Il fascino del calcio è che se ne sbatte di logica, grandi numeri, arroganza. La Coppa d’Asia in corso in Qatar è un manifesto dell’imprevedibilità di questo sport: Palestina e Siria qualificate agli ottavi, Cina e India a casa dopo la fase a gironi. Due giganti con quasi la metà della popolazione mondiale – 1,413 miliardi di abitanti la Cina, 1,4 miliardi l’India – dimostrano che la demografia non è sufficiente per diventare una potenza nel football. Servono altre risorse. Ad esempio, passione, coraggio e motivazioni fortissime, come nel caso di Palestina e Siria. Il passaggio della Palestina è maturato nel 3-0 su Hong Kong. Il centravanti Oday Dabbagh, 25 anni, nato a Gerusalemme, dal 2023 giocatore del Charleroi, ha segnato una doppietta. Cresciuto con il mito di Robin Van Persie, Dabbagh in nazionale ha già firmato 13 gol. La rete che ha completato il tris su Hong Kong è stata realizzata da Zaid Qumbar, 21 anni, anche lui nato a Gerusalemme. Il 3-0 del 23 gennaio è stato il primo successo ottenuto dalla Palestina alla terza partecipazione alla Coppa d’Asia: il terzo posto con 4 punti ha garantito lo storico passaggio agli ottavi.
Guidata dal tunisino Makram Daboub, la Palestina ha una lunga storia calcistica. Il football fu introdotto nella regione dall’impreso ottomano. Fino al 1948, le squadre del campionato furono composte da club ebraici, arabi e di soldati britannici. La nascita dello Stato d’Israele nel 1948 chiuse quell’esperienza. I 75 anni di guerre, divisioni e fallimenti dei tentativi di pace nell’area hanno ovviamente condizionato il calcio, lo sport più amato dai palestinesi. L’adesione alla Fifa, nel 1998, fu un passo importante. Quello successivo fu la costruzione dello stadio Faisal Al-Husseini. I progressi tecnici sono stati condizionati dalle guerre e, nei momenti di tregua, dalle restrizioni di viaggio imposte da Israele agli abitanti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Il recente conflitto, scoppiato il 7 ottobre 2023 dopo l’attacco a sorpresa di Hamas, che colpì basi militari e comunità civili israeliane, ha provocato vittime anche nel calcio. La nazionale è costretta ad allenarsi all’estero: da novembre i giocatori non tornano a casa. La Coppa d’Asia è stata preparata con una serie di amichevoli in giro per il mondo e in un ritiro in Arabia Saudita. Nella rosa attuale, ci sono solo due calciatori di Gaza: il difensore Mohammed Saleh e l’attaccante Mahmoud Wadi. Hanno potuto unirsi alla nazionale perché militano in club egiziani. Dopo il passaggio agli ottavi, il capitano Musab Al Battat ha dichiarato: “Grazie al sostegno di tutti i palestinesi. Pensiamo sempre al nostro popolo quando scendiamo in campo”.
Anche la qualificazione della Siria è una grande impresa sportiva. Il paese è dilaniato dalla guerra civile scoppiata il 15 marzo 2011, tuttora in corso. Ha provocato 600mila morti, tre milioni di feriti, dodici milioni di sfollati, di cui la metà fuggita all’estero. Fare calcio, in queste condizioni, è un’impresa quasi impossibile. La Premier League siriana ha il format a 12 squadre e si gioca con enormi difficoltà, in un paese distrutto da tredici anni di conflitto, ma l’1-0 sull’India ha permesso alle Aquile, guidate dal 2 febbraio 2023 dall’argentino Héctor Cùper, di centrare l’accesso agli ottavi della Coppa d’Asia. La rosa è valutata 17 milioni: si passa dai 50 mila euro del diciottenne portiere Maksim Sarraf ai 4,5 milioni dell’attaccante Omar Khribin, firma del gol-qualificazione nell’1-0 sull’India. “Sono felice e orgoglioso di lavorare con questo gruppo di giocatori – le parole di Cùper – Hanno compiuto sacrifici enormi per centrare questo traguardo, ma non vogliamo fermarci qui”. L’intervista del ct argentino è stata interrotta da un momento di enorme commozione: il giornalista e l’interprete si sono abbracciati, in lacrime.