Nell’opera di Juan Calzadilla convivono i suoi primi approcci alla poesia tradizionale venezuelana, attraverso l’evocazione di paesaggi rurali del suo paese natio, e la ricerca incessante di una tematica propria e autentica. Egli si appropria degli elementi che identificano la città, come gli edifici, i semafori, le strade, e li converte in testimoni-protagonisti della sua degradazione, dove la contaminazione, l’urbanizzazione disordinata e il caos determinano il comportamento di chi la abita, trasformandolo in un essere erratico e alienato, senza aspirazioni e convinzioni.
E. C.
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SOBRE EL DERECHO A ENLOQUECER
Decía Pessoa que enloquecer es un derecho natural.
Lo que no me parece natural es que el que enloquezca
por derecho propio no llegue a estar consciente
de su locura que pueda uso de tal derecho para
recobrar la razón.
Por eso, debemos estar siempre listos para enloquecer.
Eso garantiza que la locura no nos coja por sorpresa
ni se convierta en decepción para todos
los que esperaban de ti una cordura
larga y bien remunerada.
Y a tiempo completo.
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SUL DIRITTO DI IMPAZZIRE
Diceva Pessoa che impazzire è un diritto naturale.
Quel che non mi sembra naturale è che colui che impazzisca
per diritto proprio non arrivi a essere cosciente
della sua pazzia che possa fare uso di tale diritto per
recuperare la ragione.
Per questo, dobbiamo essere sempre pronti a impazzire.
Questo garantisce che la pazzia non ci prenda di sorpresa
né si converta in delusione per tutti
quelli che aspettavano da te una sanità mentale
lunga e ben rimunerata.
E a tempo pieno.
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LA DERROTA
Siempre estaba listo para librar la batalla
en otra parte, no en él mismo. En definitiva
en el espacio más conveniente a las tácticas
del otro y, hasta si se quiere, en el terreno elegido
por éste. Él sabía que todas las batallas donde
se pone en juego el resto son a muerte,
incluso las que no se libran, pero si no le había
sido dado escoger entre la lucha corporal
y el armisticio, ¿cómo no haber pensado
que hubiera podido al menos elegir el lugar
del combate? Pero también este recurso le fue
negado. Y no por el contendor, quien confiaba
ya en su triunfo, aún antes de alistarse,
sino por él mismo. ¡Si hubiera podido disponer
de su vida como de un arma filosa!
¡Si hubiera sabido que su existencia era el cuartel
en disputa! Porque había que pegar duro
con los cuerpos. Y esto tampoco él lo sabía.
*
LA SCONFITTA
Era sempre pronto a ingaggiare la battaglia
da un’altra parte, non in sé stesso. In definitiva
nello spazio più conveniente alle tattiche
dell’altro e, persino se si vuole, sul terreno scelto
da quello. Egli sapeva che tutte le battaglie dove
si mette in gioco il resto sono all’ultimo sangue,
persino quelle che non s’ingaggiano, ma se non gli era
stato concesso scegliere tra la lotta corporale
e l’armistizio, come non aver pensato
che avrebbe potuto almeno scegliere il luogo
del combattimento? Ma anche questa possibilità gli fu
negata. E non per l’avversario che sperava
già nel suo trionfo, ancor prima di prepararsi,
ma per sé stesso. Se avesse potuto disporre
della sua vita come di un’arma tagliente!
Se avesse saputo che la sua esistenza era il posto
in discussione! Perché bisognava colpire duro
con i corpi. E questo lui neanche lo sapeva.
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ÍTACA
Es más fácil llegar para el que está dentro
que para el que viene de afuera.
No es menester que avance lentamente
o a la carrera, que sepa la dirección o que la averigüe.
Ni que dé muestras de estar llegando, liviano o exhausto,
a campo traviesa, por avenidas, bosques o encrucijadas.
No importa el medio de transporte, lento o acelerado,
ni la velocidad a que hace el camino
ni el paso de las horas.
Bien enterado del sitio, no necesitará cruzar la calle
ni abrir la puerta para informar, como Ulises,
que ha llegado.
Y para que, adentro, en el hogar, estén junto a él,
convocados, al calor del fuego, unos brazos,
unos labios, unas miradas.
Bastará con que esté en su casa
para saber en ese mismo momento
que sin necesidad de venir afuera,
ya ha llegado,
ya ha llegado.
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ITACA
È più facile arrivare per chi è dentro
che per chi viene da fuori.
Non è necessario che avanzi lentamente
o di corsa, che sappia la direzione o che la scopra.
Né che dimostri di stare arrivando, leggero o esausto,
attraverso i campi, per i viali, i boschi o i crocevia.
Non importa il mezzo di trasporto, lento o accelerato,
né a che velocità percorre la strada
né il trascorrere delle ore.
Ben a conoscenza del posto, non avrà bisogno di attraversare la strada
né di aprire la porta per far sapere, come Ulisse,
che è arrivato.
E perché, dentro, nel focolare, siano vicino a lui,
convocati, al calore del fuoco, le braccia,
le labbra, gli sguardi.
Basterà che sia a casa sua
per sapere in quello stesso momento
che senza bisogno di venire fuori,
è già arrivato,
è già arrivato.
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EL POETA CACHORRO
Lo que experimentaba con más fuerza
cuando iba de paseo por el campo era
el sentimiento de irresponsabilidad.
Un hombre que lleva, metido en un saco,
a su gallo de pelea, sabe a dónde va. También
la mujer que protege a su bebé con un pañuelo
de colores, mientras intenta mantener
el equilibrio en medio del bamboleo del camión,
sabe a dónde va.
Los tipos agachados en un rincón de la plataforma,
guarecidos bajo el encerado para protegerse
del inclemente sol, dicen con sus gestos,
sin molestarse en confesarlo por el camino,
que saben a dónde van.
Y a todos les creeríamos.
Sólo el muchacho que mira irresponsablemente
hacia todos lados sin perder detalle del paisaje
sabe a dónde no va.
Puesto que su meta es la inmensidad.
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IL POETA CUCCIOLO
Quello che provava con maggior forza
quando andava a passeggio per i campi era
il sentimento di irresponsabilità.
Un uomo che porta, messo in un sacco,
il suo gallo da combattimento, sa dove va. Anche
la donna che protegge il suo bambino con un fazzoletto
colorato, mentre cerca di mantenere
l’equilibrio tra il dondolio del camion,
sa dove va.
Le persone accovacciate in un angolo della piattaforma
riparate sotto il telo cerato per proteggersi
dall’inclemente sole, dicono con i loro gesti,
senza preoccuparsi di confessarlo lungo la strada,
che sanno dove vanno.
E crederemmo a tutte.
Solo il ragazzo che guarda irresponsabilmente
da ogni parte senza perdere un dettaglio del paesaggio
sa dove non va.
Dal momento che la sua meta è l’immensità.
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Juan Calzadilla (Altagracia de Orituco, Venezuela, 1930) è poeta, editore, curatore, artista plastico e critico d’arte. Nel 1961 si unisce al gruppo d’avanguardia “El Techo de la ballena”. Nel 1996 ottiene il Premio Nazionale di Arti Plastiche. È stato direttore della Galleria d’Arte Nazionale del Venezuela. Nel 2016 riceve il Premio León de Greiff al merito letterario e nel 2017 il Premio Nazionale della Cultura in Letteratura. El libro de Juan, poesía incomplet… (2017), nelle sue più di 500 pagine, accoglie un’ampia scelta della sua poesia.