Uffici postali presi d’assalto fin dalle prime ore del giorno. “Dal 26 gennaio le persone che hanno fatto domanda per l’Assegno di inclusione (Adi) entro i primi giorni del mese potranno ritirare la tessera con il primo pagamento”, ha ribadito in conferenza stampa a Palazzo Chigi la ministra del Lavoro, Marina Calderone, alla vigilia della prima erogazione della misura che da quest’anno sostituisce il Reddito di cittadinanza. “450mila nuclei”, ha detto la ministra, subito smentita dall’Inps che ha invece precisato le 117mila domande respinte e le 13mila ancora in istruttoria. I pagamenti partono dunque per 287mila persone, appena un terzo di quelli che erano i beneficiari del Rdc a novembre. E forse nemmeno per tutti.
Anche nel giorno del via, i problemi non mancano. Con due soli sportelli aperti, un ufficio di Messina ha deciso di servire solo chi aveva un appuntamento. Così un centinaio di persone in fila per la Carta d’inclusione, non sentendosi mai chiamare, ha iniziato a protestare e qualcuno ha finito per battere i pugni sul banco. Il direttore, raccontano i presenti, è uscito a braccia aperte: “Ringraziate che siamo aperti perché non abbiamo personale”. A sedare gli animi, alla fine è intervenuta la polizia. In un altro ufficio siciliano è andata peggio, perché “da novembre manca la stampante e quindi non possono stampare il modulo che va compilato per poter ricevere la tessera”, ha raccontato chi è stato costretto a lasciar perdere. Sempre nel messinese, ha segnalato al Fatto un altro beneficiario, “nell’ufficio sono arrivati i carabinieri a dirigere il traffico”.
I richiedenti possono ritirare la Carta di inclusione solo dopo aver ricevuto dall’Inps la relativa comunicazione, presentando un documento di identità valido e il codice fiscale. “Ma anche col messaggio Inps ricevuto, c’è chi si è sentito dire che non risultava negli elenchi dell’ufficio e ha dovuto tornarsene a casa”, racconta Silvio Maria Alecci, presidente dell’associazione Sole che Sorgi che ha accompagnato alcuni beneficiari per assisterli nel ritiro della tessera. “Ho ricevuto un sacco di telefonate, in Sicilia è così un po’ dappertutto, soprattutto nei quartieri popolari”. “Meglio recarsi negli uffici postali in tarda mattinata e privilegiando i giorni successivi al 26”, è il consiglio di Poste italiane. Anche in Campania le forze dell’ordine sono intervenute in alcuni uffici del napoletano dove in molti avrebbero tentato di scavalcare quanti erano in fila con il numero, costretti a prenderne un altro dopo la compilazione del famoso modulo. Meglio al Nord, ma anche qui qualcuno è stato rimandato a casa. A Verona, con documenti e messaggio Inps alla mano, alcuni si sono sentiti dire di “tornare la prossima settimana perché qui non risultate”.
Al via dallo scorso 18 dicembre, fare domanda per l’Assegno di inclusione si è rivelato una corsa ad ostacoli. “Chi si è arrangiato da solo per l’accesso al portale Inps e alla piattaforma Siisl si è ritrovato a dover fare domanda anche per il Supporto formazione e lavoro, la misura dedicata agli “occupabili” esclusi dall’Adi”, raccontano gli operatori dei Centri per l’impiego ai quali l’utenza ha denunciato. Col risultato che le due misure, incompatibili, hanno generato un cortocircuito che ha bloccato molte domande. Ma anche chi si è rivolto ai patronati non ha avuto vita facile. “Abbiamo avuto grossi problemi con il Patto di attivazione digitale, ma la nuova piattaforma Siisl ha inizialmente impedito di completare molte domande”, raccontano gli operatori dell’Inca Cgil. Per non parlare di chi ha bisogno di certificazioni sociosanitarie, con i servizi sociali che hanno bloccato le prese in carico in attesa di precisazioni da parte del ministero, come ha raccontato il Fatto. Dopo il caos per il Supporto formazione e lavoro, l’altra misura dedicata agli “occupabili” esclusi dall’Adi perché 18-59 enni senza minori, over 60 o disabili nel nucleo famigliare, anche il nuovo Assegno parte male e allunga la fila dei poveri che rimangono senza aiuto.