Come riporta Repubblica, i musicisti hanno puntato il dito contro la direttrice - e consulente del ministero della Cultura che si fa chiamare direttore -, per la sua inadeguatezza nel ruolo
Beatrice Venezi è di nuovo sotto i riflettori. Questa volta non come soggetto della caratterizzazione comica dell’attrice Virginia Raffaele. Ma come direttrice d’orchestra ignorata e snobbata dai suoi stessi musicisti, quelli della Sinfonica siciliana. Gli orchestrali da lei diretti si sono rifiutati di destinarle il tributo di apprezzamento che di solito si riserva al direttore: battere rumorosamente i piedi sul palco. Al termine di due serate di concerti al teatro Politeama di Palermo sono rimasti immobili e hanno fatto calare il silenzio. Nessun gradimento, nessun ringraziamento per il suo lavoro di direzione. C’è di più. Sono andati giù pesanti con lamentele, critiche e irritazione per aver dovuto arrangiarsi: “Chi si crede di essere, Bernstein? Non sa dirigere. Meglio fare da soli”. E, come riporta Repubblica, hanno puntato il dito contro la direttrice – e consulente del ministero della Cultura che si fa chiamare direttore -, per la sua inadeguatezza nel ruolo.
Il primo a dire la sua senza mezzi termini è Claudio Sardisco, flautista della Foss da quasi 40 anni. Rivela che la direzione di Venezi ha solo complicato il loro lavoro: “Sarebbe stato più facile suonare senza di lei”. Il suo punto di vista è condiviso da molto professori d’orchestra. Tanto che, racconta, si sono messi d’accordo tutti insieme di rinunciare a porgerle quel tributo sonoro che di norma rappresenta un rituale. Riservandolo solo al violinista serbo Stefan Milenkovich. Prosegue Sordisco: “Dopo le prove abbiamo concordato con i colleghi di non guardarla in modo da riuscire a coordinarci concentrandoci solo sull’ascolto reciproco”. Poi argomenta: “I gesti di Venezi non erano coerenti con l’esecuzione musicale”. Se tutto è andato bene è perché l’orchestra è andata per conto suo? “Con Venezi alla direzione nei momenti della partitura più complessi sarebbe stato peggio che da soli”. La politica, il fatto che sia amica di Giorgia Meloni e consulente del ministero della Cultura non c’entrano nulla, assicurano i musicisti. Le critiche vanno alla sua inadeguatezza: “Quando si suona conta solo la musica e la politica resta fuori – spiega il violinista Luciano Saladino.
Venezi, 34 anni, alla direzione artistica di TaoArte, viene da una solida formazione ed esperienza professionale. Tuttavia non è stata percepita all’altezza di un programma ricco come quello della Sinfonica siciliana e “presentata come se fosse Bernstein”. Prosegue Saladino: “E’ un’offesa a chi questo mestiere lo fa con fatica, studio e devozione senza sottostare a logiche clientelari e a giochi di potere”. Interviene la violinista Ivana Sparacio a rinforzare la stroncatura dei colleghi: “Venezi non rientra certo tra i direttori d’orchestra con cui mi possa vantare di avere lavorato: è un fenomeno mediatico, spettacolarizza la musica”.
C’è anche, però, tra i musicisti chi la ritiene una professionista seria, preparata e piena di idee. Stefania Tedesco, che suona l’oboe, pensa che il lavoro di Venezi sia “ben svolto soprattutto nei tempi lenti, anche se dovrebbe migliorare alcuni dettagli a livello tecnico, specie per quanto riguarda il controllo dell’orchestra”. Venezi, che nel 2017 è stata segnalata dal Corriere della Sera fra le 50 donne più creative dell’anno, nel 2021 ha condotto insieme con Amadeus una serata del Festival di Sanremo. Alla kermesse sanremese l’orchestra ci ha abituati a tutto. Si è rifiutata di essere diretta da Morgan nel 2020, con la sua partitura definita “insuonabile”. Ma qui si tratta di Čajkovskij. E di un artista come Venezi. Una donna e professionista che ha saputo prendere sportivamente la sua caratterizzazione comica e anzi, ha ringraziato Virginia Raffaele. Reagirà con spirito costruttivo anche alle critiche dell’Orchestra Sinfonica Siciliana?