"Se le famiglie vogliono dare un segnale al giudice e sperare in una maggiore clemenza in sede penale devono anche mettersi una mano sulla coscienza e l'altra al portafogli", ha detto la proprietaria al Corriere della Sera. Sì, perché i dodici adolescenti tra i 15 e i 16 anni sono attesi davanti al Tribunale di Trento il prossimo 16 febbraio
Non una ma diverse incursioni in una casa di Canazei che hanno devastato a più riprese. Un gruppo di adolescenti ha seminato una sorta di “inferno” in un’abitazione della località montana tra il 2020 e il 2021: piatti in frantumi, finestre rotte, lampadari e cassetti lanciati all’esterno dell’abitazione. Non solo: elettrodomestici di grandi dimensioni lanciati in giardino tra cui frigorifero, affettatrice televisore e un mobile. E per finire, come “firma” del loro passaggio, i giovani avevano deciso di urinare sul divano e vomitare nelle varie stanze dell’abitazione. Ora, tre anni dopo, è arrivata un’offerta di risarcimento alla famiglia dei nonni di Anna Bonafede: cinquantamila euro per la devastazione causata dai 12 adolescenti. “Una cifra ridicola, totalmente inadeguata, meno della metà della stima già parziale di oltre due anni fa”, le parole della proprietaria al Corriere della Sera. “Se le famiglie vogliono dare un segnale al giudice e sperare in una maggiore clemenza in sede penale devono anche mettersi una mano sulla coscienza e l’altra al portafogli”. Sì, perché i dodici adolescenti tra i 15 e i 16 anni sono attesi davanti al Tribunale di Trento il prossimo 16 febbraio per rispondere di danneggiamento e invasione dei terreni ed edifici in concorso. Quello che fa notare ancora la proprietaria della casa di Canazei è che la cifra di 50 mila euro è molto più bassa rispetto stima parziale dei danni fatta oltre due anni fa che era di 130mila euro. Ora toccherà ai periti valutare una seconda volta, “senza contare che in sede penale c’è anche da valutare il danno morale”. Quello che sconvolge di più Bonafede è che i genitori dei ragazzi “in questi anni, non hanno mai avuto nei nostri confronti una parola di solidarietà. E questo è inaccettabile“.