Non più "camomilla per anziani", la fiction Rai ha una assoluta centralità. E la direttrice Ammirati a FQMagazine spiega: "Canone più basso? Io mi auguro che la fiction, in virtù della sua centralità, mantenga il suo budget. Tutti gli studi rivelano l'aumento del costo della fiction post pandemia fino al 30%, noi siamo riusciti a tenere fermi i costi, è stato lacrime e sangue ma abbiamo provato ad evitare che il mercato ci scoppiasse tra le mani"
La “cassaforte del servizio pubblico” è al secondo piano di Viale Mazzini. Nei corridoi campeggiano le immagini dei titoli storici, ci accoglie Maria Pia Ammirati, a lei sono affidate le chiavi da novembre 2020, la signora della fiction inserita dall’Hollywood Reporter nella lista delle 35 donne più potenti della televisione internazionale.
Direttore o Direttrice?
“Mi sono occupata per anni di quote, ero contraria ai nomi al femminile. Pensavo fosse importante rivendicare la femminilità al di là dei discrimini linguistici, ho capito che invece il linguaggio aiuta a cambiare le cose. Con maggiore consapevolezza e maturità, penso sia giusto direttrice”.
Dopo tre anni e mezzo è tempo di bilanci.
“Rai Fiction è una delle eccellenze del servizio pubblico, ci sono settanta persone che lavorano ogni giorno tantissimo. Prima di me ci sono stati grandi direttori fino ad arrivare Tinny Andreatta che è stata una bravissima direttrice. Sono arrivata come sempre con un po’ di paura e mi sono messa a lavorare. Il bilancio è positivo perché mi ha portato a condividere con colleghi e colleghe tre anni e mezzo di un lavoro bellissimo, abbiamo continuato a fare le stagionalità che erano in corso e abbiamo preso iniziative nuove, ci siamo inventati nuovi percorsi”.
Una direttrice donna cerca di raccontare di più le donne o le interessa il racconto di tutto il Paese?
“Parto dal Paese reale dove però ancora oggi tantissime donne non sono rappresentate. Mia madre aprì la prima fabbrica in Calabria di jeans, convinse mio padre. Era una casalinga che si occupava della famiglia e dei suoi quattro figli, un ruolo importante ma le stava stretto e fece questa rivoluzione. Dal Paese reale arrivo alle donne e penso a un altro elemento fondamentale: i bambini. Saranno loro gli uomini e le donne del futuro”.
La fiction Rai da “camomilla per anziani” a una nuova centralità. Cosa è successo?
“Il passaggio è stato più lento di come vogliamo raccontarlo, complice una transizione tecnologica e un passaggio dalla tv lineare a quella non lineare. Prima l’esigenza principale era parlare a un pubblico più adulto, sopra i 50 anni, pubblico di riferimento di Rai1. Il primo passaggio è stato dal pubblico ai pubblici, cercando target diversi, oggi cresciamo del 25% nel target tra gli 8-20 anni. Con lo sbarco di Netflix nel 2016 in Italia è cambiato tutto e non potevamo far finta di niente”.
La fiction Rai, numeri alla mano, piace agli italiani ma bisogna fare i conti con piattaforme, platea ridotta e l’effetto RaiPlay. Alcune serie sono già disponibili prima, altre ottengono numeri record successivamente. Serve una lettura diversa dei dati?
“Questo è il punto fondamentale della discussione. Ho chiesto a Roberta Lucca, nuova responsabile del Marketing, di aiutarci a far capire questa transizione. Stiamo aumentando i numeri su RaiPlay dove i nostri contenuti occupano i primi venti posti in classifica. L’ascolto lineare e generalista non è più quello di prima, è cambiata la platea, ci sono le piattaforme e c’è un cambio di mentalità dal punto di vista della fruizione, non solo tra i più giovani ma anche in generazioni più adulte”.
Il successo di RaiPlay danneggia il totale o lei punta sull’effetto di un dato cumulato?
“Io non penso ci danneggi, penso sarebbe necessario fornire un dato cumulato come sta facendo la BBC. La prima puntata di Doc, per fare un esempio, solo su RaiPlay è stata vista da oltre 700 mila spettatori che portano il dato complessivo non a 5 ma a 6 milioni. Dobbiamo far capire piano piano a tutti, anche tra noi addetti ai lavori, che c’è un cambiamento. L’ascolto on demand è certamente diverso da quello della generalista, Un Professore però è a 24 milioni di visualizzazioni su RaiPlay. Per Cuori ci sono 20 milioni di visualizzazioni, Doc iniziato da poco è già altissimo. Una lista lunghissima con target rafforzati, oggi le serie Rai sono amatissime dai giovanissimi, fino a qualche anno fa nessuno lo avrebbe immaginato”.
