La contestata legge sull’immigrazione voluta dal presidente francese, Emmanuel Macron, che ha già scatenato un terremoto interno al governo e soddisfatto addirittura la leader di Rassemblement National, Marine Le Pen, infligge un nuovo colpo all’esecutivo. Lo scossone lo provoca la Corte Costituzionale che ha bocciato la riforma per circa il 40% del suo testo, mettendo la croce rossa su 37 articoli sugli 86 totali. Una valutazione dura quella dei giudici costituzionali e della quale il governo sarà chiamato a rispondere.
In particolare, è stato respinto l’accesso differenziato alle prestazioni sociali a seconda della situazione professionale e dell’anzianità di residenza sul territorio. Bocciata anche la proposta di reintrodurre il reato di “soggiorno irregolare”, che era stato rimosso da François Hollande, oltre all’ipotesi di creare quote migratorie per i prossimi tre anni fissate dal Parlamento, anch’esse ”incostituzionali”.
La mannaia della Corte si è abbattuta anche sulla “cauzione di ritorno”, una cifra che avrebbero dovuto versare gli studenti provenienti da Paesi extra Ue prima di recarsi in Francia a condurre gli studi. Un modo per limitare la permanenza sul suolo nazionale anche dopo il termine del periodo accademico. Incostituzionali sono anche le limitazioni al ricongiungimento familiare: nella versione iniziale del testo, una persona straniera che volesse portare la propria famiglia in Francia avrebbe dovuto trascorrere almeno 24 mesi nel Paese rispetto ai 18 mesi attuali per poter presentare una richiesta. Inoltre, era stata indicata la necessità di disporre di risorse “stabili, regolari e sufficienti”, essere beneficiari di un’assicurazione sanitaria e, in caso di unione o convivenza, avere un coniuge di almeno 21 anni e non di 18 anni come avviene oggi per poterlo portare in Francia. Respinto anche il punto che chiedeva a una persona nata nel Paese da genitori stranieri di presentare domanda per ottenere la nazionalità francese tra i 16 ei 18 anni.
Il disegno di legge era stato adottato lo scorso dicembre dall’Assemblea nazionale, con il discusso sostegno della destra di Marine Le Pen. La Corte costituzionale ha esaminato il testo su richiesta del presidente Macron che aveva chiesto di confrontarlo con quanto afferma la Costituzione.