È risaputo che il mondo della danza sia uno dei più competitivi, fatto di disciplina e sacrifici sia sul palco che al di fuori del teatro. È ciò che è accaduto con estreme conseguenze a Eleonora Abbagnato, ballerina, attrice e direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nell’ottobre 2016 l’ex étoile ha ricevuto la prima lettera, scritta a mano e senza firma, in cui si chiedeva ai vertici della Fondazione di prendere provvedimenti contro di lei. “Questa maledetta donna usa l’ente a suo uso e consumo – si leggeva nella missiva – Mandala via subito! Insieme al suo socio d’affari, hanno progettato di far morire la struttura del corpo di ballo e creare una compagnia loro”; poi altre accuse: “Affidano ruoli a una cerchia ristretta di ballerini e gli altri li tengono seduti dietro le quinte ad assistere”.
Dopo alcuni giorni era arrivata una seconda lettera, scritta al pc, piena di offese, in cui i toni erano più aggressivi: la direttrice veniva definita “incapace“, “una finta bionda” e altre frasi diffamatorie che avevano spinto la ballerina a denunciare ai magistrati e a insistere per avviare le indagini e risalire all’autore delle lettere. Nonostante le indagini degli inquirenti è stato fondamentale il contributo di Daniele Cipriani, imprenditore nel campo della danza, che ha riconosciuto nella della prima lettera, la grafia della madre di una ballerina e che già in passato si era lamentata dell’atteggiamento dell’insegnante con la figlia. La donna è stata incastrata dalle etichette scritte a mano sui vasetti di marmellata fatti in casa. La signora in questione, 67 anni, è stata condannata a due anni dal tribunale di Roma per diffamazione dopo le due lettere scritte; lei ha respinto l’accusa e si è dichiarata innocente, poi in aula ha affermato che sua “figlia, per altro, da questa storia ha solo avuto problemi”.