“Inizia a vedersi un po’ di luce in fondo al tunnel” scrive Roberto Salis, dopo aver appreso che la diplomazia si muove per sua figlia Ilaria, detenuta da un anno in Ungheria in condizioni degradanti, con l’accusa di aver aggredito due estremisti di destra in occasione del Giorno dell’Onore. Le parole del padre di Ilaria Salis seguono quelle del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che ieri, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, ha dichiarato di aver sollevato con il collega magiaro “il problema della nostra connazionale in carcere in Ungheria, chiedendo che le venga riservato un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona ed eventualmente, trovare soluzioni alternative alla detenzione in carcere come gli arresti domiciliari”.
Oltre a denunciare le condizioni disumane in cui Ilaria vive, la famiglia chiede che il governo si adoperi per il rimpatrio della figlia, affinché possa attendere in Italia, in condizioni dignitosi, lo sviluppo della faccenda giudiziaria.”Ho sentito Ilaria questa mattina, è molto speranzosa che finalmente tutta questa attività di sensibilizzazione sul suo caso, che stiamo portando avanti, abbia qualche effetto”, conclude Roberto Salis.
Lunedì, i legali Eugenio Loasco e Mauro Straini partiranno alla volta dell’Ungheria per il processo, previsto il 29 gennaio. I difensori hanno detto di non essere a conoscenza di trattative diplomatiche, ma hanno confermato che l’obiettivo è sempre stato quello di riportare Ilaria a casa. La donna, per un’accusa di lesioni, nemmeno gravi, rischia una condanna fino a 24 anni, in base a una serie di aggravanti contestate dalle autorità magiare.