Mare Fuori 4 sarà disponibile su RaiPlay dal 1° febbraio e dal 14 su Rai2. Un caso da studiare. Quanto voluto e quanto esploso tra le mani?
“Sono sincera, è esplosa tra le mani. Mi piacerebbe dire che abbiamo pianificato ma non è così, si lavora al meglio ma sul risultato ci sono tantissimi fattori che possono incidere. Mare Fuori è un caso, un fenomeno mondiale, lo studiano negli Stati Uniti dove sono solitamente critici con i prodotti europei. Un fenomeno esploso con la seconda serie, vero molto vista su Netflix, ma non dimentichiamo che la terza stagione è diventata virale già su RaiPlay, anche grazie al traino dei social”.
Nuove stagioni già previste, il musical, l’ipotesi film. Non temete il rischio usura per il prodotto?
“Me lo sono chiesta, ho espresso gli stessi dubbi al produttore Roberto Sessa. Quando però hai di fronte dei fenomeni a un certo punto devi lasciare la briglia. È successo sempre, il pubblico chiede a gran voce e non puoi fermare la storia”.
I paragoni, spesso errati, tra Gomorra e Mare Fuori si sprecano. Si pone domande sul rischio emulazione nei più giovani o è una responsabilità solo dello spettatore?
“Creiamo contenuti che hanno impatto sui più giovani quindi siamo certamente responsabili. Non capisco però il paragone con Gomorra, sono due prodotti completamente diversi. Mare Fuori nasce dentro il carcere dove c’è già la pena. Lo Stato è presente, le figure del Comandante e della Direttrice sono centrali nella storia, in una relazione fondamentale con i ragazzi. È una serie che con le backstory va ricostruire il loro passato per capire dove comincia il male. La grande forza è nella scrittura, penso ai due sceneggiatori Farina e Careddu, sono stati geniali”.
Come sarà questa nuova stagione?
“Chi ha visto i primi due episodi alla Festa del Cinema di Roma sa chi c’era dietro la famosa colonna, quello dunque è spoilerato. Posso dire che in questa stagione ci saranno uscite di scena importanti, per noi anche faticose. Quando arrivi alla quarta stagione riuscire a tenere insieme tutto il cast è difficile. Nicolas Maupas è già uscito, devo dire con grande dispiacere, penso sia un grande attore. Un ragazzo maturo, intelligente, garbato. Ha fatto con noi ‘Noi siamo leggenda’ ma anche ‘Il Conte di Montecristo’, un grande evento con un’importante coproduzione internazionale. C’è una nuova generazione di attori che studia, lavora e lo fa con gentilezza”.
Per i conduttori manca il ricambio generazionale, per la fiction la “vecchia” mamma Rai sta lanciando tanti volti. Citava Maupas, penso a Damiano Gavino, Valentina Romani, Massimiliano Caiazzo ma anche Spollon o Giannetta.
“E poi finiscono ovunque, corteggiatissimi da concorrenza e piattaforme. È una generazione bellissima, abbiamo avuto tanto coraggio e sono molto contenta del loro successo. Cerchiamo di farlo sempre di più, sono anche gli stessi produttori a chiederci nuovi volti”.
Una volta si diceva ‘se non metti un volto da Rai1 non passa la serie’. Oggi non è più così?
“Prima abbiamo iniziato a farlo per ruoli secondari, poi abbiamo spinto per i ruoli principali. Lo facciamo anche con gli sceneggiatori, questo è un motivo di orgoglio. Nelle writing room chiediamo di avere sempre un ragazzo o una ragazza, per avere uno sguardo e linguaggio diverso. Per parlare ai giovani servono i giovani. Lo facciamo anche grazie alla scuola di Perugia della Rai, ogni due anni sforna venti sceneggiatori che vanno poi collocati sul mercato”.
Luca Argentero ha parlato di questa stagione di Doc come “conclusiva” dal punto di vista di alcune storie. È un modo per anticipare la sua uscita di scena?
“Doc è un gioiello, è la prima serie italiana adattata da Sony negli Usa, molto attesa. Luca ci deve essere e ci sarà”.
Ha voluto moltissimo Sabrina Ferilli come protagonista di “Gloria”, un ritorno in una fiction Rai dopo oltre dieci.
