La Francia multa Amazon per 32 milioni di euro per il “monitoraggio eccessivamente invasivo del personale del magazzino”. La sanzione è stata emessa il 27 dicembre scorso e pubblicata pochi giorni fa dalla Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà (CNIL), l’autorità francese incaricata di assicurare la tutela dei dati personali in Francia.

Secondo la CNIL, Amazon France Logistique esercitava un “eccessivo controllo delle performance” nella raccolta dei dati. Il monitoraggio dei dipendenti portava alla violazione delle norme sulla privacy dell’Unione Europea. In particolare, il controllo poteva determinare se il pacco veniva scansionato troppo velocemente (in meno di 1,25 secondi), il numero di volte in cui lo scanner rimaneva inattivo per più di 10 minuti, il tempo passato fra il momento in cui un lavoratore timbrava il cartellino all’inizio del turno e il primo pacco scansionato. Il sistema era utilizzato, quindi, per misurare la produttività dei dipendenti, gestire l’attività e raggiungere obiettivi prestazionali, ma questo viola le norme sulla privacy dell’Ue, che non ritengono accettabile un sistema che misura le interruzioni del lavoro e che richiede ai lavoratori di giustificare ogni pausa.

Anche Amazon dice la propria e in una nota rivendica l’utilità dei propri sistemi: “Siamo fortemente in disaccordo con le conclusioni della CNIL che sono di fatto errate, e ci riserviamo il diritto di presentare ricorso. I sistemi di gestione del magazzino sono standard del settore e sono necessari per garantire la sicurezza, la qualità e l’efficienza delle operazioni e per monitorare lo stoccaggio dell’inventario e l’elaborazione dei pacchi in tempo e in linea con le aspettative dei clienti”.

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