di Michele Versace
Oggi ricorrono i trent’anni di berlusconismo, i trent’anni che hanno offuscato il paese come l’asteroide sollevò il pulviscolo che estinse i dinosauri. I Tg a reti unificate hanno celebrato l’evento incensandone il santo fondatore, dimenticandosi di citare i miliardi di lire di ignota provenienza, coi quali il cavaliere edificò Milano 2, il raggiro alla giovane ereditiera Casati Stampa che gli fruttò Villa S. Martino per una cifra ridicola, l’improbabile stalliere Mangano, il socio-braccio destro condannato per mafia, e la sua stessa condanna passata in giudicato, per frode fiscale.
Un triste trentennio che ci saremmo potuti evitare se solo il Pd si fosse ricordato che i titolari di concessioni pubbliche non possono essere eletti in Parlamento, né in altre istituzioni. Ancora mi sovviene il famigerato discorso di Violante del 2003, nel quale il deputato dem si vantava di non aver mai sollevato la questione del conflitto d’interessi, e anzi, si sentiva offeso nell’essere considerato un nemico dal discutibile presidente del consiglio dell’epoca.
Ma come si suol dire, gli allievi hanno superato il maestro, e dalla padella siamo finiti nella brace, quella che probabilmente alimenta la fiamma che si leva dal braciere nello stemma dei nipotini del Duce.