“Sabrina è una forza della natura, un elemento positivo, una grandissima attrice. È un racconto ironico di questo mondo, Sabrina si è messa in gioco, come poche avrebbero fatto, raccontando un’attrice sul viale del tramonto che non vuole fare fiction ma poi cede. Andrà in onda a metà febbraio, dopo Sanremo”.
“L’Amica Geniale 4 – Storia della bambina perduta”, c’è grande attesa. Quando andrà in onda?
“L’ultima serie, fedele al quarto libro, sarà molto forte e d’impatto. Il ritorno di Elena a Napoli, il divorzio, due gravidanze, uno strappo. Imperdibile. Con Stefano Coletta, direttore della Distribuzione Rai, abbiamo pensato a una data di messa in onda tra fine novembre e inizio dicembre. È una serie molto femminile, ha dato anche un segnale importante allora ci piacerebbe farla debuttare il 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne”.
Un genere su cui puntate molto è il biopic. Uno sarà su Mike Bongiorno, chi sarà il protagonista?
“Lo stiamo scegliendo in questi giorni. Tengo tantissimo a ricordare Alda Merini, “Folle d’amore” con Laura Morante andrà in onda il 19 marzo, due giorni prima del compleanno della poetessa”.
Ce ne saranno altri?
“Ci stiamo preparando per realizzarne altri. Potrebbe esserci un biopic su Mina, è un’idea che mi piacerebbe moltissimo. Stiamo scrivendo su Milva e Peppino Di Capri. È bello e utile riscoprire personaggi, penso anche al film dedicato a Franco Califano che andrà in onda a metà febbraio con un bravissimo Leo Gassmann”.
Fenomeno Un Professore.
“È sul solco di Mare Fuori, un fenomeno che passa dai social e arriva alla tv, dove i numeri erano comunque già importanti. Anche in questo caso c’è stato l’effetto RaiPlay grazie agli ingredienti perfetti, Alessandro Gassmann bravissimo in un ruolo che sembra cucito per lui, empatico e carismatico. Ci sarà la terza stagione, il cast dei protagonisti da Gassman a Pandolfi, da Maupas a Gavino, è confermato. Stiamo scrivendo, gireremo nel 2025 e sempre nel 2025 andrà in onda”.
Il burbero vicequestore Rocco Schiavone non piace alla destra perché si fa le canne.
“Ci sarà ancora, siamo pronti a girare la nuova stagione che andrà sul set ad aprile. Siamo quasi pronti, Giallini è pronto”.
I fan de Il Commissario Montalbano sperano in un ritorno.
“Noi siamo propensi, lo è anche la società di produzione Palomar. Il tema è riuscire a far quadrare tutto con produttore, con la famiglia Camilleri che detiene i diritti, con Luca Zingaretti. È un lavoro complesso, ci stiamo riflettendo ma faremo il possibile”.
Le repliche delle fiction erano solitamente riservate al periodo estivo, la stagione delle repliche inizia sempre prima. Spesso anche in garanzia.
“Noi facciamo moltissima fiction, più di prima. Realizziamo il 74% del prodotto, trenta titoli all’anno. Solo su Rai1 copriamo 100 prime time, poi c’è Rai2 e il daytime. Bisogna per forza affidarsi alle repliche”.
Il canone sarà più basso, teme un impatto sul prodotto?
“Io mi auguro che la fiction, in virtù della sua centralità, mantenga il suo budget. Tutti gli studi rivelano l’aumento del costo della fiction post pandemia fino al 30%, noi siamo riusciti a tenere fermi i costi, è stato lacrime e sangue ma abbiamo provato ad evitare che il mercato ci scoppiasse tra le mani”.
Avete continuato alcune fiction storiche con nuovi protagonisti, penso a Bova in Don Matteo. La nuova stagione di Che Dio ci aiuti vedrà l’uscita di scena definitiva di Elena Sofia Ricci?
“La nuova stagione di Che Dio ci aiuti avrà come protagonista Francesca Chillemi, per adesso nella scrittura non è presente Elena Sofia Ricci che potrebbe partecipare con qualche flashback. Francesca è stata bravissima, non era un passaggio facile. Tutti mi dicevano che Bova per il dopo Terence Hill in Don Matteo era un azzardo ma serve coraggio, è andata bene. Il cambiamento porta anche nuova linfa, favorisce il prodotto”.
Con il caso Claps avete testato il genere true crime, ha voglia di continuare?
