L'influencer e imprenditrice digitale diffonde una nota stampa dopo l'approvazione, in Consiglio dei Ministri, del ddl che porta il suo nome
Il Consiglio dei Ministri è terminato alle 13:30 circa di oggi 25 gennaio. Riunitosi per affrontare (anche) il tema della beneficenza legato agli influencer: il cosiddetto “Ddl Ferragni”, prendendo spunto proprio dal caso della nota influencer e imprenditrice digitale. A stretto giro è arrivata la replica di Ferragni stessa. “Sono lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo”, ha esordito in una nota. Poi l’influencer da 29.3 milioni di influencer ha aggiunto: “Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative commerciali. Questo ddl consente di colmare una lacuna che da una parte impedisce di cadere in errore, ma dall’altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura di essere accusato di commettere un’attività illecita“. In cosa consiste? Come riportato da Adnkronos, si tratta di alcune nuove norme relative alla trasparenza della commercializzazione dei prodotti i cui proventi vadano in beneficenza.
“Multe fino a 50mila euro per la violazione delle nuove norme del cosiddetto ddl Ferragni”, ha sottolineato il ministro per le Imprese Adolfo Urso, alla fine del Cdm che ha approvato il disegno di legge di “quattro articoli” che adesso passa al Parlamento. Quindi Urso ha aggiunto: “Il ddl risponde ai principi di trasparenza che hanno sempre caratterizzato l’azione del nostro governo ed assicurare che l’informazione sia chiara e non ingannevole quando vengono commercializzati prodotti i cui proventi vadano ad iniziative solidaristiche”. Infine ha concluso spiegando che, tra le disposizioni, oltre a sanzioni fino a “50 mila euro”, vi è anche l’obbligo per i produttori “di riportare sulle confezioni le informazioni tra le quali l’ importo destinato alla beneficenza se predeterminato”.
Norme più rigide, dunque, volte a rendere tutto più chiaro e limpido. Già due settimane fa l’Agcom si era mossa in una direzione analoga, stilando nuove linee guida con l’obiettivo di garantire il rispetto da parte degli imprenditori digitali in materia di disposizioni del Testo unico sui servizi dei media audiovisivi, di comunicazioni commerciali e di tutela dei diritti della persona. Adesso la decisione del Cdm. Forse, finalmente, qualcosa sta cambiando?