Cinema

Oscar 2024, Margot Robbie e Leonardo DiCaprio “snobbati” dall’Academy. Ecco come è potuto succedere

Persone non gradite. Leonardo DiCaprio e Margot Robbie fuori dagli Oscar 2024 sono il caso del post nomination. Non che il fatto ci renda le notti insonni, ma tenere fuori le due icone più glamour di Hollywood dalla notte del cinema più seguita in mezzo globo occidentale è quanto mai curioso. Oltretutto quando le opere interpretate da protagonisti hanno raccolto molte candidature tra cui quella di miglior film. Abbiamo così provato ad entrare nella mente dei membri dell’Academy per capire le clamorose assenze dopo le candidature note nei giorni scorsi.

DiCaprio: la star mai amata dall’Academy – È una storia vecchia, trita e ritrita: l’Academy non ama DiCaprio (e DiCaprio non ama probabilmente gli Oscar). Sei nomination tra attore protagonista (The aviator, Blood diamond, The wolf of Wall Street, The Revenant) e non protagonista (Buon compleanno Mr. Grape), più una settima come produttore (sempre The wolf…) e solo un Oscar vinto (Revenant) dopo lunga prostrante e snervante attesa.

Non che DiCaprio ci sia mai rimasto così male, ma simbolicamente un timbrino o due degli Oscar, tra una Ceretti e una Bundchen, è pensiero che chiaramente titilla uno degli attori più pagati ad Hollywood che ha sempre cercato ruoli “adatti” nel sistema commerciale generalmente frivolo per la longilinea statuetta dorata. Dal Jake di Titanic di James Cameron al Frank di Revolutionary road o all’altro Frank di Prova a prendermi, passando per la corposa (ma discontinua) filmografia con Scorsese, fino al professorino preveggente di Don’t look up, DiCaprio si è sempre impegnato a dimostrare che la sua presenza da star non è solo faccino e fisichino. Eppure c’è sempre qualcosa che non convince l’Academy.

Sarà per quella sua aria scarsamente virile da eterno ragazzino senza peli che non permette una vera e propria mutazione performativa (J. Edgar è un film interessante ma con un protagonista disastroso)? Un indizio non proprio pescato a caso perché quando DiCaprio si è letteralmente fatto scarnificare e quasi spinto a far scomparire i contorni della star da Alejandro Gonzalez Iñarritu per il suo trapper sopravvissuto nel west tra ghiacci e feroci orsi di The Revenant eccolo brillare con l’Oscar in mano.

Si dirà la cinquina del 2015 era ai minimi storici (pensate a Matt Damon in The Martian) ma non che quella del 2024 sia memorabile. Certo Cillian Murphy nei panni di J. Robert Oppenheimer è pressoché certo vincitore, poi Bradley Cooper nei panni di un’icona discussa ma infinitamente liberal (Tom Wolfe diceva radical chic) come Leonard Bernstein in Maestro non poteva essere dimenticato per strada, ma un posticino tra Paul Giamatti in The Holdovers, e soprattutto Jeffrey Wright in American Fiction e Colman Domingo in Rustin, uno come DiCaprio nemmeno invitato con la wild card fa scalpore. Sarà che quando è sul set con Scorsese come in Killers of flower moon comincia a smorfieggiare in maniera caricaturale personaggi umanamente artefatti rispetto ad un suo strafottente naturale aplomb da milordino californiano (tipo in The wolf of Wall Street)?

Margot Robbie: troppo Barbie per essere Oscar – Alla fine la formula perfetta (art house e pop commerciale) della Barbie di Greta Gerwig al cospetto degli Oscar si è sgonfiata come un palloncino dopo l’happy birthday to you. E a farne le spese è stata prima di tutto la povera Robbie. Una donna bellissima (sperando si possa ancora scrivere) e di grandissimo talento che ha cercato, un po’ come DiCaprio, di scrollarsi di dosso l’abbagliante aura della bellezza affrontando diverse parti in cui la performance recitativa ha richiesto una trasformazione fisica tendente all’imbruttimento.

Vedi quella della perfida pattinatrice Tonya Harding in I, Tonya che, guarda caso, le ha consentito una meritatissima nomination agli Oscar come attrice protagonista nel 2017. Invece con Barbie che è successo? Nulla. Barbie non ha convinto l’Academy e la caduta libera del film si è portata dietro attrice protagonista e regista. Del resto la commedia, o almeno il tono comico ad Hollywood ha sempre convinto poco. Di base è sempre risultato sintomo di disimpegno – e qui anche di cinema oggettivamente molto evanescente – figuriamoci se la Barbie/Robbie potrà mai gareggiare con la matronale e tragica indiana tradita e ammazzata lentamente di Lily Gladstone in Killers di Scorsese? O anche solo accostarsi al vibrante cupio dissolvi di Carey Mulligan in Maestro.

Discorso a parte lo merita Emma Stone protagonista di una bizzarria formale e contenutistica come Povere creature, e che sì ha nella sua robotica Bella Baxter tonalità da ghigno grottesco e da beffa politica, ma che non può essere confusa con la colorata sciocchineria cinematografica di Barbie. Insomma la Robbie marcherà visita tra i quasi premiati (anche se sul red carpet sfilerà eccome) e vedrà concorrere per l’Oscar il collega Ryan Gosling tra gli attori non protagonisti ovvero il Ken ebete della divertita storiella. Il contrappasso maschilista più imbarazzante che poteva capitare all’Academy riformata e arcobaleno 2024.