“Non è un genere semplice, mi piacerebbe insistere. In Italia non mancano casi di cronaca clamorosi, con attenzione alla scrittura e con rispetto per famiglie pensiamo di lavorarci”.
La decisione di Netflix di produrre “Unica” di Ilary Blasi ha generato molte critiche tra gli utenti. Lei avrebbe prodotto un contenuto di questo tipo?
“Forse no, ma questa domanda andrebbe posta a Rai Documentari”.
L’impegno nel daytime è importante con Un Il Paradiso delle Signore e Un posto al Sole. Pensa a cambi di collocazione o magari un terzo titolo?
“Per non trovarsi scarichi nei momenti di necessità, bisogna cominciare a lavorarci prima. Stiamo lavorando a una nuova lunga serialità per il daytime. Il Paradiso delle Signore è pazzesco, fa numeri impressionanti, anche qui sommando dati auditel e quelli di RaiPlay, non sente il peso dell’età. Bisogna essere sempre pronti per il futuro, stiamo pensando insieme ai produttori a capire cosa può esserci. Anche Un Posto al Sole è un fenomeno, penso che quella attuale sia la sua collocazione perfetta”.
Canale 5 con Terra Amara ottiene ascolti record a costi ridotti. Un prodotto che spalma ovunque. Cosa ne pensa?
“Che rabbia (ride, ndr). Quando trovi un titolo di lunga serialità low cost viene da dire bravi loro. Mi sono incuriosita dopo aver visto i dati, dal punto di vista qualitativo è una soap turca, interessanti sono i motivi relazionali che ne fanno un family drama di grande tenuta”.
Dopo l’incendio a Stromboli c’è un’inchiesta in corso. La serie sulla Protezione Civile con Ambra Angiolini andrà in onda?
“Per ora non andrà in onda. Noi siamo parte in causa perché il produttore esecutivo è 11 Marzo. Abbiamo chiesto al produttore cosa è successo, ci sono in corso gli approfondimenti della Magistratura, un Tribunale riconoscerà il valore del danno e noi ci affidiamo alla giustizia. Sono dispiaciuta per quello che è successo, faremo di tutto per ricompensare quello che è stato il danno reale e concreto per gli abitanti e il territorio”.
Lino Banfi e i fan di Un Medico in Famiglia chiedono una stagione finale per una serie cult.
“Con la produttrice Verdiana Bixio ne stiamo parlando. Non è facile far tornare dopo anni una serie di grande successo, bisogna mettere insieme una famiglia che è molto cambiata, oggi forse andrebbe rivista su un’altra tipologia di famiglia. Se vogliamo essere aderenti alla realtà serve una chiave che non sia solo nostalgica, il pubblico non apprezzerebbe. Se riusciamo a trovare la chiave giusta la faremo”.
Per la terza stagione di Mina Settembre erano circolate voci sui dubbi di Serena Rossi. Ci sarà?
“Serena Rossi ci sarà e stiamo per girare”.
Si parla di TeleMeloni e “nuova narrazione”, sono finite nel mirino le fiction “La Rosa d’Istria”, “Mameli” e “La Lunga Notte-La Caduta del Duce”.
“Dati alla mano, ci sono le carte. Le fiction hanno processo lungo e sono tutte precedenti all’arrivo del governo di centrodestra. La Rosa dell’Istria mi è stata proposta da un piccolo produttore e l’ok è stato dato nel 2021. Lo stesso anno anche per La Lunga Notte con Alessio Boni, parlare poi della figura di Goffredo Mameli come un proto fascista mi sembra assurdo”.
Si è parlato di una serie “Fiume” scritta da Federico Palmaroli, amico personale della Premier.
“Nel piano 2024 che stiamo per portare in Cda non c’è. Sono tutti progetti arrivati negli anni e che non hanno niente a che fare con la politica, non di destra o sinistra ma politica in generale. Se la fiction è così amata dagli italiani, è amata perché rappresenta tutti, la gente non è stupida e capisce se c’è una linea ideologica. Raccontiamo tutto”.
Nei prossimi mesi scadrà il cda e di conseguenza assisteremo a un nuovo movimento di poltrone. Come la vive?
“Non ho timori, aspetto che decidano i vertici quello che è più giusto in primis per la fiction che è un gioiello dell’azienda. Io sono a disposizione”.
Nell’attesa c’è una serie che sogna di realizzare?
“Mi piacerebbe realizzare una fiction con i libri di Tondelli, una mia passione. E poi vorrei pensare alla narrativa contemporanea scritta da donne, penso a Ciabatti, Avallone, Parrella e tante altre!”.