I vecchi detti contengono verità profonde: si nasce rivoluzionari (magari non proprio tutti), si muore conservatori (e qui le percentuali sono elevatissime). Dove, per essere chiari, il senso più profondo è quello di conservare poltrone, privilegi e, nel caso della presidenza Uefa, uno stipendio di due milioni e settecentomila euro. Dietro le dimissioni improvvise di Zvonimir Boban, che in una lettera ha spiegato le ragioni del suo addio alla vicepresidenza della federazione calcistica europea, è ben chiaro che cosa stia accadendo a Nyon. L’avvocato sloveno Alexsander Ceferin, classe 1967, in carica dal 2016 e al terzo mandato da presidente Uefa – rieletto nel 2019 a Roma da candidato unico e confermato il 5 aprile 2023 a Lisbona -, ha infatti proposto il 2 dicembre 2023 una modifica dello statuto che limita a 12 anni il limite massimo di una carica. Era stato lo stesso Ceferin, nel 2017, a introdurre questa regola, in nome dell’anticorruzione. Ma il potere, come diceva qualcuno, logora chi non lo possiede.

L’avvocato sloveno, che secondo un’inchiesta del giornalista sloveno Luka Pers avrebbe falsificato il suo curriculum per candidarsi in sede Uefa, ci ha ripensato. Ecco allora la proposta di una modifica delle norme attuali per potersi ricandidare nel 2027 e, in caso di successo, governare il calcio europeo fino al 2031. Un quadriennio in più per mantenere il potere, assicurarsi la continuità salariale e preparare, naturalmente, l’assalto alla presidenza Fifa, di cui ora Ceferin è vicepresidente. Lo stipendio non è un aspetto secondario: l’avvocato sloveno ha provveduto ad aumentarselo nel corso degli anni. Sarà il congresso Uefa dell’8 febbraio ad esaminare la modifica suggerita da Ceferin: per la sua approvazione servono i due terzi dei voti. Su una base di 55 federazioni, 36 preferenze.

Le dimissioni di Boban sono importanti perché fanno esplodere la questione etica. Boban non è un personaggio qualsiasi. E’ stato un grande calciatore e una delle figure chiave della dissoluzione della ex Jugoslavia. Viene da quell’Est oggi protagonista – spesso discutibile – dello scenario politico dell’Unione Europea e anche di quello calcistico. Il suo passo indietro e la lettera in cui accusa Ceferin di aver tradito i suoi principi morali sono una bella botta per l’avvocato sloveno, costretto dal 21 dicembre a fare i conti con la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha dato, in pratica, il via libera alla Superlega.

Non solo: due passi falsi hanno minato di recente la credibilità dell’avvocato sloveno. Il primo è stato il sostegno all’ex presidente della federazione spagnola, Luis Rubiales, obbligato a dimettersi dopo il bacio molesto alla calciatrice Jennifer Hermoso dopo la finale del mondiale femminile (20 agosto 2023). Il secondo è stato il tentativo di riportare le rappresentative giovanili russe in gara, nonostante la guerra in corso in Ucraina e i divieti internazionali.

Un gesto, questo, che fa luce sugli orientamenti di Ceferin. L’opposizione alla sua linea è comandata dall’inglese David Gill, ex amministratore delegato del Manchester United. Gill ha alzato la voce a dicembre, quando Ceferin ha proposto l’emendamento per allungare il suo mandato. Ha buoni rapporti con le federazioni britanniche e nordeuropee in generale. Ceferin guarda allora al mondo dal quale proviene, l’Est, diventato dopo la dissoluzione di Urss e Jugoslavia un importante bacino di voti: escludendo paesi baltici, Russia e Ucraina, ma con l’aggiunta di Armenia, Kazakistan, Georgia e Azerbaigian, un blocco complessivo di 20 paesi dai quali attingere a mani basse. Lo strappo di Boban rischia di spaccare il fronte orientale e inchioda Ceferin alla cosiddetta questione morale. I sogni di gloria dell’avvocato sloveno possono sfumare grazie alla presa di posizione dell’ex avvocato del Milan: gli effetti saranno quantificabili tra qualche tempo. In attesa degli eventi, s’impone una domanda: la federazione italiana e il suo presidente Gabriele Gravina, dal 5 aprile 2023 vicepresidente Uefa, da che parte stanno?

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