Nessuno sconto di pena. È definitivo l’ergastolo per Innocent Oseghale, accusato di omicidio e violenza sessuale per la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018. Lo hanno stabilito i giudici di Cassazione. Il processo era ritornato davanti ai supremi giudici per il ricorso contro un appello bis ordinato proprio dalla Suprema Corte. Era il 22 febbraio del 2022 quando fu confermato il fine pena mai per l’imputato accusato dell’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza di 18 anni romana che era stata uccisa e fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio del 2018.
“Adesso combatterò per trovare gli altri nomi dei tuoi complici. Non era solo. C’erano altri che hanno rilasciato, che sono liberi e possono fare ancora del male perché fanno parte di una organizzazione criminale. Una parte di giustizia è stata fatta, ma solo una parte” dice le prime parole di Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastrogiacomo. “Lo speravo. Devi marcire in quel carcere visto che non ti sei pentito per niente. Devi fare gli altri nomi”, ha detto ancora la donna. “Oggi la vittoria è per Pamela e Stefano (il padre della giovane, morto per un malore ndr). Voglio ringraziare mio fratello (l’avvocato Marco Valerio Verni ndr) che ha seguito tutta la vicenda: essendo lo zio è stata complicata per lui“. “Siamo delusi perché ritenevamo valide le nostre argomentazioni. Ne prendiamo atto” dice all’Adnkronos l’avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, dell’imputato.
L’imputato era stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado e i supremi giudici confermarono definitivamente la responsabilità di Oseghale per l’omicidio, ma annullarono la sentenza di appello riguardante il reato di violenza sessuale e avevano disposto che limitatamente a questa contestazione si dovesse tenere un nuovo processo a Perugia. I magistrati umbri però hanno condannato per la violenza sessuale Oseghale e nelle motivazioni scrissero che la vittima “reagì perché fu abusata mentre era drogata, per questo Oseghale la uccise”.
Il verdetto impugnato è tornato in Cassazione e oggi il sostituto procuratore generale ha chiesto ai giudici di dichiara inammissibile il ricorso del difensore per l’accusa di violenza sessuale. “La sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica” afferma il sostituto pg Maria Francesca Loy. L’accusa ritiene che il ricorso della difesa dell’imputato sia “inammissibile” rispetto all’ipotesi dei legali di Oseghale che il rapporto non sia avvenuto all’interno dell’abitazione prima dell’omicidio ma in precedenza, nelle vicinanza del parco dove si erano incontrati. Loy ha ricordato che secondo le sentenze passate in giudicato “nella ricostruzione dei fatti è smentito che il rapporto fosse avvenuto nel sottopasso ed è pacifico e motivato che si è verificato nell’abitazione”. Nella sede della Cassazione “non c’è spazio per diverse ricostruzioni” sottolinea Loy secondo la quale è escluso un rapporto consensuale con la vittima.
“La violenza sessuale è l’unico movente dell’omicidio – afferma Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro e zio della ragazza – La sentenza impugnata (dalla difesa dell’imputato ndr) risponde a criteri di logicità e non è contraddittoria. Non c’è stato nessun travisamento degli elementi raccolti”, ha concluso riguardo al ricorso degli avvocati di Oseghale. L’avvocato di parte civile ha chiesto quindi la conferma della sentenza di condanna.
“Viviamo lo stesso dolore. Viviamo un ergastolo di dolore e ogni giorno ci dobbiamo fare forza per sopravvivere” ha affermato Barbara, la mamma di Desiree Mariottini, la 16enne che fu violentata e uccisa in uno stabile abbandonato a San Lorenzo, oggi in Cassazione per stare accanto ad Alessandra Verni, la mamma di Pamela. “Sono qui per stare accanto ad Alessandra – ha proseguito la mamma di Desiree- Spero che sia finalmente fatta giustizia. Le cause aggiungono altro dolore a quello che già viviamo quotidianamente”. Lo scorso ottobre gli ermellini avevano ordinato un nuovo appello per i quattro imputati.