con questo governo su questi temi”. La numero uno della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora non ne fa una questione ideologica: “Abbiamo sindaci di destra e di sinistra coi quali riusciamo a lavorare, che investono anche fondi propri. Ma è totalmente assente Roma”.

Per il mondo del volontariato spesso sono persone con un volto e una storia. Le loro storie sono le più diverse, quel che li accomuna è il finale. Di molti di loro avevamo già parlato nei giorni scorsi. A Modesto, un uomo di circa sessant’anni che viveva alla stazione di Foggia e agli nove clochard morti nei primi giorni dell’anno, si sono aggiunti Amrik Singh, 41 anni vittima di violenza per strada, scomparso in ospedale a Reggio Emilia. E poi Michelle, 7 anni, folgorata nella sua roulotte a Giugliano in Campania; Daniel, cittadino polacco che ha perso la vita dopo un malore su un marciapiede; Mohmoud, marocchino, suicidat in cella a Napoli; Adrian, 57 anni, rumeno, anch’egli spirato per strada a Milano così come Nicola, 46enne e Margin, 43 anni, polacco, ucciso. A loro si aggiungono i tanti di cui nemmeno si conosce l’identità: un nigeriano di 34 anni investito da un treno sui binari a Roma; un marocchino scomparso a Figline Valdarno in una casa abbandonata; un rumeno di 57 anni trovato senza vita a Canicattì e tanti altri.

“Sono soprattutto i migranti a morire – sottolinea Avonto – tra i senza fissa dimora perché sono spesso quelle persone destinate a restare irregolari che non possono nemmeno accedere ai servizi di bassa soglia o che si nascondono dove possono per non paura di essere rimandati nei loro Paesi. Le politiche restrittive di questo Governo hanno fatto un danno incredibile”.